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l'arte Prima — Alta Italia
Candelabri in bronzo; palle orientali da profumi; secchielli, piatti ed altri utensili persiani, lavorati a rabeschi ed ageminati in argento ; frammenti ricostituiti dai bassorilievi ed altre oggetti artistici già appartenenti alla cappella del Rosario in San Zanipolo, minati dall'incendio del 15 agosto 1867, nel quale andò distrutta la grande e famosa tela del San Pietro Martire, del Tiziano.
xii. Ceramiche, Vetri e Smalti. — Bellissima collezione di maioliche antiche, di vetri, di cristalli, di musaici, di smalti, fra i quali taluno singolarissimo di Limoges, ecc.
Nelle sale seguenti si hanno :
XIII. Scolture in legno, in avorio, in altre materie, dei secoli XVI, XVII e XV1I1. fra cui molte del Bru-stolon e suoi allievi; cammei, gemme, lavori in pietra dura, ecc.
XIV. Raccolta di Portolani ed autografi : fra i primi ve ne sono degli antichissimi, tra cui quello di Pietro Visconti, composto nel 1318. Fra i manoscritti ve ne hanno di Marco Cavalli (1530), di Pietro Aretino (1547), di Francesco Sansovino (1564), di Filippo di Spagna (1568), di Sebastiano Venier (1571), di Paolo lfomusio (1575), di Gaspare Gozzi (1783), di Carlo Goldoni (1790), di Ugo Foscolo (1816) e di moltissimi altri.
XV. Quadri antichi di varie scuole, di cui taluno di Gian Paolo Veronese, di Marco Palmezzano, Galeazzo Campi, Cosimo Torà, dei Vivarini, del Catena ed altri d'ignoto autore, ma per fattura assai pregevoli,
XVI. Oggetti rari, tra cui scolture del Rinascimento e quadri di autori ignoti, rappresentanti fatti storici o costumi o località della Venezia antica, ora trasformati o del tutto scomparsi.
Seguono tre sale contenenti stampe in legno ed all'acquaforte dei migliori autori nel genere, o disegni portanti i nomi di Mantegna, Raffaello Sanzio, Andrea Dal Sarto, Tiziano, Tintoretto, Veronese, Palma il Vecchio, Annibale Caracci, Michelangelo da Caravaggio, Salvator Rosa, Vati Dyek, Luca Giordano, G. B. Tempesta, Tiepolo, Cignaroli, Ferrari, ecc. ; modelli, lavori del Canova ed oggetti vari che appartennero a questo artista; al pianterreno raccolta importante di scolture e bronzi delle epoche greca, romana, assira, egiziana; terrecotte, la statua colossale di Marco Agrippa, che già appartenne al Pantheon di Roma e fu portata a Venezia dal cardinale Grimani, splendido lavoro del buon secolo dell'arte romana; sponde o vere da pozzo in marmo o pietra istriana, dal secolo Vili al XVIII; bassorilievi del medioevo e del Rinascimento ; leoni veneti in quantità ; pietre sepolcrali e la colonna infame, eretta alla memoria di Bajamonte Tiepolo, capo della famosa congiura, che segnò uno dei punti storici nella lunga vita della Repubblica veneta, ecc.
Nei locali dell'attigua casa Correr fu disposta una copiosa collezione di oggetti, lihri, stampe, cimeli, Jocumenti riferentisi al periodo dal 1814 al 1860 e sopratutto al gloriosissimo periodo della rivoluzione
veneziana del 1848-49. Fra le molte, ed interessantissime. cose esposte citiamo : gli atti del governo di Venezia del 1848-49 ; i documenti della polizia austriaca; il leone di San Marco, che servi d'insegna agli arsenalotti nella sommossa del marzo 1848; stilo della bandiera dei marinai veneti nel 1848-49; sigilli vari : monete, e, biglietti del prestito del 1848-49; uniformi armi, cimeli, memorie del memorabile assedio, ccc
Scuola di San Rocco (nel Campo omonimo^. — Già parlando della chiesa di San Rocco (vedi pag. 94) abbiamo detto delle orìgini della ricca Arci confraternita o Scuola che a questo santo intitolavasi : ora ci resta a dire, dell'edilìzio che — la chiesa a parte — fu sede di tale Congregazione e che per la sua magnificenza architettonica e per i capolavori d'arte che contiene può considerarsi per un istituto, un museo di belle arti. L'Arciconfraternita o Scuola di San Rocco era una delle maggiori esistenti in Venezia, la più doviziosa e potente; naturale che volesse primeggiare anche nello splendore e nella grandiosità dell'edilizio in cui teneva le proprie riunioni. Questo sorse attiguo alla chiesa del santo titolare su l'area di alcuni fondi espressamente comprati nella località detta di Castel-forte, intorno al 1516. Chi ne abbia dato il disegno non è noto ed in proposito corsero le notizie le più erronee. 11 Ridolfi la dice opera del Sansovino, il che è assolutamente da escludersi ; Coronelli ed il Carle-varis l'attribuiscono, senza alcun fondamento, a Sebastiano Seri io; il Temanza la dice opera di Sante Lombardo ed è questi che più si accosta al vero, in questo senso, che molto probabilmente il disegno fu dato da un maestro lombardo e che nei primordi della fabbrica lavorò Bartolomeo Buono Lomhardo, padre di esso Sante. Quest'opinione è la più accreditata e lo studioso abate Sante della Valentina scrive: o Dal « 1505 al 1517, cioè dal tempo che si acquistarono « i fondi a quello della erezione, che mai dir saprebbe, « in mancanza di documenti positivi, quanti studi avrà « fatto la deputazione dei confratelli a ciò destinata « nella scelta del modello da eseguirsi ; quanti consulti « unitamente ai più famosi architetti d'allora avrà te-« nuli, affinchè l'erezione adeguasse il nobile divi-« samento e quale di quegli architetti riportasse il
Dalle indagini fatte dallo stesso scrittore risulterebbe che, chiamato Bartolomeo Buono all'esecuzione di questa fabbrica (11 gennaio 1517), l'atto della sua nomina a tale ufficio dà per deciso che fosse già pienamente stabilito il disegno da eseguirsi e che il Buono fosse da ritenersi come l'esecutore di un disegno esistente e non l'inventore di un nuovo disegno : tanto è