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l'arte Prima — Alta Italia
volute soddisfazioni e garanzie per il commercio veneziano, cominciò il bombardamento di Sfax e di Goletta. Mediante galleggianti da lui immaginati portò le artiglierie e gli obici a tiro utile in quei bassifondi che costituiscono la rada tunisina e che non erano accessibili alle navi di qualche portata. L'energia dell'Emo impose ai barbareschi ed il governo della Reggenza dovette cedere e dare a Venezia le volute soddisfazioni e garanzie. Con un'abile crociera l'Emo seppe tenere 111 rispetto una flottiglia turca, mandata a sottomettere in apparenza il pascià di Sentori, ma in realtà a tentare qualche cosa ai danni di Venezia.
Fatta la pace coi barbareschi di Tunisi, di Tripoli e del Marocco, Angelo Emo sì recò colla sua flotta a Malta, ove ammalò e morì, < non senza sospetto — scrisse il cardinale Bentivoglio — che quella morte fosse aiutata > (1792).
La prematura morte di Angelo Emo fu una vera sventura per la Repubblica veneta. Forse, egli vivente, sarebbe stata diversa l'attitudine della Serenissima nei gravi avvenimenti che s'addensarono sull'Italia alla fine di quel secolo : certo ne sarebbe stata meno ingloriosa la fine.
Alla maggiore delle rivoluzioni francesi ed alla minaccia d'una sua ripercussione anche in Italia, i principi e l'Austria dominanti nella penisola proposero una lega generale degli Stati italiani contro la Repubblica francese. Venezia si ricusò ad entrare nella lega, dichiarandosi fedele alla sua politica della neutralità. Si dibattè ili Senato se questa dovesse essere annata 0 disarmata: contro il parere di Francesco Pesaro che voleva la neutralità armata, prevalse il parere di Zaccaria Vallaresso, per la neutralità inerme. Fu come la sentenza di morte della Repubblica.
Nel 1796, dopo una serie di strepitose vittorie, la Lombardia è occupata dalle truppe francesi, capitanate dal giovane generale Napoleone Bonaparte.
11 soffio rivoluzionario, portato in Italia dalle truppe repubblicane francesi, dalla Lombardia e dall'Emilia si spande rapidamente nelle provincie della Repubblica veneta. Bergamo, Brescia, Crema e Salò sono occupate dai Francesi ed accettano con entusiasmo il nuovo online di cose; le alte valli del Bergamasco e della Bresciana resistono eccitate specialmente dall'elemento nobilesco,reazionario, e dal clero. L'agonia della Repubblica veneta cominciava.
Gli ultimi tentativi del Governo di Venezia per salvare lo Stato furono abili, generosi. ma tardivi. Nella sua febbre di conquista Bonaparte voleva ad ogni costo occupare anche lo Stato veneto e forzava la mano al Direttorio, che 11011 domandava di meglio che di lasciarsi trascinare dal fortunato condottiero, i cui successi erano sfruttati dal Direttorio per reggersi nel tumultuoso maremagno della polìtica parigina. Nondimeno le trattative aperte dall'ambasciatore veneto, Alvise Querini, col direttore BaiTas — e delle quali ora furono resi pubblici i documenti — provano come questo arbitro della Repubblica francese 11011 fosse inaccessibile ai tentativi di corruzione: tanto che per 700.000 lire, che gli furono pagate con cambiali tratte dal Querini sul banco Nicola Pallavicino di Genova, aveva promesso dì dare nel Direttorio il suo voto contrario alla distruzione della Repubblica veneta e di ridurre i suoi due colleghi allo stesso parere, onde trattenere Bonaparte nella sua agognata marcia trionfale attraverso gli Stati veneti, che doveva metter capo all' entrata delle truppe francesi 111 \ enezia. Ma la volontà di Bonaparte e la forza degli avvenimenti trionfarono dei subdoli raggiri di Barras, delle tiepide volontà degli altri due suoi colleglli, e precipitarono la Repubblica di Venezia alla fine. Tutto quello che Bonaparte poteva dire e fare per mettere il governo di Venezia in cattivo aspetto agli occhi della Francia e della Repubblica Cisalpina non lo risparmiava. Qualunque atto di quel governo, che purtroppo si era mantenuto nella promessa neutralità e ne scontava colla rovina ultima della patria le conseguenze, serviva a Bonaparte per dimostrare nei suoi proclami, nelle sue lettere, nei suoi ordini del giorno, nei suoi dispacci al Direttorio, la necessità di sopprimere la