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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ;j04 1>arte Prima — Alta Italia
   raccoglievano soccorsi per le famiglie degli uccisi, dei feriti, degli incarcerati nei tumulti di Milano. Il governatore di Venezia proibì, ma inutilmente, quella questua. Crescevano ogni dì le minaccie, i soprusi, le violenze della polizia contro i cittadini, e non di rado avvenivano sanguinosi conflitti. L'avvocato Daniele Manin ed il letterato Nicolò Tommaseo, uomini di alto pensare e grandemente stimati dalla cittadinanza, si fecero interpreti dei sentimenti di questa, alzando un'energica protesta contro tante violenze ed oppressioni. Furono senz'altro cacciati in carcere e contro di loro fu istituito un interminabile processo.
   Il 25 febbraio di quell'anno memorabile il Governo pubblicava la norma del Ghi-dfcio statario, decretato da S. M. 1. R. Apostolica in considerazione dello stato in cui trovavasi il regno Lombardo-Veneto. < Qualunque azione indifferente — scrive il Contarmi, accurato raccoglitore delle memorie e delle, impressioni del tempo, nel suo diario — poteva essere giudicata colpevole, perfino portando certi colori, cantando certe canzoni, ecc.: tutto a capriccio della polizia, che scatenava migliaia di spie >.
   Ma in queste ambascia i giorni passano e gli avvenimenti precipitano. La mattina del 16 marzo giunge la notizia della rivoluzione di Vienna, della fuga di Mettermeli, delle concessioni promesse dal suo successore. Grande agitazione in tutta la giornata e quindi ì minacciosi preparativi della polizia. All'indomani le notìzie di Vienna hanno la loro conferma in dispacci venuti da varie parti. Tutti sono in piazza e ad alte voci si chiede la liberazione di Tommaseo e di Manin. Il governatore si mostra esitante in attesa di ordini. Il popolo non ne vuole sapere di attesa. Vogliamo subito, si grida da ogni parte e una folla di animosi si reca al palazzo Ducale, ove erano ancora le carceri politiche, e impone ai custodi il rilascio di Tommaseo e di Manin, che vengono portati a spalle d'uomo fra la folla esultante intorno alla Piazza. In ugual modo vennero liberati altri prigionieri politici, tra cui Andrea Meneghini e Guglielmo Stefani, padovani, i quali, ritornati alla loro città, vi ebbero trionfali accoglienze.
   L'agitazione popolare incute grande timore nell'autorità politica e militare. I reggimenti croati del presidio vengono schierati sulla Piazza e sulla Riva, ove più facili erano gli assembramenti. Il popolo li fischia e manda loro, insieme a grida oltraggiose, qualche, sasso. Bastò per dare il segno di una brutale aggressione a colpi di baionetta sulla folla. Molti cittadini sono feriti ed uno negli urti del parapiglia rimane schiacciato, soffocato.
   Alla mattina del 18 giungono notizie, più esplicite delle concessioni strappate dalla rivoluzione viennese all' imperatore. Si parla addirittura di una Costituzione. Si va dal governatore per la conferma; ma questi afferma nulla constargli e d'essere in attesa della staffetta colle notizie ufficiali. Ciò accresce il fermento della popolazione, che vuole guardia civica, libertà di stampa e di comìzi. Cominciano a spuntare per ogni dove le bandiere tricolori, sui cappelli dei cittadini si vedono nastri e le coccarde bianche, rosse e verdi. Le truppe austriache, spiegate sempre sulla Piazza e sulla Riva, assumono contegno provocante e ad un dato momento, vedendo che alcuni animosi si danno a disselciare la piazza per farne barricate, scaricano proditoriamente i fucili sulla folla inerme: cinque cittadini cadono morti fulminati, moltissimi i feriti. Il popolo chiede armi e parecchi cittadini, scagliandosi sui soldati, tolgono loro i fucili e le daghe. Il sindaco Correr, con tutto il Corpo municipale, si reca dal governatore a protestare contro quei fatti ed a rendersi garante dell'ordine e della cittadinanza al solo patto che fosse immediatamente istituita la guardia civica. Impaurito il governatore acconsente; si aprono al Municipio le iscrizioni ed in b re v'ora tutti i cittadini validi, volenterosi, si erano profferii a compiere il loro dovere; nel pomeriggio le compagnie erano già formate coi capi designati per sestiere, e prestavano servizio lodevole dalle ore 9 di sera; un piroscafo spedito da Trieste colla maggiore velocità possibile reca Pannunzio della promulgata Costituzione. L'atto ufficiale è letto fra la