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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   12G
   l'arte Prima — Alta Italia
   Mercurio: freschi ormai, puì troppo, perduti;— Contarmi-Fasan, a San Moise (fig. 7fi), antichissimo edificio serbante in gran parte il primitivo aspetto nei due piani superiori, il primo dei quali olire un verone di squisita bellezza, coi parapetti intagliati in istile moresco e nel quale la leggenda popolare, che nulla documenta, pose la dimora dell'eroina del terribile dramma shakespeariano, della gelosia — e il vicino palazzo Ferro nello stesso stile (fig. 77); — Giustiniani, poi Faccanon, a San Salvatore, contemporaneo alla fabbrica del palazzo Ducale e portante l'impronta tipica dello stile del Baregio e del Calendario; per l'importanza sua meriterebbe di far mostra sul Canal Grande ; notevole la facciata sul rivo della Fava; — Bollimi, sul rivo di Santa Marina, notevole per l'antichità sua datando dal 1310. l'istaurato, in quanto fu possibile, nel nostro secolo con lo stile primitivo; — Braga din, a San Giovanni e Paolo, eretto nei primordi del secolo XV: la fronte è in istile archiacuto, ornata di marmi orientali; le decorazioni sono lavorate con molt'arte. Le deturpazioni dei restauratori vi sono evidenti. Vuoisi che quivi dimorasse Marco Antonio Bragadin, l'eroico difensore di Fama-gosta ; — i,'forzi, al ponte dei Greci, eretto nel secolo XIV, con ricche decorazioni in istile archiacuto ed in marini orientali: notevoli i capitelli; fu restaurato dal Vittoria; — Cornavo, a Santa Fosca in Campo, eretto nel secolo XIV sullo stile, per quanto menomato dai l'istauri, facilmente riconoscibile del Baregio e del Calendario: ha colonne ed ornati in marmo greco.
   Nè questi che abbiamo paratamente descritti sono i soli edifizi che ricordino in Venezia l'èra di maggior voga dell'arco acuto. Molti altri edifizi e palazzi in questo stile, di minor mole dei precedenti, sorgono qua e là sui rivi, per le piazze, per le viuzze ed alcuni anche prospettano il Canal Grande. Il descriverli o l'enumerarli tutti ci porterebbe troppo fuori del compito prefissoci. Ci limitiamo quindi ad accennare come interessanti saggi della fioritura artistica fra il secolo XIII ed il XV in Venezia: sul Canal Grande i palazzi Orio, Barbero, Da Muda, Contar ini, Cozzi, Sagredo, Dandolo; sulla riva degli Schiavoni il palazzo Moliri, abitato un tempo dal Petrarca, com'egli stesso narra nelle sue Senili; a San Piaffaele il palazzo ritenuto in origine dei Foscari, < singolare per gli ornamenti traforati con infinito lavoro » ; ai Frari il palazzo Zeno, restaurato nella prima metà del secolo scorso con intelletto d'arte e ricco di colonne e di marini pregiati ; alla Madonna dell'Orto, la casa che fu del pittore Jacopo Tintoretto. Del medesimo stile è pure il chiostro dell'abbazia di San Gregorio (fig. 78). Aggiungasi, infine, che in parecchie recenti costruzioni in Venezia venne di preferenza dagli architetti adottato questo stile, che ha sì grandi esemplari in tutte le città, e che ò d'impronta, e caratteristica del tutto veneziana.
   Rinascimento (periodo di transizione). — E pur questo un momento assai interessante nella storia dell'arte, non solo in Venezia, ma in tutta Italia, nel quale dalla efflorescenza compiuta dall'arte gotica o neogotica si evolvono le nuove formule che conducono alle meraviglie architettoniche del rinascimento. Come ogni manifestazione dell'arte, anche questo periodo assume in Venezia un carattere, un'impronta affatto speciale, di cui vi sono rimasti come tipi più notevoli gli edifizi seguenti:
   I tre palazzi Zeno (Santa Maria dei Gesuiti). — Ne fu fondatore ed insieme architetto, come ne assicura il Sansovino, Francesco Zeno. L'aspetto di queste fabbriche formanti un sol corpo è variato e fantastico: parte inspirato alle tradizioni archiacute, allora sempre forti in Venezia, parte alle innovatrici creazioni dei Lombardi che sul principio del secolo XV, quando questo edifìzio sorse (1530), cominciavano già a manifestarsi poderosi, trovando largo consenso nel gusto del pubblico.
   Sembra che il lombardo Serlio abbia coadiuvato lo
   Zeno a quest'opera davvero insigne, compiuta verso il 1539, presentando un ri escito innesto dei vari siili. Nei particolari sono lodatissime, per finitezza di lavoro, le mensole reggenti i pogginoli, gli stipiti delle porle e le decorazioni in genere.
   Dipinsero a fresco la facciata del palazzo lo Schia-vone, Jacopo Tintoretto e secondo alcuni anche il Pordenone; ma ditali dipinti non veggonsi ora che traccie sbiadite e quasi perdute. La famiglia Zeno diede uomini illustri alla patria, fra questi l'ammiraglio Carlo, celebre nelle guerre sostenute nei mari d'Oriente