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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Pavia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 302

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Si
   l'arte Seconda — Alla Italia
   costituzione delle malferme loro monarchie militari. Intendiamo dire i Maestri Comaeini.
       Quanto ai Longobardi, serive il Maffei, nella sua Verona illustrala (voi. i, eap. n): « Essi non avevano architettura, nò buona, nè cattiva; eran nativi di paesi dove pochissimo era eonoseiuto il fabbricar di muro; degli ornamenti dei quali l'arte principalmente eonsiste, non potevano avere notizia alcuna, e tanto dei buoni elle dei cattivi. È però infallibile che quei medesimi artefici, i quali operavano in Italia prima delle loro invasioni, operavano anche dopo, e che in siffatto mestiere non fosser meno Longobardi o Goti, che erano venuti per impossessarsi dei terreni e per dominare, non per lavorare. Nè eran poi in tanto numero, che oltre al supplire alla eustodia di tante eittà e eastella, ed oltre al formare eserciti per le continue guerre, avessero anche potuto somministrar persone per impiegarsi nelle fabbriche, nell'arte, ecc. ».
   Dal canto suo, il D'Agineourt, esaminando nel suo studio sull'architettura (Deeadcnce) questi monumenti, da molti scrittori del passato in par-tieolar modo, grossolanamente attribuiti ai Longobardi scrive : « Questi edilizi presentano i difetti che trovansi generalmente nelle fabbriche dei tempi della decadenza ; ma la disposizione esterna e quella particolarmente della facciata,
   10 stile dei capitelli, laseelta dei loro ornamenti, nei quali veggonsi figure di uomini, di donne, d'animali i cui disegni si avvicinano appena alla natura; quei pilastri o barbacani, quelle colonne filettate dal suolo fino alla einia dell'edilìzio, e che nell'interno passano da un piano all'altro senza architrave e senza cornice, tutte queste particolarità insomma capricciose e mostruose, divengono il carattere d'una speciale architettura
   11 cui uso eominciò a stabilirsi alla fine del sesto secolo e divenne poi generale nel settimo e nell'ottavo. Lo stile però di quest'epoca, ehe é quello del regno dei Longobardi in Italia, non deve essere loro interamente attribuito. Essi non avevano, come tutti gli altri popoli d'origine barbara, recato in Italia un'architettura normale... ».
   Infine il Merzario, storiografo accurato e rivendica tore eoseienzioso di ogni doria dei Maestri Coniacini, così conclude a mo di eenno la sua sintesi storica sul periodo longobardo :    Ciò ben stabilito, per quanto riguarda all'antichità superiore a quella generalmente attribuitagli ed alla pretta italianità della sua origine artistica, del San Michele di Pavia, veniamo ad una rapida e preeisa descrizione dell'insigne monumento, quale ce lo lasciarono i tredici o quattordici seeoli e più, passati sulle mura annerite e severe.
   Siede la basilica ili San Michele Maggiore nella parte meridionale della città, in un avvallamento,, non molto discosto dalla sponda del Tieino. É, come tutte le chiese primitive, perfettamente orientata, coll'abside cioè rivolta ad oriente e la facciata a ponente. Sul davanti ha una bella e moderna piazzetta, ridotta in parte a giardino privato che permette al visitatore eli abbracciar meglio d'un colpo d'occhio la maestosa severità del prospetto.
   La facciata principale — poiché il San Michele ha pure un prospetto laterale a nord, sulla piazzetta d'Andrino di Edesia, del quale a suo tempo parleremo — è tutta rivestita in pietra arenaria (evidentemente barcheggiata all'epoca della costruzione per il Ticino dalle cave esistenti in qualche montagna sulle rive del Ver-bano, se pur non fu cavata dai colli dell'Oltrepò Pavese) e mostra facilmente di esser stata compiuta in due epoche differenti, col divario d'oltre