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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arte Prima — Alta Italia
   Baldovino re di Gerusalemme, e la terza parte in un col porto ai Veneziani: tertia hereJìtario jure Veneticis tam in urbe guani in por tu — scrive il citato Fulcherio, e Dandolo, l'accurato cronista veneziano, esprime con maggiore ampiezza le stesse cose, e Bernardo Tesorieri aggiunge che si dovevano pagare ogni anno quatuor milìa Byzantiorum Saraceno)-um ai Veneziani Tali conquiste mirabilmente servirono alla mercatura e ad altri vantaggi dei Veneziani. Ciò accrebbe il dispetto della Corte di Costantinopoli contro Venezia, che mandò navi ed armati a danneggiare terre e porti già in possesso dei Veneziani. La flotta veneta, movendo contro la bisantina, sostò a Rodi per acqua e provvigioni. Essendosi rifiutata la popolazione di fornire quanto dai Veneziani era richiesto, questi sbarcarono e diedero l'assalto ed il sacco alla città, asportandone, oltre delle vettovaglie 111 gran copia, molte ricchezze. Indi la fiotta veneta passò a Scio, si impadronì purè di quella città e porto e vi svernò, ritornando poi vittoriosa e carica di pingue bottino in patria allo sbocciare della primavera (1125).
   Ci siamo soffermati un momento su queste imprese della Repubblica veneta in Oriente, perchè segnano l'inizio d'una nuova ed importantissima fase di attività di quel Governo e il disegnarsi di quella politica dalla quale Venezia trasse la sua maggior fortuna e grandezza.
   11 doge Domenico Miehiel, che gloriosamente aveva iniziata questa politica, muore nel 1130, ed è eletto a suo successore Pietro Petali (doge 36°). Con questo doge e coi successivi Domenico Morosità, Vitale Miehiel, Sebastiano Ziani, Orso Malipiero e Arrigo Dandolo, si apre nella storia di Venezia un grandioso periodo di attività politica e militare : politica ed attività che si esplicano in due campi d'azione affatto diversi, l'Oriente e l'Occidente, e per ragioni del pari in tutto diverse, ma coronamento delle quali era sempre, riè poteva essere altrimenti, la grandezza e il trionfo di Venezia. I)a questo momento la storia di Venezia, politica, civile e militare si bipartisce; ed è d'uopo seguirla separatamente e nella sua azione in Oriente e in Occidente.
   In Oriente, le vittorie di Domenico Miehiel avevano, per timore ed impotenza, costretta la Corte di Costantinopoli a miglior consiglio verso Venezia II crisobolo accordato dall'imperatore Manuele Conmeno ai Veneziani, quando impegnato nella guerra contro il normanno Ruggero re di Sicilia li chiamò in suo aiuto, n'è la prova.
   < Dettato col fasto orientale è preghiera con parole di concessione e comando; chiaro
   < dimostra l'idea dell'alto dominio, non dell' immediato ; accorda titoli e stipendi al
   < doge ed al patriarca di Grado, ogni ampiezza e libertà di commercio >. — Ma la malafede dominava nelle arti politiche dei Bisantini ed il malanimo contro Venezia era forte in tutto. Quando le due flotte si riunirono a Corfù per muovere di conserva su la Sicilia, Veneziani e Greci vennero alle inani, e molto sangue fu sparso. Tuttavia ì Veneziani, avendo grande interesse a tener in soggezione i Normanni che battevano i loro mari e disturbavano i loro possedimenti in Dalmazia ed in Puglia e si erano impadroniti di Corfù, proseguirono l'impresa e ne riuscirono vittoriosi. Più tardi però, nell'interesse comune minacciato dalla subdola politica bisantina, Veneziani e Normanni si allearono contro i Greci.
   Sotto il doge Domenico Morosità (37), succeduto al Polani morto nel 1148, non si ebbero fatti notevoli in Oriente, all'infuori delle periodiche ribellioni di Zara e dell'Istria ])resto doniate da Venezia, e contro i corsari anconitani. Ma durante il dogado di Vitale Miehiel 11 (doge 38°), succeduto nel 1156 al Morosità, si riaccendono in breve per le male arti dei Greci le sopite rivalità. Manuele Comneno, in dispetto dei Veneziani che non volevano aiutarlo negli inutili suoi tentativi per riprendere ai Normanni città della Sicilia e delle Puglie, aveva concesso ai Pisani larghi privilegi dannosi ai traffici dei Veneti in Oriente. In meno ili cento giorni — e parve allora cosa prodigiosa tanto i cronisti ne parlano con enfasi — Venezia allestì una flotta di cento galee, che prese il mare sotto il comando del doge. Ma l'impresa stavolta non fu fortunata.