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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   206 l'arte Prima — Alta Italia
   In pari tempo, con riforme al Consiglio di assistenza messo intorno al doge, prima formato da due tribuni poi da alcuni maggiorenti, dal doge pregati, ad assisterlo nelle gravi cure dello Stato, si venne introducendo e consolidando un corpo intermediario di privilegiati fra il doge e la Conclone, base allora del diritto pubblico; ad un progresso nell'opera di quell'aristocrazia che doveva fra breve rendersi arbitra della Repubblica. Sotto Vitale Faliero questo Consiglio ebbe nuove regole e maggiori attribuzioni, e perchè il doge, nelle formalità, pregava quegli uomini di senno maturo e di posizione influente ad assisterlo del loro consiglio, serbò il nome di Consiglio dei Pregadi (Consilium rogatorum, vel rogati), ed anche quando per maggior pompa fu detto Senato conservò negli atti pubblici il nome primitivo.
   .Periodo quarto: dal 1099 al 1204. — Importantissimo, non solo nella storia di Venezia, ma nella storia universale, è questo periodo che va dalla prima crociata alla presa di Costantinopoli, avvenimento dei più clamorosi fra quanti ne vanta il secolo delle Crociate.
   Sotto il dogado di Vitale Faliero cominciò, per la predicazione di Pietro l'Eremita e l'eccitamento dei pontefici, il movimento delle Crociate; ma, mentre gli eserciti dei combattenti e le masse umane per mare e per terra avviavansi alla Terra Santa, il doge moriva (1096) e gli succedeva Vitale I Michiel (doge 33°). Questi, secondo narra il Dandolo nella sua cronaca, armò molti legni, e dei crocesegnati veneziani presero il comando il vescovo di Olivolo, Arrigo Contarini e Giovanni Michiel figlio del doge. Nello stesso tempo quanti in Venezia possedevano navi, Governo e privati, le noleggiavano ai principi crocesegnati per il trasporto delle loro truppe sulle coste di Soria. Molti storici fanno rimprovero ai Veneziani, ai Genovesi e ai Pisani di avere, con poco sentimento religioso, imposte condizioni usuraie a tali servizi; ma è a domandarsi se altri, trovandosi nelle loro condizioni, avrebbero fatto diversamente, e se poi i pagamenti chiesti pel trasporto di quelle truppe, in gran parte da privati proprietari di navi, da mercatanti, non erano anche da commisurarsi alla emergenza specialissima del momento, che faceva per legge naturale alzare, come si suol dire in termine marino, i noli, ed oltreché ai cresciuti rischi della navigazione, a quelli dei probabili attacchi delle flotte saracene, dei barbareschi e pirati facenti per la circostanza causa comune contro i Cristiani. Come Stati, Venezia, Genova, Pisa, Amalfi parteciparono alle Crociate col loro contributo di uomini e di navi mantenuto a pubbliche spese; e Genovesi, Veneziani, Pisani ed Amalfitani hanno scritto col loro valore nella storia delle Crociate pagine gloriose al pari, e forse più, di qualunque altro popolo; ma non è ragionevole il pretendere, come è da certi storici, che quelle repubbliche marittime ed i loro mercanti ed armatori offrissero il naviglio gratuitamente ai condottieri più
   0 meno coronati dei crocesegnati. A sfatare l'accusa di esosa cupidità lanciata contro
   1 Veneziani in questo periodo, stanno invece fatti numerosi a provare il contrario. Nessuna città ebbe mai, come Venezia, tanti ospizi e spedali per i pellegrini e guerrieri che recavansi in Terrasanta e che di necessità dovevano prendere imbarco su navi venete. Fin dal secolo X era aperto nella Giudecca uno spedale per i pellegrini transitanti per Gerusalemme; un altro ne fu aperto nel secolo XI nell'isola di Sant'Elena, un terzo ai Santi Pietro e Paolo a Castello, un quarto all'isola di San Clemente, e tutti per iniziativa pietosa dei cittadini ed a loro spese mantenuti. Furono concessi ospizi ai monaci guerrieri che combattevano pei luoghi santi; i templari ebbero asilo presso l'or distrutta chiesa dell'Ascensione, e n'ebbero altri i cavalieri tedeschi, i San Giovanniti e altre compagnie di combattenti religiosi contro gli Infedeli. Ben poche città poterono allora, in questo genere specialissimo di beneficenza, gareggiare con Venezia. D'altra parte, è però fatto del pari constatato, e che a parer nostro va tutto a lode delle repubbliche marinare italiane, che i Veneziani dal passaggio