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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   168 Parte Prima - Alta Italia
   redimendo il cornicione cogli elegantissimi archetti, che mi fulmine aveva pressoché distrutti, sopprimendo un poggiuolo che vandalicamente era stato, senza ragione, appiccicato ad una finestra del pianterreno, e ripristinando le parti interne del palazzo, deturpate dai replicati successivi adattamenti, allo stato primitivo.
   Palazzo Cavalli fa San Vitale, Canal Grande). — E uno dei più grandiosi e caratteristici palazzi di Venezia, fra quelli che rendono il Canal Grande incomparabile. Fu costrutto nel secolo XIII e rispecchia, tenuto conto delle minori proporzioni nei particolari decorativi, il palazzo Ducale. E specialmente da ammirarsi nella parte centrale la ricchezza dei colonnati, dei poggioli e di tutta 1 ornamentazione veramente fastosa. 1 ristauratori dei secoli decadenti ed un po' anche del nostro avevano in molte parti deturpata l'artistica bellezza di quest'edifizio ; ma i lavori di ripristinamento fatti eseguire dall'ultimo ed attuale proprietario — il barone Franchetti dianzi ricordato — hanno dato al palazzo l'originario splendore.
   Della parte nuova aggiunta al palazzo è lodata assai, come fedele riproduzione dello stile, l'ala destra, compiuta dall'ing. Manetti. veneziano ; mentre non del tutto armonico col carattere dell'edilizio è il fastoso scalone, disegnato dall'architetto Camillo Boito ed eseguito sotto la direzione del prelodato .Manetti. Questo palazzo mutò sovente di proprietà ; le famiglie che più vi dimorarono furono quelle dei Cavalli e dei Cus-soni. Dalla prima anzi prese e serbò il nome. Nella prima metà del nostro secolo fu abitato dal marchese Alessandro Pepoli, poeta, musicista, mecenate d'artisti, amico singolarmente di Rossini e di Bellini, pel quale compose libretti d'opera, c che nella gran sala di ipiesto palazzo dava rappresentazioni teatrali ed accademie musicali. Morto quivi il Pepoli vi prese dimora l'arciduca Federico d'Austria, che pure vi morì. Fu acquistato in seguito dal famoso pretendente al trono di Francia col nome di Enrico V, più conosciuto nella storia contemporanea col nome di conte di Chambord ; morto il quale, fu acquistato dall'attuale proprietario, il ricchissimo barone Franchetti.
   Palazzo Giovanelli, già flouà o Donato (Santa Fosca). — È pur questo un cospicuo edilìzio della Venezia antica, ritraente in gran parte dello stile del palazzo Ducale, tanto che lo si volle tracciato colla stessa sesta di quello da uuo dei suoi più celebri architetti, o il Boseggio o il Calendario. Ridotte le proporzioni, sono simili a quelle del palazzo Ducale le t'orine, e come in quello arditissimi gli angoli sorretti da una sola colonna.
   Il corpo di mezzo, del pian nobile, deturpato dai affazzonatoti del secolo barocco, venne, con molto senno e criterio d'arte, ridotto al primitivo stato verso la metà del nostro secolo dal chiarissimo arch. G. B. Meditila, il quale, in pochi mesi, regolava la facciata principale; creava, in istile gotico, la nuova scala elittica; dava nuova e più comoda forma al cortile ed al pian nobile; abbelliva gli appartamenti, chiedendo il tributo delle altre arti. Cosi \cimerò rifiuti i ma-
   gnifici soffitti a oro, a intagli, a stucchi policromi ; i pavimenti a musaici, le pareti adorne di affreschi e di quadri pregevoli. Mei maggior appartamento munifici proprietari raccolsero in gran copia oggetti d'arte antica e moderna, porcellane, arazzi, avorii, dipinti dello Zocca, del Querena, dell'Iiiduno, del Molmenti, intagli del Brustolon ; marmi diversi, tra cui il Colombi>, opera colla quale si rivelò per la prima volta il genio artistico di Giulio Monteverde ; quadri antichi, tra cui un prezioso San Rocco di Tiziano ed un preziosissimo Giorgione, nel quale il caposcuola veneto si è ritratto insieme alla sua famiglia in un vaghissimo paesaggio, nel fondo del quale veggonsi le torri del patrio Castelfranco ; ed altri non pochi portanti le sigle di Giovanni Bellini, Paolo Veronese, Paris Bordone, Pietro Tempesta, Tintoretto, Borgognone, Giacomo Da Ponte, Antonello da Messina, Giovanni Contarmi, ecc. Magnifica la sala da ballo, architettata dallo stesso Meduna e giudicata, oltreché fra le più ampie, delle più belle di Venezia, che pure di sale splendide non ha penuria.
   Palazzo Bernardo, ora Danieli (Riva degli Schiavoni). — Anche questo palazzo, che in origine fu dei Dandolo, poscia dei Mocenigo e quindi dei Bernardo, fu eretto nel secolo XIV sullo stile del non lontano palazzo Ducale. I ristauri ed i rifacimenti subiti nel corso dei secoli ne alterarono assai la primitiva semplicità e purezza di linee; e ad esso manca ancora la fontina di un coscienzioso ristauratore quale toccò — col Meduna — al palazzo Giovanelli. Nella prima metà del nostro secolo venne trasformato in albergo ed essendo tuttora adibito a tale uso ben difficilmente potrà avere quel ristai.ro artistico che, pel suo stile e l'importanza sua nel passato, meriterebbe.
   Palazzo Foscari (San Pantaleon in Volta di Canal) (fig. 74). — È uno degli editìzi più notevoli del Canal Grande, sia per la sua grandiosità, sia perchè tignandosi nel punto ove la grande arteria acquea di Venezia fa gomito, lo si vede agevolmente a grande distanza da ambo i rami. Fu eretto con grandiosità d'intendimenti dalla famiglia Giustinian nella seconda metà del secolo XIV, nello stile che allora primeggiava in Venezia e che aveva il suo esemplare massimo nel palazzo Ducale. In origine era a due piani e nella parte centrale spiccava come ornamento essenziale la doppia loggia ad archiacuti, loggia splendidamente lavorata di fregi e d'intagli in marmo. La Repubblica, come gioiello d'arte, lo acquistò per 6500 ducati onde farne dono a Gian Francesco Gonzaga duca di Mantova, che, in diverse guerre, specialmente col ducato di Milano, aveva condotto le armi della Serenissima alla vittoria, contribuendo all'ingrandimento del dominio di terraferma. Più tardi, dopo essere passato anche per le mani dello Sforza, il palazzo ritornò in possesso del Senato, il quale lo mise all'incanto. Fu comprato da Francesco Foscari, patrìzio e capitano veneziano, assunto poi all'onore supremo del dogado. Il Foscari fece aggiungere il terzo piano, pel quale l'edilìzio spicca e sovrasta fra tutti gli altri che gli sono vicini. Architetto