Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincia di Venezia', Gustavo Strafforello

   

Pagina (254/387)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (254/387)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   ;j04
   1>arte Prima — Alta Italia
   al generale Pepe — e la loro fiducia non andò frustrata l'incarico di organizzare la difesa, preparare le truppe ed il coniando supremo delle forze della Repubblica. Nel contempo il Governo di Manin provvede alla finanza, all'annona, a tutto il materiale occorrente per la prevista resistenza e studia le leggi civili per l'assetto interno dello Stato e l'utilità delle popolazioni. K nella strettezza di danaro, nella quale trovavasi il Governo di Venezia per provvedere a tanta bisogna, il generale Pepe fa rinunzia al Governo di tutti gli emolumenti che gli erano stati assegnati, tenendosi solo pago dell'onore di essere chiamato a capo della difesa militare di Venezia.
   Le truppe austriache, scaglionate intorno alla laguna per l'estuario, molestavano di tanto in tanto i forti e le posizioni dei Veneziani con numerosi e piccoli combattimenti di quasi ogni giorno. A togliere quella noia ed a tenere in rispetto il nemico il Governo veneto, di concerto col generale Pepe, deliberò una vigorosa sortita, la quale avvenne il 27 ottobre e fu la famosa sortita di Marghera che mise in rotta a Mestre la brigata del generale Mittis. Duci di quella fazione, che fu uno degli episodi più gloriosi della resistenza di Venezia, furono PDlloa, napolitano, Morandi, modenese, Zambeecari, bolognese, D'Amiga, veneto, ai quali il generale Pepe aveva affidato il comando delle colonne che dovevano investire il nemico. Dei caduti nel fatto glorioso di Mestre è fra i più illustri, per nobiltà di nascita, altezza ili mente, generosità d'animo, il barone Alessandro Poerio di Napoli, uno degli ufficiali che avevano seguito Pepe al di qua del Po nella sua gloriosa disobbedienza al Borbone.
   11 fatto di Mestre suscita dovunque il maggiore entusiasmo e giovani generosi accorrono da ogni punto del Veneto, della Lombardia, della Romagna, dell'Emilia ad offrire il loro braccio alla causa santa della libertà.
   Il novembre ed il dicembre di quell'anno fortunoso passarono per Venezia in una continua alternativa di speranze e di delusioni per quanto si rifletteva agli avvenimenti ed ai tentativi di riscossa nelle altre parti d'Italia. La rivoluzione a Roma, colla fuga di Pio IX a Gaeta, i movimenti di Genova, l'attitudine della Toscana col Ministero Guerrazzi-Montanelli, fattosi promotore di una Costituente italiana; l'agitazione del patrioti ricoverati in Piemonte ed in Is vizze ra, l'abdicazione dell'imperatore vecchio e l'esaltazione al trono d'Austria-Ungheria dell'imperatore Francesco Giuseppe promettente riforme, la rivoluzione minacciosa d'Ungheria e le condizioni generali dell'Europa tutta in armi, sovvertita ed agitata, erano fatti che davano ansa alla speranza di Venezia, di poter trionfare del nemico che le si stringeva intorno.
   Ma nel susseguente 1849 queste speranze vanno man mano cadendo. Lo statu quo ante si rassoda ovunque: la Repubblica francese è fatta preda del Bonaparte, che la riconduce al cesarismo, preparatore del 2 dicembre; il Piemonte ritenta la guerra d'indipendenza, ma il disastro di Novara tronca la guerra al suo inizio e la possibilità di riprenderla per molti anni ancora ; a Roma, sulle rovine della costituzione concessa dal Governo pontificio, si stabilisce la Repubblica romana democratica, col triumvirato di Mazzini, Saffi, Armellini. l'Assemblea costituente e indi a poco Garibaldi comandante supremo della difesa. Venezia si mostra sempre la più — e politicamente, finanziariamente e militarmente — la meglio organizzata per la lotta decisiva, che inevitabilmente a breve scadenza sta per impegnarsi coll'Impero austriaco, ormai disponente, senza altre preoccupazioni, di tutte le sue forze nell'Alta Italia a quest'oggetto: la sottomissione di Venezia. Le ostilità cominciano a riprendere una nuova fase di attività nel marzo 1849, quando il Piemonte, denunziato l'armistizio Salasco, riprende la guerra per l'indipendenza, e l'Austria, in parte sollevata dalla guerra in Ungheria, ove la rivoluzione va sempre più restringendosi intorno a Kossuth ed agli altri capi, può disporre di maggiori forze in Italia.
   Airi 19 marzo il generale Pepe trasferisce il suo quartier generale a Chioggia, come il luogo da cui avrebbe con maggiore vantaggio potuto attendere alla difesa di Venezia.