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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   198
   l'ai-le Prima — Alta iulu
   maestro dei militi. Ma questa prova non riesci, e dopo cinque anni si ritornò al sistema dei dogi, e fu eletto Deodato figlio di Orso. Questi combattè con valore pei Greci contro i Longobardi, Sapendo di avere in Eraclea nemici suoi e del padre suo temibili, trasferì la sede del Governo da Eraclea a Malamocco. Un tal Gallo Gaulo gli suscitò il popolo contro; fu deposto, abbacinato, secondo l'usanza dei Greci, e costretto a farsi frate. Gallo Gaulo, gridato faziosamente doge in sua vece, fu in breve assoggettato alla stessa sorte (756) e mandato in esilio. Eletto in sua vece Domenico Monegario (sesto doge), con a lettere due tribuni, fu il medesimo deposto, abbacinato, esiliato nel 7G4. Settimo doge è Maurizio Galbajo, che si associa il tìglio al governo, primo tentativo per rendere il principato ereditario. Morto Maurizio, il socio e figlio Giovanni Galbajo gli successe, e tosto si associò il proprio figlio di nome Maurizio (787). Cominciano a scoppiare discordie gravi fra il partito che voleva favorire la politica dei Franchi di Carlo Magno, già padrone d'Italia, e quello che voleva seguire la politica finora tenuta di amicizia coi Bisantini. Inimicatosi col patriarca di Grado, che soffiava in queste discordie, Giovanni Galbajo lo uccide in Ri v alt a a Malamocco : padre e figlio sono mandati in esilio e muoiono oscuri sotto la protezione dei Franchi. Ottavo doge viene gridato Obelerio Antenoreo, di parte greca e capo della congiura che aveva rovesciato i Galbajo. Si associò al comando i fratelli Beato e Valentino. 11 nuovo patriarca di Grado, Fortunato, volendo vendicare il predecessore, chiamò aiuto dai Franchi. Per alcun tempo Obelerio si destreggiò coi nuovi nemici senza guastarsi coi Greci, pei quali andò a combattere 111 Dalmazia. Ma le istanze del patriarca di Grado ed il decidersi dei Franchi di domare quella popolazione insulare, che fin allora aveva saputo sottrarsi da qualunque signoria immediata, decise Pipino, figlio di Carlo Magno e re d'Italia, a muovere con una numerosa flotta contro Venezia, 0 meglio contro Malamocco.
   Le vicende di questa guerra rimangono oscure e dubbie. I cronisti franchi, con l'autorevole Egìnardo alla testa, proclamano per vittoriosa questa guerra. I cronisti veneti più serii, quali il Sagomino, il Dandolo, assicurano la vittoria essere stata per i Veneti. Il fatto che Pipino non potè colle sue navi penetrare nella laguna è forse la maggior prova che il risultato finale di questa guerra fu favorevole ai Veneti. Il non esser rimasto a Venezia alcun ricordo 0 traccia di una permanenza — fosse pur breve — dei Franchi vincitori, conferma la versione di Costantino Porfirogenito, imparziale, perchè non veneto nè franco, ma greco, il quale dice che l'esito della guerra fu dubbio e che ogni cosa terminò con una pace di generale soddisfazione. Se i Franchi fossero stati i vincitori, avrebbero trattata Venezia, come il rimanente d'Italia, quale terra di conquista, stabilendovi il loro dominio. Il che, data la continuità del governo repubblicano veneto, non fu mai, neppure per breve momento. Gravi discordie scoppiate ad Eraclea. Equilea ed altrove hanno per conseguenza la deposizione di Obelerio e l'esilio suo e dei suoi famigliari (810). Fu eletto, decimo doge, Agnello Partecipazio di Eraclea. Agnello fu certamente uomo di maggior levatura del predecessore, e la sua comparsa segna un punto importante nella storia di Venezia; chiude, si può dire, un periodo di laboriosa gestazione, per aprirne uno di più forte e sicuro sviluppo.
   Secondo periodo dall'813 al 997 — Agnello Partecipazio si associò i figli suoi, Giovanni prima, poi Giustiniano. Primo atto importante del dogado di Agnello Partecipazio fu di trasferire la sede del governo da Malamocco a Rivoalto, 0 Rialto, nel punto centrale della laguna. Il pericolo che, nella guerra con Pipino ed i Franchi, aveva corso l'esistenza della Repubblica colla sede a Malamocco, suggerì certo al Partecipazio questo provvedimento importantissimo, dal quale più che la salute venne l'esistenza secolare della Repubblica Veneta; ma il troppo frequente succedersi dei