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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arte Prima — Alta Italia
   (94°), Francesco Contarmi (95°), Giovanni Cornaro (90°). Nicolò Contarmi (97°), Francesco Erizzo (98°), Francesco Molin (99°), Carlo Contarini (100°), Francesco Cornaro (101°), Bertuccio Valier (102°), Giovanni Pesaro (103°), Domenico Contarmi (1U4°), Nicolò Sagreilo (105), Luigi Contarini ( 106°), Marc'Antonio Giustinian (107°), Francesco Morosini (108°), Silvestro Valter (109°).
   Tra lo scorcio del secolo XV ed il principio del XVII, oltre delle guerre e delle aspre vicende politiche, delle quali fu detto nel precedente paragrafo, due grandi fatti di carattere mondiale erano avvenuti ai danni di Venezia — assai più gravi nelle lontane ma ineluttabili conseguenze, delle guerre stesse — inquantochè ne intaccavano il sottostrato della prosperità economica e dell'importanza marittima, che erano state le ragioni fondamentali dell'esistenza e della forza di Venezia, col deviare da questa città le antiche grandi correnti commerciali e crearne delle nuove fuori del raggio dell'influenza veneta. Intendiamo dire la scoperta del continente americano, della quale le due repubbliche marittime d'Italia, Genova e Venezia, non vollero o non seppero mai profittare, e la scoperta fatta da Vasco de Gama del passaggio per le Indie, girando il Capo di Buona Speranza; scoperte che in poco più di un secolo spostarono tutto il movimento commerciale e coloniale transmarino a benefizio della Spagna, del Portogallo, dell'Olanda, dell'Inghilterra e della Francia, anche ai danni di quelle che fino allora erano state considerate le due maggiori potenze marittime mediterranee, Genova e Venezia.
   Questa decadenza commerciale e politica di Venezia fu lenta e per molto tempo, lo si può dire, quasi inavvertibile, tanto è il fulgore di gloria, di ricchezza, di potenza, di rispetto nel mondo intero che fa da aureola alla Repubblica di San Marco, tanto è
   10 splendore artistico che tra il secolo XV ed il XVII emana da Venezia. Tuttavia all'esame rigido, severo, imparziale della storia, la decadenza appare ininterrotta e progressiva dal principio del secolo XVI in poi: ad onta della vittoria riportata sulla Lega di Cambrai; ad onta dell'abbarbaglio artistico; ad onta delle guerre sostenute contro il Turco e della gloria di Sebastiano Venier a Lepanto e di Francesco Morosini nei mari di Grecia.
   Al principio del secolo XVI Venezia era ancora uno Stato d prim'ordine, contro
   11 quale, a torto od a ragione, l'Europa sentiva il bisogno di coalizzarsi; alla fine dello stesso secolo era uno Stato già invecchiato, che cominciava a camminare a ritroso dei tempi e sul declivio di una irresistibile decadenza, vivente ancora per il marasmo degli Stati che lo circondavano e dei residui della propria passata grandezza e potenza.
   Tra il 1516 ed il 1530 Venezia combatte in Oriente, e per premunirsi contro il Turco, sempre all'agguato, fa grandi fortificazioni in Famagosta ed a Corfù; prende parte alla Lega Santa (1526) del papa col re di Francia contro l'imperatore Carlo V e manda navi ad assediare Genova, parteggiante per Spagna; nel 1528 si acquistano al dominio di San Marco le seguenti terre delle Puglie: Trani, Mola, Polignano, Monopoli, Otranto, Brindisi, ecc.: acquisti di non lunga durata. Nello stesso anno Venezia egoisticamente rifiuta di aiutare Firenze, stretta dalle armi imperiali guidate dal principe d'Orange nel memorabile assedio, colla fine del quale fu spento — fuori di Venezia — ogni alito di civile libertà in Italia
   Dal 1537 al 1540 i Veneziani guerreggiano contro Solimano, sultano dei Turchi, poco aiutati dall'alleanza con Carlo V, il quale si servì di Venezia per allontanare il Turco, minacciante per la gran valle danubiana, della cui estremità bassa erano padroni l'Impero germanico, l'Austria, l'Ungheria, la Polonia. La guerra, per quanto ben condotta, ebbe varie vicende e quando si concluse la pace, Venezia si trovò ad avere perduta Malvasia e Nauplia di Romania.
   La battaglia di Pavia stabiliva l'egemonia spaglinola in Italia, intristendone tutte le fonti di attività morale, materiale, economica. Del deperimento dell'intera nazione