Venezia
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Fu nominato imperatore Baldovino di Fiandra; ma per l'organizzazione del nuovo impero, per essere tutta l'Asia Minore non tocca dai Mussulmani in potere dei Greci, un i]tiara e mezzo del nuovo impero in potestà dei \ eneziani ed il rimanente di feudatari ignari, orgogliosi ed ambiziosi, si capì subito che non poteva avere che effimera consistenza e breve durata. Ma Venezia si era assicurato l'avvenire, e ciò le bastava. Con questo grandioso quadro della presa di Costantinopoli si chiude in Oriente il quarto periodo della storia di Venezia.
In Occidente. — Minore che 111 Oriente, ma non pertanto di molta importanza e quale era richiesta dalla gravità degli avvenimenti, fu l'azione spiegata da Venezia nell'orbita della storia nazionale italiana, che appunto tra il secolo XI ed il principio del secolo XIII segna imo dei suoi più caratteristici momenti.
Sotto il dogado del Polani Venezia comincia a riaffermare i suoi domimi di terraferma: accetta la volontaria dedizione della città di Fano, vincendo in guerra Ravennati e Pesaresi che vi si erano opposti (1140-1141). Nuova guerra coi Padovani, che con tagli fatti al tìuine Brenta danneggiano la laguna; ed anche questa guerra torna favorevole ai Veneziani (1143), che per sostenerla dovettero assoldare truppe forestiere, di cavalleria in ispecie, per poter controstare ai nemici che d'un gran numero di cavalieri potevano disporre.
Le guerre orientali avvenute sotto il dogado di Domenico Morosini non impedirono guerre di Venezia cogli Anconitani, altro popolo sulle rive dell'Adriatico che contrastava a Venezia l'egemonia del mare, nè la riconquista dell'Istria ed altre imprese sul litorale, riuscite tutte fortunate per Venezia.
Il doge Vitale Michiel condusse guerre con gli Adriesi, ribelli alla potestà dì Venezia, con Ulrico patriarca di Aquileja che lavorava a sollevare l'Istria contro Venezia. Il patriarca fu vinto e fatto prigioniero. Fatta la pace, dovette pagare ogni anno alla Repubblica un tributo consistente in un bue e dodici porci, ricordanza del patriarca e dei suoi canonici. Il ricevere questo singolare tributo fu per Venezia festa pubblica, che mutata poi nella forma durò sino al termine della Repubblica celebrata nel giovedì grasso.
Fra queste vicende andava intanto ingrossando in Lombardia la grave questione dei Comuni, che volevano rispettate e salve la loro autonomia e le conquistate libertà contro l'impero feudale impersonato in Federico Barbarossa, che tali autonomie voleva annientare, tali libertà sopprimere. Milano era alla testa del movimento ribelle delle città libere contro l'imperatore; e nella fermezza mostrata nel difendere e colle armi e coi negoziati alla Dieta di Roncaglia il diritto dei Comuni, aveva trovato largo consenso nel maggior numero delle città lombarde. Già fatta potente e temuta, Venezia vide essere ad un tempo suo dovere e suo interesse prender parte nella Serissima lotta per le città sorelle; e stretto a Pontìda/il patto memorabile, fu delle prime ad entrare nella Lega portandovi largo contributo di danaro, di uomini, di consiglio. I Veneziani combatterono le battaglie della Lega ; concorsero alla riedificazione di Milano, e militi veneziani presero parte alla decisiva, memorabile battaglia di Legnano. E quando, dopo quella rotta, la maggiore toccata dalle anni imperiali nel gran duello, si stabilirono i preliminari della pace, che dovevasi consacrare a Costanza sei anni più tardi, l'umiliato imperatore, il pontefice Alessandro IH. i legati delle città lombarde convennero in Venezia, che offrì a tutti splendidissima ospitalità ed influì assai, colla saggia accortezza dei suoi governanti, alla buona riuscita di trattative che sulle prime, per la grande tensione degli animi, per i molti interessi in conflitto, sembrava sogno potessero riescire.
In quest'epoca la Repubblica di Venezia era giunta a tanta altezza da potersi dire che. temuta e rispettata, aveva autorità ed influiva sulle questioni più gravi che allora agitassero l'Oriente e l'Occidente d'Europa. Ogni antica osservanza verso l'impero