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Parie Prima — Mia Italia
G. B. Cima da Conegliano, Gian Francesco Cerato, Vincenzo Catena, Marco Basaiti, Giovanni Buoncon-sigli, Paolo Zoppo, Antonello da Messina, Andrea Mantegna, Cosimo Tura, Bartolomeo Vivarini, Sebastiano Florigerio, Boccaccio Baccaccini ed altri.
XVIII. — Dipinti di Bartolomeo, Giovanni, Antonio ed Alvise Vivarini : artisti tutti che tengono posto importante nel processo evolutivo della scuola veneziana.
XIX. Sala del Brustolo;- — Nella quale si conservano molti lavori d intaglio ni legno ed avorio del celebre scultore Andrea Brustolo»; creatore in questa maniera di lavori d'un genere tutto suo speciale e caratteristico.
XX. Sala della Presentazione. — Questa sala, che un tempo era chiamata Albergo della Scuola della Carità, ha uri magnifico solhttu a cassettoni in legno intagliato e dorato. Vi si ammira il grandioso quadro di Tiziano Vecellio dipinto nel 1538, nel miglior momento dell'attività artistica di Tiziano, ed ha per soggetto la Presentazione di Maria a! tempio. Fu dipinto per la Scuola della Carità e lin d'allora per essere collocato in questa sala \i sono inoltre dipinti di Giovanni d'Alemanna, di Antonio da Murano e della scuola dei Vivarini, pregevolissimi tu ti i.
Biblioteca Marciana. — Ila sede, ancora por poco, nel palazzo Ducale e viene, mano a mano che si compiono i necessari lavori di adattamento, trasferita nel palazzo della Zecca. Essa è una delle più importanti non solo d'Italia, ma d'Europa.
Il fondatore della Biblioteca Marciana può dirsi Francesco Petrarca — che lin dal suo tempo propugnò e promosse l'uso delle pubbliche librerie — il quale, per dimostrare la sua affezione al governo dei Veneziani e ad alcuni gentiluomini di quella città coi quali aveva dimestichezza di vita e comunanza di studi, ancor vivente, nel 1362, regalò alla Repubblica molti dei suoi libri o codici, formanti il buono ed il meglio della sua biblioteca. Il Senato, riconoscente, destinava al grande poeta per sua dimora, quando celi avveniva di recarsi in Venezia, il palazzo delle Due Torri, presso al monastero di Santo Sepolcro.
Quali fossero i libri petrarcheschi clic formarono il primo nucleo della Biblioteca Marciana ora non è più possibile determinare, perocché i più alitici codici non serbano alcun indizio a cagione delle avarìe subite nel tempo (273 anni) nel quale furono, senza essere curati, chiusi in una stanza disadatta ed umida della basilica di San Marco.
Ma la principale ricchezza di questa Biblioteca, in fatto di codici, documenti e libri antichi, venne da Bessarione da Trebisonda, arcivescovo di Nicea nel Concilio fiorentino e crealo cardinale da Eugenio IV, papa. Stabilitosi in Póma e venuto più volte a Venezia ambasciatore di Pio II (Enea Silvio Piccolomini), il dotto prelato si era singolarmente affezionato a questa città, per modo che, dopo essere rimasto alquanto dubbioso se dovesse lasciare la sua librerìa a Roma o a Firenze od a Venezia, si decise per quest ultima,
mosso anche dal consiglio di Paolo Morosini, amicissimo suo e uomo di molle lettere, — Nell'anno 1468 il Bessarione fece la splendida donazione accompagnandola con una lettera nobilissima, nella quale, dopo avere accennato alla rarità dei suoi codici ed alle lunghe cure che gli costarono il procurarseli,manifesta il desiderio che le diverse nazioni, ed i Greci principalmente, di lontani paesi, approdando in Venezia e si avvisino di entrare in un'altra Costantinopoli ». Nè pago di ciò volle accrescere l'offerta con tutti quei libri che andava man mano procacciando.
Quest'atto di sapiente generosità arricchì Venezia di inestimabili tesori, sia per la copia e la rarità dei codici greci manoscritti che il Bessarione aveva, e prima e dopo la caduta dall'Impero d'Oriente, raccolti sì in Grecia che nella bassa Italia, ove i Greci avevano a lungo dominalo e lasciato memorie ; sia per alcune opere prima d'allora non conosciute, come il poema del tebano Calisto i versi di Quintio Calabro ed anche per la nitidezza e correzione con cui — non badando al grave dispendio — lo stesso Bessarione aveva fatto ricopiare i codici più antichi e deteriorati dai celebri amanuensi Giovanni Argiropulo, Michele Apostolo e Giovanni Roso. Non v'ha quasi scienza sacra e profana die nella biblioteca Nicena — raccolta dal Bessarione — non vanti opere di ottimi autori e di curioso argomento. Ricchissimo poi è il materiale greco in fatto di testi biblici, di commenti scritturali, di controversie teologiche, di storia ecclesiastica, di giurisprudenza, di filosofia, di medicina, di matematiche, di poesia, di grammatica e di storia, riunito in questa parte della libreria del Bessarione. Minor pregio hanno le opere latine raccolte dal Bessarione e donate alla Repubblica veneta; ma tuttavia, olirei codici autografi del cardinale stesso, interessanti specialmente per gli scrittori di cose ecclesiastiche, per le quistioni teologiche e di diritto canonico che vi sono trattate, vi sono numerosi codici del secolo X, ai quali si deve se tanta parte delle lettere, della filosofia e delle scienze antiche si è conservata e diffusa arrivando fino a noi.
Questo legato, insieme a quello dei codici e libri lasciati dal Petrarca e custoditi in una stanza della Basilica, forma un cospicuo materiale che occupava molte stanze del palazzo Ducale. Essendo però questo palazzo necessario al sempre maggiore estendersi dejjli uffici pubblici, il Senato, sul principio del secolo XVI, riconobbe la necessità di costrurre un edilìzio apposito per la custodia ed il più utile collocamento della Libreria. Così fu ordinata al Sansovino la costruzione dell'edilìzio della libreria, già descritto, e che sulla Piazzetta fa degno riscontro al palazzo Ducale (fig. 72).
L'esempio primissimo del Petrarca e del Bessarione poscia trovò in seguito numerosi imitatori. Citiamo i principali : Melchiorre Gualandino da Padova, semplicista pubblico, lasciò, nel 1589, alla Repubblica la sua biblioteca, più mille scudi per il rifacimento degli scaffali necessari. Nel 1595 Jacopo Contarmi da San Samuele, cultore delle lettere e delle scienze, lasciò alla Repubblica ordigni matematici, pitture, disegni, molti