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Parie Prima — Alta Italia
se ne impadronirono alla loro volta; finché, ritornata definitivamente alla Repubblica veneta, ne seguì la buona e la triste ventura.
Venuto il 1848 e liberatasi Venezia, con una meravigliosa rivoluzione pacifica, della dominazione austriaca, Mestre aderì subito alla proclamata Repubblica veneta; ma la libertà 11011 fu di lunga durata, nè potè dare frutto. Cacciati i Piemontesi dal Mincio, gli Austriaci cominciarono a cingere di blocco Venezia ed a questo scopo stabilirono la base delle loro operazioni in Mestre. Arari furono i tentativi dei Veneziani per cacciare di là gli Austriaci; ma la più famosa sortita fu quella tentata da Slargherà il 27 ottobre. U11 testimonio oculare, Pietro Contarini, così racconta l'avvenimento nel suo famoso Memoriale Veneto, edizione del 1849:
« Ottobre 27. Ieri 1 triumviri veneti conoscer fecero al generale 111 capo essere ormai tempo di lanciar sul nemico ì difensori della laguna ed oggi il generale in capo ha già disposto ed eseguito. Egli ordinò il movimento di circa 2000 nomini, divisi in tre colonne. La colonna di sinistra (450 uomini della 5a legione veneta, comandata dal colonnello D'Ainigo), imbarcata su parecchi battelli, era preceduta da due piroghe e due scorridoie. Questi legni con le loro artiglierie fulminarono la posizione militare di Fusina, ove sbarcarono felicemente le truppe in onta al fuoco di artiglieria e fanteria dei nemici, che ben presto volsero 111 fuga abbandonando due pezzi di cannoni, undici cassette di cariche ed alquanti prigionieri. Dopo ciò le truppe mossero alla volta di Mestre, dove non poterono giungere in tempo per coadiuvare l'impresa. La colonna di diritta (650 uomini, comandati dal colonnello Zambeccari), seguendo l'argine costeggiente il canale di Mestre, incontrava forte barricata, difesa da due pezzi da sei e se ne rese padrona alla baionetta. La colonna del centro (900 volontari lombardi e bolognesi, comandati dal colonnello Morandi) mosse verso il nemico trincerato sulla strada ferrata : venne arrestata da vivi fuochi di artiglieria e di moschetti nemici ; il generale in capo vi spedì il colonello Ulloa con cento gendarmi ili riserva e con questi aiuti riordinò e spinse avanti a passo di carica la colonna.
« Il nemico, dopo aver perduto parte delle artiglierie, difendevasi dalle case. Un pugno di prodi lombardi si diede a scacciare gli Austriaci casa per casa ed aperse la via ai nostri, che occuparono la città (Mestre) militarmente. 1 risultamenti del valore prodigioso dei nostri sono-587 prigionieri compresi sette ufficiali, 150 morti, 8 cannoni compresi quelli di Fusina, quantità di munizioni, otto cavalli, la cassa militare, bauli ed altri oggetti, carte di corrispondenza. Grave fu pure la perdita dei nostri, contandosi circa 87 morti e 163 feriti. Nel carteggio del generale austriaco fu trovato l'ordine del giorno che cominciava così: Il generale comandante la brigata Mittis viene di sapere (6 ore pom.) che le truppe venete domani faranno una sortita da Marghera per Mestre. In conseguenza egli ordinava alle sue truppe, di 2500 uomini, 300 artiglieri, ecc., di tenersi pronti. Dunque, qualche traditore aveva prevenuto il nemico.....
eppure vincemmo !...
Nè quello fu il solo fatto glorioso di quella campagna. La straordinaria difesa di Marghera, operata durante tutto il volgere del mese di maggio 1849, sotto il bombardamento continuo di centinaia di pezzi d'artiglieria austriaca, fu atto che meravigliò tutto il inondo civile e ben preluse alla disperata difesa, che per la libertà e l'onore d'Italia, Venezia protese fino al 24 agosto. In quella difesa del fortilizio di Marghera non pochi furono i cittadini di Mestre che vi parteciparono, ma più ancora furono quelli che attraversando le file nemiche facevano pervenire al Governo di Venezia, con pericolo della propria vita, notizie sulle forze e sulle mosse degli assedianti Austriaci.
Coli, elett. Venezia III — Dioc. Treviso — I'2, T., Str. l'err. e Tr.
Chirignago (3260 ab.). — È questo un ameno villaggio sulla strada che da Mestre conduce a Mirano, in posizione alquanto più elevata (5 m.) che non Mestre stessa.