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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Venezia mi
   codici manoscritti greci, latini, italiani, alcuni inediti, fra cui un poemetto dello scolastico Apatia, esemplare ritenuto unico. Anche Aldo Manuzio aveva destinata alla Repubblica, che tanto lo aveva beneficato, la sua raccolta di codici e manoscritti, che aveva servito di testo alle classiche sue edizioni. Ma, morto il grande tipogralo in Roma, i creditori s'impossessarono d'ogni cosa sua. che andò venduta, divisa, dispersa. Nel 1603, iolendo dare un sempre maggiore incremento alla patria Biblioteca, il Senato ordinò che una copia di qualunque libro si stampasse iti Venezia e domini vena si depositasse alla Biblioteca di San Marco ed assegnò la dote di 300 ducati annui da spendersi dai sovraintenJénti della Biblioteca in acquisto di libri stranieri.
   Altri doni di raccolte e di opere preziose vennero Oei secoli X\ Il e Xì 111 da studiosi ed appassionati collezionisti, quali il dott. Antonio de' Vescovi, il sacerdote Gaspare Venturi Lonigo da Este, il senatore Pietro Morosini, nelle donazioni del quale è compreso il preziosissimo codice autografo di Nicolò Manuzzi, medico e viaggiatore veneziano, contenente particolari ed esatte notizie storiche intorno ai Mongoli da lui visitati ed assai interessante per la lunga pratica ch'ei lece della favella dei Tartari, profondamente conosciuta. Giambattista Recauati, gentiluomo dottissimo, nel 1731 legò alla Marciana la sua libreria, ricca di codici greci, di commentari biblici e d'opere dei Santi Padri, di codici latini, di storia e lettere, italiani di storia e poesia. Il senatore Domenica Pasqualigo donava la sua copiosa collezione di incunabuli, di libri a stampa, una rara raccolta di commedie volgari. Papa Iìezzonico (Clemente XIV) legava alla patria Biblioteca la raccolta delle opere di Benedetto XIV (Lainbertiui), suo predecessore, e nello stesso periodo la Biblioteca si arricchì del manoscritto autografo della Storia del Concilio Tridentino di Fra Paolo Sarpi.
   Fin da quando i libri donati dal Bessarione erano custoditi nella.sala delta dello Scrutinio al palazzo Ducale, sebbene non fossero a disposizione del pubblico, la Signoria permetteva agli uomini di studio e di lettere di usarne liberamente non solo, ma li prestava loro per mi tempo indeterminato e li lasciava talvolta uscire dalla città Così è certo che alcuni codici furono mandati a Firenze a Lorenzo de' Medici, che li aveva richiesti per farne trarre copia; altri rie ebbe Giovanni Pico della Mirandola; altri Bernardo de' Rucellai, ambasciatore fiorentino presso la Serenissima. Cosi Nicolò Leonico Tomeo, instauratorc della filosofia aristotelica, ed altri. Ma perchè taluno di quei codici non fece più ritorno, il Senato, nel 1500, emise ini decretn clic ne proibiva la consegna ed il trasporto ftitiri della Biblioteca. Andrea Navagero, Marco Manuzio e Pietro Bembo in ispecie si diedero alla ricerca dei codil i non restituiti ; taluno potè essere rintracciato e ricuperato dopo molti aitili e dopo il passaggio p< r tni'lti' ninni; altri andarono perduti, come il celebre l/aHato di N costrato sul Senato romano. 11 Senato tntlavi,i derogò al proprio decreto, quando, richiesto
   da Leone X, mandò a Roma alcuni codici, perchè fossero ricopiati ad uso della Biblioteca Vaticana.
   Sulla line del secolo passato e sul principio del nostro la Biblioteca Marciana si arriccili, oltreché pei legati di cospicue collezioni private — quali le biblioteche Giustiniana, Zuliana, Farsetti, Nani — di molti codici e libri a stampa, venuti dalle librerie delle soppresse corporazioni religiose e scuole o confraternite granili e piccole della città, specialmente quelle dei Domenicani, dei Santi Giovanni e Paolo, di San Pietro martire a Murano e della Certosa. In questa circostanza la Marciana si arricchì di codici antichi preziosissimi tra i quali figurano come testo unico il codice De Nuptiis Philolagiae et Mercuriis di Marziano; Mineo Felice Capello, fregiato di meravigliose miniature; il De Bello Punico, di Silio Italico; il libro dell/lrcA»'-teclura, di Antonio Avernlino, che già avevano fatto parte della biblioteca di Mattia Corvino re d'Ungheria; una Bibbia del secolo X, in pergamena, in 4 volumi in-folio imperiale, con iniziali miniate in oro ed a colori; il famoso breviario Grimani, con squisite miniature di Giovanni Humsing, Gherardo da Gand e Luciano da Anversa.
   Al principio del secolo la Biblioteca Marciana contava 12.000 volumi stampati ed 8000 tra codici e manoscritti diversi, senza dire d'un gran numero di pergamene, autografi, lettere, diplomi, stampe, medaglie, disegni, dipinti, carte, tavole e miscellanea in genere. Nel 1846 il mimerò dei volumi era di oltre 100.000 ed attualmente è raddoppiato.
   Fra i bibliotecari o sovraintendenti celebri che ebbero a custodire la Marciana vanno ricordati : Marco Antonio Salicilico ; Andrea Navagero; il cardinale Bembo; Bernardino Loredan; Luigi Gradenigo di Andrea ; Battista Nani, storico ; Marco Ferrarmi, innalzato poscia alla dignità dogale; Girolamo Soranzo; Antonio Marco Zanetti e l'abate Jacopo Morelli, grecista famosissimo ; ed altri di minor fama.
   Museo Archeologico. — Nelle stanze che servivano di alloggio particolare al doge nel palazzo Ducale fu allogala una ricca collezione di oggetti artistici e di valore storico, già posseduti dal governo veneziano od in altra guisa, nel nostro secolo, pervenuti in possesso della città. Notevoli parecchie statue greche antiche, portate dai Veneziani al tempo delle loro guerre e conquiste m Oliente, rappresentanti i Dio-i(uri. Mi tarpa. Fauno, Bacco, Apollo citaredo, una sacerdotessa, Fscuìapio, due Mane ed altre di minor pregio. Vi sono poi marmi e scoltnrc o frammenti di sculture ilei basso Impero, romane e bisantine, del medioevo, del rinascimento ; monete e medaglie greche, romane, bisantine, veneziane, lombarde, straniere; monete e punzoni della zecca veneta; sigilli dogali o d'altri magistrati della Repubblica ; bronzi ili varie epoche, tra cui tre galli, che vuoisi appartenessero al gruppo collocato da Aitalo di Pergamo nell'acropoli di Atene, ed insieme a tante altre spoglie portate dal Pireo quando i Veneziani se ne impadronirono. Notevolissimo cimelio è il Mappamondo, costrutto da