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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   1>arte Prima — Alta Italia
   La necropoli si presenta divisa da oriente ad occidente da una larga via, la parte settentrionale risultante da questa divisione si manifesta come la meno ricca di monumenti e vi predominano le sepolture pagane. Tutte le lapidi e quanto di meglio si rinvenne fu trasportato a Portogruaro e disposto nel Museo, di cui abbiamo già parlato.
   Un altro monumento notevole di Concordia, e questo dei tempi affatto cristiani, è il battistero, assai ben conservato esemplare di arte italo-bisantina. Molto probabilmente fu eretto nell'anno 1100 per opera del vescovo Rempozio, di cui trovasi la tomba nell'atrio con epitaffio dedicatario. Il battistero è un edilizio in mattoni ed ha forma di croce greca con braccia brevi e tre absidi. Sulla facciata rivolta ad occidente è un piccolo atrio lungo metri 2,70. Sotto la vòlta che è di fronte all'ingresso si vede dipinto il Redentore con cherubini e serafini. 11 dipinto è stato giudicato del XII secolo-Non vi è traccia della vasca d'immersione. L'edilizio, che era prima incorporato nella cattedrale, fu isolato nel ISSO e restituito al pristino stato.
   Nella cattedrale sono conservate le reliquie dei martiri concordiesi ed è chiesa povera e disadorna; però è notevole la pila dell'acqua santa, antico fons saliens di marino bianco ridotto a quest'uso religioso. Sono da rimarcarsi gli animali acquatici scolpiti sulle faccie del fons. Vi si trova pure un affresco rappresentante la Croce-fissione, recentemente ristali rato ed attribuito a Pellegrino da San Daniele.
   La diocesi di Concordia è certamente fra le più antiche che si siano forniate, ma non se ne conosce l'epoca di fondazione. Dapprima fu retta da un coreipiscopo, specie di vicario del vescovo, il quale reggeva questa chiesa sotto la dipendenza del vescovo di Aquileja. Durante la dominazione bisantina il coreipiscopo divenne vescovo. Non essendo però Concordia sede sicura contro i barbari, affluenti allora in Italia ila ogni lato, la sede vescovile fu trasportata a Caorle nel 579.
   Qualche tempo appresso verificossi uno scisma e le due sedi di Caorle e di Concordia furono distinte, essendo diventato scismatico il vescovo di Concordia. Dopo una lunga interruzione, ricomposto lo scisma, troviamo un Pietro vescovo di Concordia neH'802 e subito appresso sappiamo che i vescovi concordiesi avevano fabbricato un castello verso Portogruaro, per difendersi dapprima contro gli assalti degli Ungheri e poi per fissarvi stabile dimora e sottrarsi al micidiale clima malarico della loro sede; nel 1339 il vescovo passò definitivamente a Portogruaro e la cura d'anime a Concordia fu affidata ad un mansionario, che oggi ancora l'esercita col titolo dì economo spirituale.
   La diocesi fu soggetta, fino al 1702, al patriarcato di Aquileja; poi, fino al 1S18, all'arcivescovado di Udine e quindi al patriarcato di Venezia. Questi vescovi godettero nel passato grandissimi privilegi, sia durante l'Impero che durante la Repubblica. Avevano diritto di decima su tutto il territorio compreso fra il Tagliamento e la Livenza, fra le Alpi ed il mare.
   I primi privilegi accordati di cui si ha memoria furono quelli concessi da Carlo Magno. 11 17 di febbraio ilei 306, su editto dell'imperatore Diocleziano e per ordine del preside Eufemiano, furono decapitati m Concordia 72 cristiani, fra i quali i santi Donato, Cri-santo, Eutichio, Secondiano, Romolo, Giusto, Solone, Cordio, Silvano e Policrinìo. La tradizione addita ancora il luogo ove il grande sacrifizio avvenne. Le ossa dei santi sono custodite nella cattedrale e si attribuisce ad esse la virtù di trasudare un'acqua miracolosa. Di questo avvenimento si conservano parecchie preziose cronache.
   Nella diocesi di Concordia sonvi due antiche e storielle abbazie: quella di Sesto, fatta fabbricare nel 762 dai figli del duca del Friuli, Pietro, sul fiume Reghena, sei miglia lontana da Concordia, a profitto dei monaci di San Benedetto ; quella di Sum-inaga, la quale risale forse a Carlo Magno e che fu cinta di mura e di merlature. Entrambe queste abbazie raggiunsero grande lustro e potenza ; quella di Sesto, per esempio, nel secolo XIII, teneva la Curia t'arium, cioè Consiglio e Corte, ed adunava