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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Venezia
   «0.1
   oltre trecento case. Il Sagomino, cronista quasi contemporaneo, descrive con grande semplicità di parole, ed insieme con vivo effetto, la drammatica scena dell'incendio, del tentativo di fuga ili Pietro Candiano per l'atrio della chiesa di San Marco, l'uccisione di lui e del suo figlio ancora lattante operata dai maggiorenti e congiunti, che, ad onta della difesa della guardia straniera, gli sbarravano il passo (976).
   AHI 12 di agosto dello stesso anno fu eletto a doge (23°) Pietro Orseolo I, uomo piissimo, sotto il quale si iniziano i lavori per la edificazione della nuova cappella ducale di San Marco, l'attuale meravigliosa basilica. Dopo due anni di pacifico ed operoso governo, fuggendo le pompe mondane, Pietro Orseolo I rinunciò al dogado e si fece monaco benedettino andando in Francia a finire in 1111 chiostro ì suoi giorni. Fu beatificato, fili succede (978) Vitale Candiano (doge 24°), che dopo breve lasso (979) rinunzia al potere per farsi egli pure monaco nella badia di Sant'Ilario; gli successe Tribuno Menuno {25° doge), sotto il governo del quale scoppiano le memorande discordie civili suscitate dalle famiglie dei Caloprim e dei Morosini, a fronteggiare le quali si mostrò impotente il doge, parteggiale, sembra, pei Morosini; onde il popolo sdegnato lo depose (991) e, mentre Tribuno Menano moriva di dolore, veniva eletto Pietro Orseolo II (doge 26°). Fu questo uno dei maggiori uomini che abbiano onorato il corno ducale e dal quale la potenza di Venezia prendesse vigoroso impulso nella sua fase ascendente.
   La cronaca del Sagomino, contemporaneo agli Orseolo, è documento importantissimo dell'epoca, e narra le glorie ed i fasti del doge glorioso, con l'aureo e veritiero candore che gli è proprio. Prima cura dell'Orseolo fu di abbassare l'orgoglio dei maggiorenti. causa prima delle precedenti discordie, e di metter freno anche all'incomposto tumultuare del popolo che parteggiava 0 per l'una 0 per l'altra fazione con grave danno della Repubblica. Intraprese una guerra vigorosa, per mare e per terra, contro i pirati narentani ed altri Slavi che dal Quarnero e dalla Dalmazia infestavano, danneggiandone il commercio, i mari della Repubblica, e per finirla una buona volta con costoro s'impadronì delle isole e delle città marittime della Dalmazia, tramandando ai suoi successori anche il titolo di doge della Dalmazia. Dapprima i vinti dalmati si piegarono mal volentieri alla signoria di Venezia; ma la saggezza verso di essi mostrata dal Governo della Repubblica, i vantaggi che presto 11'ebbero mutandosi da pirati e corridori del mare in trafficanti e navigatori sotto la protezione e la difesa del leone alato, mutarono i loro sentimenti; e l'amore dei Dalmati, la loro devozione per Venezia, la loro fede intemerata per tanti secoli serbata alla Repubblica Serenissima, l'entusiasmo col quale per la libertà e grandezza sua sparsero in cento battaglie di terra e di mare il loro sangue, formano le pagine più belle e gloriose della storia degli Slavi di Dalmazia.
   Compiuta questa impresa, dalla quale ha solido incremento la potenza di Venezia, Pietro Orseolo colle sue galee muove contro i Saraceni di Sicilia minacciantì le città bisantine della Puglia, e, a Rari li sconfigge obbligandoli a togliere l'assedio dalla città ed a liberare dalla loro molesta presenza il golfo adriat ico. Parallelamente alle imprese guerresche Pietro Orseolo II condusse a tutto vantaggio di Venezia importanti negoziati politici: dagli imperatori d'Oriente ottenne privilegi ed esenzioni importanti pei t.l'affin veneziani, che andavano in quelle regioni facendosi sempre più considerevoli; trattò con ambascerie per la protezione dei reciproci commerci, coi califfi mussulmani dell'Asia Minore, dell'Egitto, della Sicilia, ottenendone vantaggi. Invitò ed ebbe ospite in Venezia al tempo della sua venuta in Italia, il giovane imperatore Ottone III, dal quale ottenne la remissione dei censi che le merci venete pagavano per entrare nel regno d'Italia ed in Germania; ottenne la creazione di nuovi mercati, e dal vescovo grande elettore di Treveri ebbe in quel mercato importantissimo speciali vantaggi pei mercatanti veneziani. Strinse trattati con varii signori d'Italia e
   26 — I.» Putrì», voi. I, parte 2*