Venezia
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L'annata veneziana non potè resistere all'urto della bisantina, e dopo varie vicende di quella poderosa flotta solo 17 galee poterono ritornare a Venezia. Infinito il numero dei morti, tra cui moltissimi patrizi delle maggiori famiglie della città. Ciò produsse nel popolo un grande fermento; il doge, reputato inetto e responsabile del disastro, fu in un tumulto popolare ucciso il 27 maggio 1172.— E sotto il dogado di Vitale Michiel II che fu determinato che il Gran Consiglio rappresentante della < nazione >, dovesse essere composto di 480 cittadini da eleggersi ogni anno, ed a questi era devoluta, fra l'altro, la elezione del doge. A questo mutamento, che certo diminuiva i diritti del popolo a vantaggio della oligarchia che andava sempre più accentuandosi, rlevesi pure attribuire in parte non piccola il malcontento popolare, ch'ebbe tragica soluzione colla uccisione del doge.
Sebastiano Ziani (39° doge), eletto il 29 settembre dello stesso anno col nuovo metodo, fu il primo che, a consolazione del popolo pel perduto diritto, introdusse l'uso, di poi serbato, di larghe distribuzioni di danaro al popolo nella cerimonia dell'elezione ed incoronazione. Sotto l'impressione della patita disfatta, il dogado di Sebastiano Ziani, d'altra parte preoccupato ed impegnato nelle cose d'Italia — volgendo in quel momento più aspra che mai la lotta dei Comuni lombardi contro l'imperatore tedesco — la politica di Venezia verso l'impero bizantino fu prudente e guardinga, e più d'una volta Venezia appoggiò i Greci contro i Barbareschi ed i Saraceni. Uguale fu la linea seguita dal doge Orso Malipiero (10°) succeduto allo Ziani nel 1178.
Una nuova disdetta affliggi Venezia 111 questo periodo. Saladino, alla testa di grandi forze mosso alla riconquista della Siria, si impossessa di San Giovanni d'Acri (1187), nella quale città i Veneziani avevano pei loro commerci assoluto predominio. Nel 1192 il doge Orso Malipiero rinuncia alla carica, ed in sua vece viene eletto, a Ili 20 giugno, Arrigo Dandolo (doge 41°). Fu questo certo uno degli uomini più eminenti del suo secolo. Arrivò al potere già assai avanti negli anni; ma fortissimo di corpo, temprato ad ogni fatica delle anni e del mare, acuto e pronto di mente quanto altro inai fuvvi. Egli si mostrò subito tale da far comprendere che il nome di Venezia non era fatto per subire ingiurie da Greci 0 da Saraceni 0 da chicchessia. Egli specialmente odiava i Greci che avevan mancato di fede a Venezia e le avevano recato danno, e personalmente a lui ambasciatore, contro il diritto delle genti, avevano tentato di togliere la vista abbacinandolo. Aspettava il momento della vendetta di Venezia e sua, e gli avvenimenti dai quali l'Europa d'Occidente e d'Oriente allora era asitata l'avvicinavano ogni giorno più. Fallita la Crociata dei Tedeschi (la quarta) capitanata dal Barbarossa, col ritorno di quelle truppe in Europa, le città di Siria ancora 111 potere dei Cristiani e le popolazioni cristiane della Palestina erano ormai abbandonate, indifese, alla mercè degli Infedeli. Alessandro III papa ed i suoi successori bandiscono una nuova Crociata. I legati pontifici, i vescovi, i predicatori giravano Provincie e regni, cercando di rinfocolare gli animi dei principi, dei feudatari, delle popolazioni alla nuova impresa; ma con poco successo. Riccardo Cuor di Leone, re d'Inghilterra, faceva grandi promesse alla Santa Sede, ma non si decideva mai a muoversi. Filippo Augusto re di Francia ugualmente. La guerra, scoppiata fra queste due nazioni proprio 111 un momento nel quale sembrava decisa la Crociata, intiepidì maggiormente le speranze della Santa Sede, e mise nella costernazione i Cristiani d'Oriente, sempre più minacciati dai Mussulmani, che ormai più non tenevano ai patti della pace giurata. Ma quello che non avevano potuto il papa ed i suoi legati, lo potè un semplice prete, Folco di Neuilly, che con ardore indicibile, emulando ciò che un secolo prima aveva fatto Pietro l'Eremita, si diede a predicare la Crociata in Francia, in Fiandra, nei Pirenei. Due potenti feudatari di Francia, Tebaldo IV conte di Champagne e Luigi conte di Chartres, eccitati dalle predicazioni di Folco, prendono la croce e si fanno promotori della nuova spedizione. 11 loro esempio è imitato