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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arte Prima — Alta Italia
   contro la Repubblica di San Marco. Ne pur questa fu guerra fortunata. Antonio Gri-mani, che n'era duce, fu vinto ed il governo credette punire in lui la sfortuna comune imprigionandolo e condannandolo all'esilio. Ma l'uomo virtuoso piegò il capo senza proteste all'ingiustizia, fidente che il momento della rivendicazione sarebbe venuto. E venne: poiché fu chiamato a servire di nuovo la patria colle armi e nei pubblici negoziati, ed infine fu eletto alla somma dignità del dogado.
   Mentre 111 Oriente le cose non procedevano bene ed anzi ogni nuova guerra segnava, al contrario del passato, quasi sempre qualche nuova perdita degli antichi domimi, un nuovo uragano si scatenava in Occidente contro la Repubblica di Venezia, che si vide voltati contro il maggior numero degli Stati italiani, uniti in una vera lega contro Venezia. Istigatori della lega furono gli Estensi, che dalla minacciata Ferrara, non potevano perdonare a Venezia il dominio del Polesine; nè Venezia poteva, per la concorrenza che veniva alle sue dell'Istria, tollerare le saline esterne di Comacchio. Il pontefice Sisto IV non poteva perdonare a Venezia d'aver negato soccorsi ai Ria rio, signori d'Imola e d'altre terre di Romagna, e suoi congiunti. 11 re di Napoli mal tollerava la grande potenza dei Veneti sull'Adriatico, che dominava il commercio litoraneo tutto, e accusava la Repubblica d'avere eccitati i Turchi all'impresa d'Otranto, città che subì per parte dei Mussulmani un orribile saccheggio : insomma tutti avevano accuse contro Venezia, che, non scevra di torti peraltro, aveva alla sua volta accuse e ragioni di rancore contro tutti. II papa, Sisto IV, agli incitamenti contro Venezia, ai mezzi materiali forniti ai combattenti nel Ferrarese e nelle Puglie, aggiunse anche l'aiuto morale della scomunica maggiore lanciata contro Venezia, che però ormai aveva perduta l'efficacia d'un tempo. Ma anche questo è prova dell'accanimento che tutti questi principi cristiani mettevano nel combattere Venezia, non curando che questa fosse pur sempre il maggiore presidio dell' Europa Occidentale contro il Turco. La guerra durò due anni (1483-1481-) ed i Veneziani, già sconfitti a Malusa, si riscattarono con parecchie vittorie, tra cui l'espugnazione, dopo vigoroso assedio, di Gallipoli, fazione nella quale il valoroso generalissimo di mare, Jacopo Marcello, cadde come morto sul cassero della nave comandando l'arrembaggio e nella quale combattè il Malipiero, che fu lo storiografo maggiore del periodo. La pace fu conclusa con vantaggio di Venezia — la quale 111 questa guerra spese, in meno di due anni, due milioni d'oro — ina ebbe assicurato il dominio del Polesine ed ottenne inoltre la restituzione di Asola, Romano e di altre terre di Lombardia che i suoi nemici avevano occupate.
   Questa guerra di tutti gli Stati italiani contro Venezia fu prodromo a quella che sul principio del secolo XVI quasi tutta Europa mosse ai suoi danni e che prese il nome dal patto di Carni)rai.
   Gli avvenimenti che rattristarono l'Italia tutta tra la fine del secolo XV ed il principio del XVI, dai quali ne venne il precipizio d'ogni Casa italiana e la supremazia straniera, ribadita, su di noi per oltre due secoli, sono troppo noti perchè si faccia ai lettori nostri il torto di ricordarli qui. Venezia, data la sua posizione politica in Italia e la sua potenza marittima, non poteva a meno dal restarvi impigliata e fra quella congrega di lupi stranieri e nostrali, intenti a sbranare e dividersi la terra italiana e ridurre le Provincie a più feroce schiavitù, essa non poteva a meno — e perla vastità dei suoi domimi e per le ricchezze e la prosperità propria, e per la forma e la saggezza del governo, il cui confronto gli altri mal potevano tollerare — d'offrire largo campo a cupidigie e ad odii feroci. Nella Lega di Cambrai, giurata dai potenti d'Europa, cioè dal papa Giulio II, dal re di Francia Luigi XII, dall'imperatore Massimiliano, dal re di Napoli e da altri principi italiani, satelliti di minor conto attratti nell'orbita dei maggiori per conservarsi lo Stato, fu stabilita, decisa la rovina di Venezia e la spartizione del suo dominio. Papa Giulio voleva Ravenna, Cervia, Faenza ed altre città della Romagna sulle quali erasi stesa la signoria veneta; il re di Francia voleva Bergamo, Brescia,