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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Pavia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 302

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Si
   l'arte Seconda — Alla Italia
   tomlia di Pavia non liawi la cuspide ergenlesi sulla tomba veronese ; giova osservare però, che nell'Arca di Sant'Agostino vedesi tuttavia il piedritto sul quale doveva nell'intenzione dell'autóre sorgere la progettata cuspide. Non seguiremo il Defendente Sacchi nella lunga e minuziosa enumerazione dei particolari affini, simili, uguali e rispondenti, clic si trovano fra il monumento pavese ed il veronese: raffronti tutti che lo portano alla conclusione di all'ormare tanto la tomba di Gansignorio della Scala a Verona quanto l'Arca di' Sant'Agostino a Pavia essere indiscutibili opere di uno stesso artefice, cioè di Bonino da Campione. Il quale Bonino, se fu chiamato alla spici: li da corte di Cansignorio, doveva essere al suo tempo artista assai celebre, perchè lo Scaligero, al quale non mancavano mezzi nè relazioni, avrebbe potuto farne venire dalla Toscana, dove capitanata dall'Orcagna, fioriva allora un'altra eletta schiera di artisti, ove non avesse creduto che il comèta se Bonino, non fosse di merito tale da affidargli la gelosa ed importante commissione. Bonino al tempo di Cansignorio — morto nel 1875 — era già celebre ; fin dalla metà di quel secolo, egli giusta l'affermazione di Romussi (Milano nei suoi monumenti) aveva scolpito, per la chiesa di San Got-taido, il monumento di Azzone Visconti m istile gotico, monumento che in gran parte andò, nelle susseguenti vicende del ducato, distrutto, e del quale la statua principale ed altri frammenti si trovano ora nel Museo Trivulzio in Milano, ed avea già scolpiti, dice il Merzario (/ Maestri Co-nmcini)ùne monumenti di data anteriore all'Arca di Pavia, e sono due monumenti sepolcrali (dei quali uno andò perduto) nel Duomo di Cremona, recanti la data 1357 ed il nome di Bonino da Campione. Il Merzario stesso trova poi, per escludere nell'Arca di Sant'Agostino in Pavia l'intrusione di artisti toscani o veneti, i simulacri dei Santi Quattro Coronati — artisti del basso impero — Claudio, Nicostrato, Sinfroniano e Simplicio, coi loro attributi: santi pei quali la corporazione dei Maestri Comacinì aveva speciale venerazione. « A nessun altro, scrive il Meri zai'o citato, scultore poteva venire in niente o essere concesso di comporre e mettere in pubblico quelle figure, quegli emblemi, quelle leggende, tranne che ai Maestri Comacini i quali ebbero un altare e sepolcri proprii nella chiesa dei Ss. Quattro Coronati sull'Aventino in Botta ». Di Bonino da Campione è ormai riconosciuta quest'opera insigne, che forma il maggior ornamento della cattedrale pavese: e fu davvero splendida la carriera di cotesto artista, segnata da tre stadi diversi: la tomba di Azzone Visconti in Milano (1351), l'Arca di Sant'Agostino in Pavia ( 1362 e 70) e la tomba di Cansignorio della Scala in Verona (1375) senza dire delle opere minori, qua e là disseminate.
   Nel Duomo di Pavia sono parecchi buoni quadri della scuola lombarda del Cinquecento e del Seicento, che affissi in gran parte alla grande provvisoria parete chiudente il braccio della navata in costruzione attendono il loro momento per essere collocati più degnamente a sugli altari. Sono fra gli altri notevoli una Adorazione dei Magi del Cerano, una Vergine di Daniele Crespi ed una Madunnu del Jtusario, di Bernardino Gatti, detto USojaro. L'ombracolo soprastante all'altare maggiore è pure internamente decorato daunbuoii dipinto della scuola secentista.
   Attigua al Duomo sorge alta c massiccia, colla fronte, rivolta sulla piazza, la torre dell'Orologio nel cui solido basamento sono incrostati molti pezzi di scolture antiche del periodo romano: teste, lapidi, ornati ed anche un frammento di edicola. I tronco maggiore di questa torre data dal secolo XI o dal XII al più tardi. La parte superiore, ove sono le campane, venne cominciata nel secolo XVI dal Pellegrini e fu rimodernata ancora ai nostri giorni mentre si completava la cupola del Duomo.
   I Pavesi considerano questa bella e robusta torre fra 1 monumenti più cari della loro città, come quella che è legata ai più gloriosi ricordi della vita comunale pavese.
   San Pietro in Cielo d'Oro (fig. 8). — Fu questa, dopo la basilica di San Michele, la chiesa più celebre di Pavia, e fra le più famose del-1 Italia medioevale. Venne eretta, secondo ne narra Paolo Diacono, prima del regno del piissimo re Liutprando(712-744),attestandoci quello storico che Liutprando vi aggiunse un monastero. È probabile però che questo re restaurasse ed ingrandisse d'assai la chiesetta antica di San Pietro.
   II San Pietro in Cielo d'Oro è fatto sullo slesso stile del San Michele, evidentemente però rimodernato: è meno vasto, ma del pari simmetrico e grazioso. La leggenda lo vorrebbe costrutto da Agilulfo, il secondo marito della regina Teodolinda e già duca di Torino: comunque, meglio clic nuiì il San Michele, è opera certa del periodo longobardo, mentre quella potrebbe essere del periodo anteriore. Il San Pietro fu consacrato solennemente da papa Zaccaria nel 7i3 filli 28 giugno — secondo narra il Muratori negli Annali --desumendo la data dalla vita d. esso papa lasciata dal beato Anastasio. Dopo la funzione il pontefice, cui gli officiali e i ministri del re erano andati a ricevere fino al Po, entrò in città — essendo allora la chiesa fuori delle mura — e fu accolto nel reale palazzo. All'indomani nuovi solenni uffici in San Pietro, presente lo stesso re Liutprando, quindi gran pranzo e festa nel palazzo di Corte, dopo di che re e pontefice si abboccarono per risolvere la questione dell'Esarcato di Ravenna, sul quale la Curia romana accampava diritti, in nome della ipotetica donazione costantiniana, e su cui del pari Liutprando