Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincia di Venezia', Gustavo Strafforello

   

Pagina (166/387)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (166/387)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   12G
   l'arte Prima — Alta Italia
   Archivio di Stato (convento dei Frari). — È, nei riguardi della storia, della diplomatica, della legislazione, uno dei più famosi ed importanti del mondo.
   Il governo della Repubblica tenne sempre — per quanto i metodi e le contingenze dei tempi permettevano — con cura gelosa e scrupolosa l'archivio dei proprii atti e se, nella continuità d'oltre dieci secoli che v'ha in questo, si riscontrano lacune, non deve imputarsi all'incuria od imprevidenza di quel governo, ma a fortuiti e disgraziati accidenti, come gli incendi replicati dai quali il palazzo Ducale e la basilica di San Marco ove le carte custodivansi, ebbero a soffrire ; le manomissioni colpevoli in tempi turbolenti, la confusione nella quale, coi nuovi ordinamenti, tra la fine del secolo scorso ed il principio del nostro, fu gettata ogni cosa pertinente allo Stato veneto, quasi considerata come rea nuilius.
   Al tempo della Repubblica ogni, magistratura od ufficio aveva il proprio archivio particolare, all'ordine ed alla custodia del quale era deputato un archivista, uu notaio od altro impiegato speciale, secondo l'importanza dell'archivio o del Magistrato da cui dipendeva.
   Tutti gli atti degli archivi erano segnati col nome di filze e registri. Le filze erano gli atti originali secondo l'ordine dì data e rilegati in volumi. Le materie contenute nelle filze si copiavano nei libri detti registri, che, collaudati e sottoscritti dai segretari, erano considerati come autentici.
   Fra i registri più importanti della Repubblica si contano in priinu luogo i Capitolari del Maggior Consiglio, dei Pregadi, dei X, perchè contengono le leggi, il diritto, gli attributi e privilegi dei magistrati. In secondo luogo si noverano le filze ed i registri disposti cronologicamente delle magistrature speciali. In terzo luogo notatisi le filze ed i registri delle Consulte ilei magistrati soggetti al Governo ed a questo rassegnate o da lui domandate. Altri registri portavano il nome di notatorii, perchè in essi si raccoglievano le scritture reputate, per varie ragioni, utili od importanti.
   In tal modo erano ordinati gli archivi veneziani al tempo della Repubblica e le lacune che in esse si riscontravano — data la congerie dei documenti che va dall'8S3fino al 1797 —sono ad imputarsi, nel maggior numero, alle cause anzidette d'incendi e ili calamità pubbliche e talvolta anche alla poca diligenza degli archivisti nel compimento del loro dovere. Ma comunque, il danno maggiore gli archivi veneziani lo ebbero dagli sconvolgimenti, dal continuo mutarsi di uomini e d'ordinamenti, di leggi e di dominatori che seguirono la caduta della Repubblica di San Marco.
   Per parecchi anni, dall'avvenuio mutamento politico veneto, furono collie abbandonati ; gli impiegati che dapprima le curavano vennero surrogati da alili o stranieri od allatto ignari della materia, o niente del tutto penetrati dalla utilità della conservazione di quelle vecchie e polverose carte. Poi si vollero creare nuovi metodi di ordinamento, di divisione, sicché avvenne un trasloco tumultuario di carte, delle quali molte si mandarono perfino a Milano.
   Solo nel 1807 il governo del Regno Italico pensò utile cosa troncare la baraonda degli archivi e provvedere. nell'interesse della storia, degli studiosi e del pubblico, ad una nuova, razionale, definitiva sistemazione degli archivi, che venne basata su tre grandi divisioni, cioè Archivio politico, giudiziario e demaniale, nei quali si cominciarono a raccogliere gli atti pubblici del governo veneto, del democratico e dell'austriaco.
   Ma quest'opera era appena iniziata che nuovi avvenimenti politici, col precipitare della fortuna napoleonica, condussero Venezia sotto la dominazione austriaca, la quale solo a cose più caline, nel 1818, cominciò a dar inailo all'ordinamento degli archivi, chiamando all'uopo, in qualità di direttore generale degli archivi, il dott. Jacopo Chiodo, in materia espertissimo e che era già stato compilatore delle leggi venete. Al Chiodo si deve l'ordinamento fondamentale dell'Archivio veneto ed il Piano sistematico da lui tracciato serve ancora di guida a chi vuol conoscere l'ordine generale degli archivi, il loro numero, le classi delle materie e tutte le indicazioni necessarie alla ricerca dei documenti da compulsare e da studiare.
   Data pure da allora il collocamento dell'Archivio nel locale del soppresso convento dei Frari, presso la chiesa di Santa Maria Gloriosa. L'edilìzio è grandioso per il numero dei locali e perle proporzioni ed ha due chiostri: l'uno del Palladio e l'altro del Sansovino.
   L'Archivio è contenuto in 298 fra sale e stanze ed il numero fra volumi e filze è nientemeno che di 12.000.000.
   Giusta il Piano sistematico, ideato dall'ordinatore Jacopo Chiodo e seguito quasi senza varianti dai suoi successori, gli archivi sono divisi in quattro riparti; ogni riparto in divisioni e queste in archivi propri ed in sezioni, e finalmente le sezioni in classificazioni.
   Il primo riparto ha quattro divisioni. La prima abbraccia sei archivi generali del veneto governo, cioè : 1. Cancelleria ducale; 11. Cancelleria segreta; 111. Consiglio dei X; IV. Compilazione delle leggi ; V. Consiglio dei XL al Criminale; VI. Cancelleria inferiore.
   La seconda divisione comprende gli archivi delle venete magistrature.
   La terza gli archivi di varie Comunità e luoghi della provincia veneta.
   La quarta gli archivi del Governo democratico.
   11 secondo riparto ha quattro divisioni : la prima contiene gli atti austriaci dell'epoca prima; la seconda gli archivi italiani; la terza gli atti austriaci dell'epoca seconda; la quarta i documenti del Governo italiano dal 1806 al presente.
   Il terzo riparto ha sei divisioni contenenti gli archivi giudiziari, cioè veneti, democratici, austriaci, italiani; poi austriaci dal 1815 al 1866 ed italiani.
   Nel quarto riparto è l'Archivio notarile.
   I documenti vanno dall'anno 883 al tempo presente.
   Una rapida corsa fra i riparti darà al lettore un'idea del prezioso materiale storico radunato in questo Archivio ed in ispecie per quello che si riferisce al Governo veneto.