Venezia
delle truppe crociate pei loro porti, dal noleggio delle navi, dal commercio delle necessarie vettovaglie e provvisioni, dall'occupazione dei luoghi, ove al seguito delle armate dei Crociati venivano sempre gli intraprendenti ed abilissimi loro mercatanti ad avviare nuove correnti di traffici, a creare affari, a sviluppare ricchezze dove la guerra ed il fanatismo religioso seminavano desolazione e miseria, trassero vantaggi grandissimi, come nessun altro popolo si ebbe dalle Crociate.
11 doge ^ itale I Michiel, sotto il governo del quale i Veneziani parteciparono con onore e vantaggio alla prima Crociata, mori nel 1102; gli succedette Ordelafo Faliero (doge 34°). È predicata la seconda Crociata, visto che i Saraceni ili Saladino muovono alla riscossa. Anche per questa la Repubblica arma uomini e navi e vi partecipa con ardore. Contribuisce grandemente alla presa d'Acri, e Baldovino I re di Gerusalemme. che in difesa del vacillante regno moveva la Crociata, accordò in Tolemaide ai Veneziani — in premio del valore da essi spiegato — privilegi ed esenzioni commerciali. In pari tempo Venezia non dava pace ai nemici antichi, vicini o lontani. Sapendola impegnata con molte navi e uomini nelle Crociate, i Normanni, che essa aveva cacciati da Ilari, tentarono un nuovo colpo sulla costa pugliese; e le navi di Venezia sollecitate dall imperatore bisantiiio, dovettero accorrere per cacciameli da Brindisi; i Padovani, che con sospetto ed invidia guardavano all'incremento meraviglioso della vicina Repubblica, pensando coglierla alla sprovvista, l'assalirono ; ma fu pronto Ordelafo Faliero ad accorrere e vincerli. Il re d'Ungheria mandò genti ad invadere la Dalmazia, e Ordelafo dovette accorrere e respingerle, allargando il dominio di Venezia su quelle regioni e conquistando parte della Croazia.
Nel 1110 muore il doge Ordelafo Faliero ed è eletto Domenico Michiel (doge 35°). Valente capitano che vediamo condurre personalmente l'annata dei Veneziani contro /ara, ribelle nel 1119 ad istigazione degli Ungheri, e domarla, e prender parte alla terza Crociata (1123-1121), primeggiando soprattutto all'assedio di Tiro. La lentezza penosa di questo assedio aveva fatto nascere malumori e discordie nel campo dei crocesegnati, ed i Veneziani erano stati accusati di voler abbandonare l'impresa, ritornando colla loro flotta in patria. A tale ingiuriosa accusa, il doge Michiel rispose facendo sbarcare dalle galee remi, vele, timoni ed attrezzi e portarli in mezzo al campo dei Crociati, pegno della fede veneta. Le imprese dei Crociati, per quanto rivolte contro i Saraceni, cominciarono a turbare i sonni degli imperatori bisantini, che, seguaci del rito scismatico, non potevano veder di buon occhio cotesto affluire di cattolici romani a fondar regni in Oriente, in regioni che erano state di dominio loro e sulle quali vantavano sempre diritti di sovranità. Ond'è che all'annunciarsi della terza Crociata quell'imperatore Giovanni Comneno (Colajanni) si diede in ogni guisa ad osteggiarla, mostrandosi specialmente irritato coi Veneziani, che colle loro navi avevano facilitato il passaggio dei Crociati e l'impresa di Tiro, tanto che negò al doge Michiel la riconferma della bolla d'oro, cioè dei privilegi che i suoi antecessori avevano largito ai Veneziani. Sollecitato da Baldovino re di Gerusalemme, che dall'avversione dei Bisantini vedeva il maggior pericolo per l'effimero suo regno, il doge Domenico Michiel, che s'era visto rimandati dall'imperatore i suoi legati, arnia duecento legni fra galee e navi da trasporto. A Jaffe (Giaffa) la flotta veneziana incontra la flotta greca di Batilorcia, formata di oltre settanta galee e la metto in rotta. Il cronista Fulcherio Circestense, che tro-vavasi fra ! crocesegnati ed assistè alla battaglia, ne lasciò ampia descrizione. Con questo fatto il tenue filo di virtuale osservanza che legava Venezia agli imperatori d'Oriente è rotto, spezzato per sempre. 11 preteso v assallo, più che uguale, è fatto maggiore del preteso signore.
Nel frattempo, per la parte viva mostrata in ispecie dai Veneziani comandati dal dose Michiel. Tiro, da lungo tempo assediata, dovette cedere ed i Saraceni costretti a rendersi a discrezione. Fu vittoria clamorosa. Due parti della città toccarono a