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l'arte Prima — Alta Italia
Il dogado di Pietro Ziani (42° doge) segna un periodo dei più felici nella storia della Venezia medioevale. Le strepitose vittorie riportate da Dandolo in Oriente, e più ancora la egemonia veneta che in quei mari egli aveva saputo stabilire, determinarono in Venezia un grande movimento di attività politica e di prosperità commerciale. Opera del Governo della Repubblica durante il dogado dello Ziani fu specialmente di consolidare le conquiste fatte in Oriente coi suoi ordinamenti, trarne profitto per l'allargamento dei commerci e lo spaccio dei proprii prodotti. A mantenere il proprio dominio sulle conquistate regioni, Venezia, che nei suoi ordinamenti interni aveva sempre aborrito da tutte quelle forme che avevano carattere feudale e che dal feudalismo, opprimente tanta parte d'Europa, si era tenuta sempre immune, dovette esplicare sistemi che alcun po' ritraevano dal feudalismo, legando con sistemi d'investitura alcuni dei suoi maggiorenti al governo delle terre acquistate; ponendo cura però di non largheggiare troppo nelle concessioni, onde i vassalli non avessero mai la possibilità di levare la testa o la bandiera della ribellione contro il leone di San Marco. Così a dei patrizi provati come i Quernm fu data in feudo l'isola di Stampali a ; ai Sanudo quella di Nassa; a qualche straniero che aveva con onore servita la Repubblica furono date consimili ricompense; Teodoro di Brava ebbe Adrianopoli; Robano dalle Carceri ebbe Negropor.tr: Michele Coinneno, un greco, ebbe il governo del litorale fra D ti razzo e Lepanto.
Costoro ed altri ancora erano vassalli ligi, tenuti strettamente. Pagavano un forte tributo alla Repubblica; nelle chiese cantavano le Iodi del doge; prestavano giuramento, truppe, denaro e navi 111 caso di guerra; eseguivano gli ordini e le leggi di Venezia. Nessuno poteva esercitare commercio od industria sulle terre infeudate all'infuori dei Veneziani ; e questi erano indipendenti dalla giurisdizione dei feudatari e si governavano colle leggi e le consuetudini veneziane. Con simile organizzazione Venezia otteneva il duplice scopo di dominare e non avere le cure ed 1 pericoli del dominio.
A Costantinopoli, ove Venezia aveva un gran numero dei suoi cittadini mercatanti e navigatori, le cose furono organizzate 111 modo diverso. Fu statuita una Costituzione analoga a quella ch'era in vigore a Venezia, per la parte della città ch'erti indipendente dai posticci imperatori creati dai Crociati. Dipendente da Venezia, questa parte di Bisanzio ebbe come a Venezia un Consiglio maggiore, le deliberazioni del quale dovevano, per essere valide, ottenere la sanzione di tutto il popolo all'uopo convocato. Capo di questa magistratura era un podestà, ed il primo podestà veneto di Costantinopoli fu un Marin Zeno eletto dal maggior Consiglio. Ma Venezia, ritenendo cosa pericolosa e larga per la sua sovranità questa specie di autonomia, mandò i podestà che succedettero allo Zeno, come avocò a se la nomina del patriarca della chiesa cattolica. Gli altri magistrati si foggiarono sulla guisa di quelli di Venezia: per le leggi civili si adottarono quelle promulgate in parte dagli imperatori crociati del regno di Gerusalemme; fu istituito un consolato del mare per le leggi nautiche, ed a giudicare le divergenze tra Francesi, Crociati e Veneziani si nominarono giudici in numero pari tratti dalle due nazioni.
Vi fu un momento nel quale siccome attesta lo storico Temanza — il doge Ziani avrebbe pensato di trasportare la sede del Governo veneto in Costantinopoli; ma l'opposizione di Angelo Faliero, procuratore di San Marco, e d'altri lo dissuase da tale pensiero. Questa affermazione del Temanza non è però suffragata da documenti, e perciò è a relegarsi fra le leggende.
L'ordinamento di Candia fu pure oggetto di molte cure per parte della Serenissima. Quest'isola, allora popolatissima, ricca, industriosa ed assai vasta com'è, non era tale da esser concessa ad un solo feudatario, che, troppo potente, avrebbe tentato certo di emanciparsi da Venezia. Di più gli abitanti, greci di nazione, devoti alla tradizione bisantina. legati alla Chiesa ortodossa, 11011 amavano nè potevano amare la signoria