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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   1>arte Prima — Alta Italia
   di magistrati pubblici, di legionari, classiari, magistrati municipali, servi, ecc. Un posto distinto è dato alle iscrizioni riferentisi alla famiglia Desticia di Concordia.
   Nella navata di destra sono raccolte le epigrafi relative al basso Impero, ad una milizia irregolare illustrata dal Bertolini e detta dei Numeri, poi quelle greche, siriache, ecc., ecc. Nel piano superiore dell'edilizio sono custodite in apposite vetrine parecchie preziose antichità, fra le quali una serie completa di pesi in pietra ed in piombo, i quali da un minimo di grammi 0,004-31 salgono fino a chilogrammi 28.900. Vi sono poi antichissimi cimeli cristiani, quale una coppa in vetro con un graffito sul fondo rappresentante Daniele nella fossa dei leoni. In complesso quindi si tratta di una raccolta veramente importante e pregevole.
   Altre opere d'arte si trovano in città e fra queste ci piace ricordare un gruppo di terracotta del secolo XV rappresentante la Pietà, con figure a metà circa del naturale. Gesù sta disteso nella tomba e attorno ad esso stanno le pietose donne, con Giuseppe e Nicodemo d'Arimatea. Rimarchevole è la plasmatura delle figure ; si trova però esagerata l'espressione di dolore di alcuni volti Si attribuisce il lavoro a Guido Mazzoni o a qualche suo allievo, conservandosi in Modena simile lavoro del Mazzoni. Il curioso è che fino ai primi anni del presente secolo nessuno conosceva o supponeva l'esistenza in Portogruaro di così pregevole opera d'arte e che fu solo rimovendo una pala d'altare, per ripararla, che la si scoperse.
   Un dipinto artistico è l'affresco raffigurante San Cristoforo, dovuto al pennello di Pomponio Ainalto di San Vito, fiorito nel Friuli nel secolo XVI; nò privo di valore è il Gruppo degli Apostoli, dipinto ad olio da Leandro da Ponte e risalente al principio del XVII secolo.
   Fino al 1870 esisteva in Portogruaro un dipinto pregevolissimo del Cima, raffigurante VIncredulità di San Tommaso. Il dipinto era stato eseguito per commissione di una Confraternita di Portogruaro e consegnato nel 1504. Il quadro, sebbene deteriorato dall'umidità e, dal salso, fu venduto al fi riti uh Mu senni per l'ammontare di 1800 sterline, pari a franchi 45.000.
   I commerci di Portogruaro sono essenzialmente agricoli. \ i si tiene un mercato bimensile di bestiame bovino sceltissimo; meno buono è il prodotto dell'allevamento equino, ma va perfezionandosi. Vi si fa pure largo commercio di pescagione e di cacciagione, provenienti dalle valli.
   Per le industrie Portogruaro conta due inoliai in città, stabiliti nel letto del fiume ; una filanda di seta, una fabbrica di concimi chimici, qualche fornace di laterizi, due fabbriche di cordami, altre di liquori, una concia di pellami, alcune tipografie, ecc. La mano d'opera è a basso prezzo, sebbene una grande parte della popolazione maschile sia avviata all'emigrazione temporanea, il che priva, durante lunghi mesi, il paese dei suoi più abili operai.
   Due fiere importanti si tengono annualmente in Portogruaro : l'ima a metà quaresima, l'altra al 30 di settembre e sono frequentatissime. Vi sono diverse istituzioni di beneficenza, come ospedali, ricoveri, ecc., varie Società operaie, un Teatro, ecc.
   Cenno storico. — Alcuni documenti, di cui diremo poi, danno Portogruaro come fondato nell'anno 1140, ma accurate ricerche dell'avv. Dario Bertolini ne fanno risalire a ben più antico tempo l'origine.
   È accertato che nell'anno 712 di Roma, passando la via Einilia-Altinate sul lembo meridionale della selva che copriva allora il territorio ora occupato da Portogruaro, frapponendosi fra questa e le sottostanti paludi, i triumviri stabilirono una colonia di militi romani a mezzo cammino fra Aitino ed Aquileja, intitolandola per colonia Julia Concordia, dal nome di Giulio Cesare, di cui si chiamavano vindici ed eredi. Un'altra colonia fu posta in quel tempo a Sexto Miliare, sulla via Julia Cantica, ove esiste oggi il villaggio di Sesto, di modo che i confini della grande foresta erano guardati