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l'arte Prima — Alta Italia
quarti di quest'opera grandiosa sono compiuti e a lavoro finito costerà al Comune oltre i milioni di lire.
L'area dell'isola è di metri quadrati 117.000, dei quali 100.000, impiegati ad uso esclusivo del Camposanto. capace di (ìO.OOO tumuli.
Sant Erasmo, — Questo isoione, superando in estensione l'altro già descritto, era detto anticamente
Lido Binnr.o. Abitato da vignaiuoli ed ortolani, aveva una chiesa parrocchiale dipendente dalla prepositurale di San Marco di Venezia, come si deduce da un atto del 1120. Più tardi diventò autonoma.
A Sant'Erasmo sonvi bellissime ortaglie, frutteti e vigne, i cui prodotti sono di quotidiano alimento ai mercati della città.
Altre isole lagunari vicine a Venezia sono quelle di Pellestrina, Murano, Burano. San Francesco del Deserto, San Giacomo in Palude, Torcello, Mazzorbo, ecc., ecc.; ma queste, essendo comprese nella circoscrizione dei Comuni omonimi, ci riserbiamo di parlarne paratamente quando verremo alla descrizione di quei Comuni.
LA REPUBBLICA DI VENEZIA
Cenno storico
La storia di Venezia non è soltanto la storia di una città illustre e grande per fasti d'ogni specie, civili e politici, per splendore d'arti, di lettere, di ricchezza di commercio: ma è anche la storia civile, politica, militare d'uno Stato potentissimo, che per otto e più secoli ha pesato in modo efficacissimo sulle condizioni politiche, più ancora che d'Italia, d'Europa. Dopo Roma, nessuna città al mondo può vantare una storia si grande, complessa, caratteristica, intimamente legata per lunghi secoli alla storia universale, come Venezia. Ed è perciò che, quantunque astretti dalla necessità dell'opera a sintetizzare per sommi capi, non è possibile esimerci dal dare a questo capitolo un certo rilievo.
Origini. — Concordi sono gli storici nelFaffermare che le isole della Laguna erano abitate da popolazioni di navigatori, trafficanti e pescatori, assai tempo prima che le invasioni barbariche distruggessero il mondo, l'impero romano; ma è del pari dagli storici più autorevoli ed accurati consentito ed accertato che la speciale e caratteristica fisionomia politica assunta dalle popolazioni lagunari nel processo dei secoli che accompagnarono e seguirono la caduta dell'impero romano, cominciò ad accentuarsi nel periodo delle invasioni barbariche, e segnatamente di quelle d'Attila e di altri barbari — i longobardi non esclusi — che, vegnenti dalla Pannonia e dalle regioni nord-est, dell'Europa barbarica per le valli delle Alpi Giulie e delle ('arniche, mettevano piede in Italia. In quella ricca regione primeggiavano diggià cospicue città, quali Aquileja e Padova — per dire delle due estremità del golfo adriatico — ed erano municipii, castelli, vichi importantissimi e ricchissimi, ove le campagne eran ricche di messi, di frutti, di derrate: regione che formava già da secoli parte importante ed integrante dell'Italia civile. Le popolazioni che l'abitavano, all'affacciarsi delle orde barbariche allo sbocco delle valli alpine nel loro territorio, vedendosi abbandonate da Roma, ormai impotente a difenderle e a proteggerle, dilaniata com'era dall'alternarsi delle congiure di palazzo colle rivolte dei pretoriani, ed avendo esse d'altra parte perduta pressoché totalmente l'avita combattività, stigma essenziale dei popoli che si sono assuefatti alla perdita della libertà, non seppero fare di meglio che rifugiarsi, con tutto ciò che poterono delle loro ricchezze mobili, sulle isole lagunari, ritenendole più sicure dagli attentati degli invasori, o perchè questi ne ignoravano l'esistenza, o perchè, nella furia della loro ondata devastatrice sopra Roma e le opime città dell'Italia romana, non potevano attardarsi sulla via per cacciarsi nel pelago malagevole delle paludi e delle isole lagunari, mancanti com'erano di ogni mezzo di navigazione e di ogni pratica nautica.
Le isole dapprima occupate dai fuggiaschi dovettero essere naturalmente quelle più vicine al litorale, non potendo essi troncare ogni rapporto colla terraferma, alla