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l'arte Prima — Alta Italia
ilei Governo posto nel centro delle isole facenti capo a Rivoalto, ed alle quali restò il nome collettivo di Venezia: Venefìae arum.
Stabilito così, coll'esame critico e logico dei fatti, storicamente il vero processo della formazione di Venezia, si può, per non generare confusioni nella cronologia, ammettere che l'anno 421 dell'era cristiana, se non fu veramente l'anno della fondazione di Venezia (sebbene accettato come tale senza discussione, sulla fede di un antichissimo documento apocrifo, da un gran numero di storici, segnatamente dei secoli XVI e XVII, che da quell'anno, imitando gli storici romani, cominciarono a contare la vita di Veneiine ab urbe condita), sia almeno ritenuto come punto di partenza del primo periodo storico, non tanto di Venezia città, quanto di quell'organismo od ente politico, militare, religioso, che col nome comprensivo di Venezia, dalla caduta di Roma alla Rivoluzione francese, compì nel corso di tredici secoli circa la propria parabola.
Primo periodo dal 421 all'813 — La leggenda su ricordata vuole fondata in quest'anno nell'isola (li Rivoalto, per opera di un pio uomo greco, la prima chiesa di Venezia, dedicata a San Giovanni; e da questo fatto si conta Vanno primo di Venezia. Ma già nelle altre isole fioriva la consociazione degli abitatori venuti dalle varie prossime parti del continente, ed il Governo si era costituito ed era validamente rappresentato da quei tribuni dei, marittimi, ai quali, mezzo secolo dopo o poco più, Cassiodoro. il romano ministro del barbaro Teodorico, dirigeva la famosa sua epistola da noi già altrove ricordata (Introd., pag. 3), cli'è il monumento più eloquente e di autorità irrefutabile della esistenza e della potenza di cotesta consociazione nel periodo della rovina romana e sul declivio del secolo V. I cronisti più antichi ed accreditati portano l'elezione dei primi tribuni marittimi, o governatori delle isole interne al 452 od al 453 d. C. ; ma forse la loro instituzione è anteriore a questa data d'assai, ed è ovvio credere che i nuovi rifugiati nelle isole lagunari, sia per imitare quelli che già vi erano stabiliti ab antiquo, sia nell'interesse della comune difesa, si uniformassero agli usi, alle forinole già trovati in origine. A tale ufficio venivano generalmente prescelti coloro che nelle abbandonate città avevano coperto pubbliche cariche od avevano ereditaria nelle famiglie loro la qualità di decurione ed il patriziato. Nelle gravi contingenze tutti i consociati erano chiamati a deliberare sulla cosa pubblica, e quelle assemblee generali erano con parola latina dette conclone od aringa (concio, arengo).
Dai tribuni, che già formavano colle loro famiglie una casta aristocratica nelle città romane, vennero parecchie di quelle famiglie patrizie che, allontanato man mano il popolo dal reggimento della cosa pubblica, costituirono quella oligarchia potente, la quale per oltre dieci secoli fu la padrona vera ed assoluta di Venezia.
A questo punto un grande dibattito si è fatto negli storici, a seconda delle loro tendenze e per lungo periodo di tempo, intorno al sapere se l'indipendenza di Venezia fu sempre completa, assoluta, tino da quegli antichissimi tempi. Secondo che gli storici furono amici o nemici della Repubblica, ammiratori di questa perchè cittadini veneziani o da Venezia beneficati e protetti, o denigratori della Repubblica per odio politico o per commissione dei potenti nemici che questa aveva in Europa, tale indipendenza fu sostenuta e negata, sovente anche con documenti, prove, argomentazioni non disprezzabili. Senza entrare nel secolare dibattito, ch'ebbe il suo periodo acuto nel secolo XVII, quando la Spagna assoldava ogni sorta di libellisti contro Venezia, e senza parteggiare per gli uni o per gli altri, che nel calore della discussione o nel fervore delle tesi esageravano in un senso o nell'altro contorcendo la verità ai loro intenti, è giusto riconoscere che Venezia, in questo primo periodo della sua vita politica, non potè dirsi assolutamente indipendente. Una certa padronanza sugli abitatori delle isolette lagunari è mostrata dalla lettera di Cassiodoro, che a