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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arte Prima — Alta Italia
   che aveva promosso, l'aiuto dei Crociati. Questi diffidando, e non a torto, dei Greci, che con grande disinvoltura eran passati dal padre suo all'usurpatore e dall'usurpatore a lui, volle cattivarsi 1 Crociati, e per trattenerli in Costantinopoli promise loro grandi somme d'oro, che poi non potè pagare. L'apparente favore dei Greci per i Crociati si mutò ben presto in odio; e di questo sentimento profitta Alessio Duca detto Murzuflo per voltar l'animo di Alessio il giovane contro i Francesi ed i Veneziani. Questi lo abbandonano ritirandosi sulle loro navi, col pretesto, dicevano, di volgere orinai le prore, verso la Siria, a compimento del giuramento fatto di combattere contro gl'Infedeli per la liberazione del Sepolcro di Cristo. Murzutio, che non voleva altro, vedendo il nipote senza la temuta difesa dei Veneti e dei Crociati, lo uccide e si proclama imperatore. I Crociati, eccitati dai Veneziani, trovano questo fatto per essi offensivo, e si preparano a vendicarlo assaltando la città.
   Ma prima di accingersi all'impresa ed è in ciò che il loro intendimento si rivela tutt'altro che disinteressato e sentimentale i capi sottoscrissero un patto nel quale stabilivano la ripartizione del futuro bottino 111 territori, danaro e robe; la costituzione d'un nuovo impero sotto il comando di un Latino ; la concessione a Venezia di larghe falde di litorale e di porti con ogni libertà per il suo commercio. Ciò stabilito, mossero all'assalto della città dalla parte di mare — essendo questa volta prevalso il consiglio dei Veneziani. — Murzuflo, a sostegno del vacillante impero, aveva in breve tempo improvvisate difese ed assoldate truppe ; onde la resistenza fu maggiore di quella che i Crociati avevano preveduto. Un primo assalto fu respinto con grave danno dei Crociati e delle navi veneziane, che dovettero impiegare più giorni per riparare macchine ed attrezzi. Molti dei capi crociati, disperando dell'impresa, volevano veleggiare addirittura per la Siria; ma Dandolo ed i Veneziani tennero fermo; e deliberato il secondo assalto, questo fu si forte e deciso, che le difese del nemico furono superate, ed i Crociati, col doge di Venezia alla testa, quasi cieco e ferito, portato a braccia dai suoi marinai, poterono entrare in città. Il sacco che i Crociati diedero alla opulenta capitale dell'Impero bisantino — sacco da non aver nulla da invidiare a quelli che in altri tempi furono dati in Roma e dai barbari di Alarico e dai cristiani di Carlo V — è la grande macchia che deturpa la storia della quinta Crociata ed offusca anche la gloria di Dandolo; ma i tempi erano siffatti, e gli uomini, anche i migliori, subivano la legge dei tempi e degli ambienti, nè più nè meno di quello che ora avviene. Alcune truppe europee non si sono comportate meglio in Cina nel secolo XX.
   Com'era stabilito dal patto precedente, fu fatta la divisione della preda. Chi ebbe più acuto giudizio ebbe la parte che meglio conveniva ai proprii interessi. E Dandolo, che nella impresa militare si era mostrato sommo capitano, nelle trattative si mostrò espertissimo negoziatore. Non chiese per Venezia vastità di territori, 11011 qualità di terreni ubertosi, non numero ingente di sudditi; sibbene una linea di possesso che dalle isole Jonie dominavi tutto il mare fino alla Propontide; ebbe tutti gli scali del commercio facili a custodirsi, perchè terre in riva al mare. Mancava, per aver assoluta signoria del mare, l'isola di Candia, e questa fu comperata a peso d'oro dal marchese Bonifazio di Monferrato, cui era toccata in parte. Nè l'oro mancava per la metà del bottino toccata ai Veneziani e i crediti pagati pel passaggio dei crocesegnati e pei crediti dai Veneziani vantati verso Alessio. Nulla fu dimenticato. In Costantinopoli furono accordati ai Veneziani quartieri indipendenti dal Governo imperiale, governati al modo e colle leggi di Venezia; specie di colonia sulla quale l'imperatore nulla poteva, ed era soggetta alla Repubblica. Nella riunione dei capi fu proposto all'impero Arrigo Dandolo. Ma Pantaleone Barbo, procuratore e legato della Repubblica a quel consesso, ricusava a nome del Dandolo e della Repubblica veneta la candidatura, non consentendo le leggi di Venezia che un.cittadino diventasse sovrano. I Veneziani ebbero pare il diritto alla elezione del patriarca, suprema dignità ecclesiastica in Oriente.