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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Venezia
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   uostri tempi. Inoltre fu accresciuto il numero dei consiglieri dei dogi. I>a due ch'erano prima diventarono sei, uno per sestiere, e formarono il minor Consiglio (minor Gonsi-lium). Porsi istituirono i pregadi (rogati), una specie di Consulta che il doge ascoltava, ma non sempre obbligatoriamente, nelle grandi emergenze dello Stato; indi si formò un Consiglio di quaranta, eletti a tempo dal maggior Consiglio, che ebbero autorità giudiziarie e scolastiche, poscia esclusivamente giudiziarie, per il che fu detto Quarantìa criminale. Ma siccome le antiche forme non solevansi mutare, cresciuta l'autorità dei pregadi ed affidato ai pregadi il potere per fatto, non per diritto, il Consiglio dei Quaranta ebbe sempre parte nelle transazioni politiche ed economiche che furono assoggettate ad essi. Tutti questi mutamenti, che pure avevano effetti non lievi sull'ordinamento della cosa pubblica, non risultano da leggi scritte, ma dalla testimonianza dei cronisti e dai documenti che li accertano esistenti, e, fra gli altri, dalla testimonianza oculare d'uno storico di grande valore — per il tempo — Goffredo sire di Ville-Hardouin, lo storiografo della Crociata, che, come abbiamo narrato, il doge Arrigo Dandolo condusse all'impresa di Costantinopoli. Egli narra il modo col quale procedette il negoziato per la crociata. 11 doge lo intavolò: poi presentò le proposte al iiiinoi Consiglio ed a quello dei Quaranta; quindi la cosa fu sottoposta al maggior Consiglio, il deliberato del quale non ebbe validità se non quando ottenne la sanzione plebiscitaria del popolo radunato all'uopo nella basilica di San Marco.
   Le leggi costituzionali di \ enezia non essendo scritte, non si può dire con esattezza con quale forma si eleggessero la prima volta i quattrocento ottanta cittadini che formarono si maggior Consiglio. Secondo il .Milazzo, che fece in materia studi diligenti, sembra che i consiglieri del doge insieme ad altri uomini notabili scegliessero due elettori per sestiere, e che dai dodici elettori si scegliessero i membri del maggior Consiglio. Indi gli elettori annui furono scelti <1 al maggior Consiglio medesimo. Si riformò poi la elezione del doge, che fu tolta al popolo ed affidata ad undici elettori, la scelta dei quali era fatta dal maggior Consiglio. Il popolo, giustamente tenero di questa sua prerogativa della quale la crescente oligarchia lo spogliava, tumultuò; però il dissidio fu sopito collo stabilire che il doge fosse bensì scelto dagli undici elettori, ma che colui che gli elettori designavano come principe dovesse essere presentato al popolo e la scelta non potesse essere valida se non approvata dal popolo. Si stabilì inoltre che al doge approvato il popolo giurasse fedeltà. Il primo dose eletto in tal guisa fu Sebastiano Ziani, uomo ricchissimo, il quale dopo la sua elezione largheggiò danari col popolo: tutti i suoi successori lo imitarono, onde l'approvazione popolare non mancò mai all'eletto. Diminuita sostanzialmente l'autorità del doge, fu accresciuto nel1- rappresentazione lo splendore; perciò fu stabilito che venendo in pubblico dovesse avere l'accompagnamento dei più cospicui funzionari dello Stato, e gli fu data ugni altra apparenza di sovranità. Questi ordinamenti consolidarono la Repubblica e diedero al suo Governo una pace interna, una stabilità invidiabile e d'altra parte indispensabili colle grandi imprese marinare in Oriente alle quali Venezia n quel periodo aveva dedicata tutta la sua attività. Il modus vivendi stabilito tra oligarchia e popolo funzionò a lungo senza rilevanti inconvenienti: il popolo non era escluso da! maggior Consiglio; la sua concione era guarentigia delle buone pratiche del doge da esso approvato, nè gli elettori osavano proporre al principato uomini che non godessero pienamente il favore popolare; e fu per questo sistema che, dopo Vitale Michiel II, nessun doge, tranne Mariti l aliero — giudicato e condannato nel capo per tradimento — morì di morte violenta, per effetto di congiure o di sollevazioni popolari.
   Periodo quinto, dal 1204 al 1259, — Questo periodo, importantissimo nella storia di Venezia, va dalla conquista alla perdita di Costantinopoli, e comprende il dogado dei dojri Pietro Ziani, Jacopo Tiepolo, Marino Morosini, Rimeri Zeno.