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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   222 Parte Pinna — Alta Italia
   Nel 1312 a 1 li 3 luglio muore Marino Eorzi, e dieci giorni appresso gli viene eletto a successore Giovanni Soranzo (doge 51); il quale deve subito occuparsi di castigare Zara, ribellatasi a causa dell' interdetto, e ridurre a nuova fedeltà Tran, Spalato, Sebeuico ed altre terre della Dalmazia, che per le stesse ragioni non volevano più riconoscere la potestà dì Venezia. Questi fatti misero Venezia in urto con Carlo re d'Ungheria, al cui protettorato le città della Dalmazia s'erano appellate. Altre vicende guerresche, soprattutto navali, sono segnalate durante il dogado del Soranzo, tra cui una tra Veneti ed Inglesi, con vittoria dei primi, nei mari dì Fiandra. I Genovesi, che non ristavano dal molestare le navi venete sul Mar Nero, furono castigati da Giustiniano Giustiniani, che assalì per rappresaglia la colonia genovese di Galata danneggiandola assai. Vi fu un nuovo tentativo di congiura contro lo Stato di superstiti dell'antica congiura di Bajamonte Tiepolo. eccitati da costui che s'era rifugiato a Treviso. I capi, tra cui Giovanni Querini e due Barozzi, furono condannati a morte infame. La Repubblica ottenne inoltre che la Signoria dei Trecento di Treviso cacciasse, da quella città e dal suo Stato, Bajamonte. Nello stesso anno 1315 Venezia ospita Lodovico re di Borgogna, con grande scambio di cortesie tra il re francese ed il doge.
   A Giovanni Soranzo, morto il 31 dicembre del 1328 dopo una breve guerra col patriarca di Aquileja, succede Francesco Dandolo (doge 52°), eletto il 4 gennaio 1329, il quale deve tosto provvedere a sedare una ribellione in Candia suscitata dai Calergi.
   Fu sotto il dogado di Francesco Dandolo che Venezia potè, colla sottomissione della Marca di Treviso, avere il suo primo grande possedimento nella terraferma italiana. Colle precedenti guerre avute coi Padovani, ì Ferraresi, i Trevisani, il patriarca di Aquileja, pel cause di commerci, di gabelle, delle acque interranti le lagune, o per la protezione della vita e degli averi dei suoi cittadini, Venezia non aveva mai potuto spingersi oltre il basso acquitrinoso estuario che limitava la sua laguna. Coll'avanzarsi e col minacciare dell'invasione turca dall'Oriente asiatico, nella quale essa presentiva un formidabile nemico, non solo della fede e della civiltà cristiana, ma ben anco dei suoi commerci e dei suoi possedimenti in Oriente, in Rumeni a, in Candia, in Dalmazia. Istria e Croazia, Venezia comprese esser venuto il momento di assicurarsi un forte Stato di terraferma sul continente italiano, senza del quale non avrebbe potuto sostenere a lungo la sua potenza marittima e le guerre che si annunziavano inevitabili, nel vicino inverno, col Turco.
   Le mutate condizioni politiche di gran parte delle città vicine incoraggiavano la Repubblica Serenissima nelle sue mire di espansione territoriale sul Continente. Le libertà popolari dei Comuni dei secoli XII e XIII erano tramontate dovunque, spente
   0 dall'infunare delle fazioni, o dalle cupide violenti signorie dei capi-fazioni locali.
   Nelle principali città della regione veneta dominavano in certo modo consolidati signori abbastanza potenti: a Verona erano gli Scaligeri, a Padova i Carraresi, a Treviso ora i Catninesi ed ora i Co 11 alto, a Udine i patriarchi d'Aquileja, irreconciliabili nemici della Repubblica. Venezia non poteva vedere tranquillamente il consolidarsi di tali signorie alle sue spalle, che potevano, ad un dato momento, mutarsi in seria minaccia per le isole della laguna. Soprattutto l'adombravano gli Scaligeri, che da Verona irradiavano da un lato verso la Lombardia e dall'altro per le p re alpi o le Alpi dolomitiche, si stendevano nel Vicentino, nel Bellunese, nel Cadore e nella Marca trevigiana. Stabiliti in Treviso gli Scaligeri, macchinarono tosto, d'accordo coli'inevitabile patriarca d'Aquileja, ai danni di Venezia, che era la maggiore potenza da cui avevano a temere.
   Danneggiata nei suoi commerci dalla lega dello Scaligero col patriarca, Venezia organizzò una lega contro il prepotente signore di Verona — da Dante auspicato signore d'Italia — nella quale entrarono i Fiorentini, i Visconti, i Gonzaga, gli Estensi,
   1 Caminesi e penino il duca di Carinzia, perchè tutti avevano a temere dalla fortuna