Venezia
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Crema Cremona e relativi territori, sui quali Venezia pure dominava: 1 imperatore Massimiliano aspirava solamente a Verona, Vicenza, Belluno, Treviso, al Friuli ; il re di Napoli pretendeva le città marittime del suo regno, nelle quali i Veneti si erano stabiliti. Insomma a Venezia non sarebbe rimasto che il suo povero paludoso estuario intorno alla laguna e la gloria di dover combattere senza base d'appoggio in terraferma contro il Turco in Oriente: insomma il finis Vendiarum. < Ma — come scrive, uno storico egregio — v'era coraggio, v'erano uomini che sapevano morire; nobili e popolo si congiunsero strettamente: il popolo fece sforzi inauditi, s nobili consacrarono la vita alla patria >. Vinta la Repubblica nel fatto di Ghiara d'Adda (1509) fu prosciolto il giuramento di fedeltà ai sudditi, ma pressoché tutti rimasero fedeli. Il dominio di terraferma, che per un momento parve perduto, per la serbata fedeltà, o meglio por l'affezione dei popoli alla Repubblica di San Marco, fu a palmo a palmo riacquistato sottraendolo al servaggio straniero.
Brescia provò ai tempi delle guerre civili d'Italiani, dei Visconti contro i Veneziani, amore e coraggio. In questa guerra mossale da genti straniere e da Italiani ad esse collegatisi, Venezia più gagliardamente rinnovò la prova. Padova, già perduta, fu ricuperata dall'ardire di Andrea Gritti. Tutte le valli del Bergamasco, con Bergamo a capo, tennero fede a Venezia e percossero e respinsero gli stranieri. Andrea Contarini e Lio-nardo Loredano, dogi, non disperarono dello Stato, sebbene questo sembrasse agli estremi e riescirono a salvarlo. Andrea Gritti, Domenico Trevisan, Giorgio Corner, Vincenzo Valier, Vincenzo Morosini, Paolo Nani ed altri patrizi colle armi, colla sagacia dei provvedimenti, coll'abilità dei negoziati riescirono a trarre in salvo la Repubblica, e a questi va pure aggiunto il nome magnanimo di Antonio Grimani. che, dimentico dell'ingiusta sentenza che lo aveva colpito come capro espiatorio della sconfitta in Oriente, rotto il contine e recatosi a Roma presso il figlio cardinale, perorò siffattamente davanti all'impetuoso pontefice Giulio II la causa di Venezia, che riesci a staccarlo dalla Lega. Fu quello il principio di disgregamento della formidabile coalizione, a distruggere la quale lavorarono con mirabile, intesa ed arte finissima i diplomatici della Repubblica nel gettar diffidenze, sospetti e gelosie fra i varii collegati, onde in breve la Lega si sfasciò e Venezia potè, dopo aspre lotte e con non lievi sacrifizi, venire alla pace di Noyon, che le assicurava sempre la massima parte del suo territorio : avendo rinunziato Ravenna al papa, Cremona e la riva dell'Adda al ducato di Milano, allora tenuto dai Francesi: Gradisca Riva di Trento e Trieste — definitivamente — all'imperatore.
< Coraggio nei nobili, devozione nel popolo valsero a sostenere sì dura lotta; si
< crearono prestiti; s'incominciò allora a vendere gli uffici secondari per mantenere
< la guerra. Da cotanti danni e pericoli uscimmo con grazia; ma Venezia riportò tale
< una ferita che non rimarginò mai più >. In compenso Venezia acquistò in questo periodo l'isola di Cipro per cessione, più forzata che libera, della regina Caterina Cornare, rimasta vedova e senza figli. In scambio le fu data la signoria temporanea della piccola terra di Asolo. Ma Cipro era necessario a Venezia, essendo allora chiave dei commerci d'Oriente, sarebbe stato un disastro ove fosse caduta in potere dei Turchi minacciatiti.
Periodo decimo: dai 1516 al 1699. — In questo periodo, che comprende quasi due secoli del lungo decadimento di Venezia, frammezzato da periodi di fulgida gloria, come la guerra di Lepanto e la conquista del Peloponneso, tennero il dogado: Antonio Grimani (76®), Andrea Gritti (77°), Pietro Landò (78°), Francesco Donato (79°), Marc'An-tonio Trevisan f80°), Francesco Venier (81°), Lorenzo Priuli (82°), Girolamo Friuli (83°), Pietro Loredan (84°), Alvise Mocenigo (85°), Sebastiano Venier (86°), Nicolò da Ponte (87°), Pasquale Cicogna (88°), Marino Grimani (89°), Leonardo Donato (90°), Marc Vntoruo Menimo(91'), Giovanni Bembo (92°), Nicolo Donato (93°), Antonio Priuli
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