12G l'arte Prima — Alta Italia
Clic navigli nun ponilo, e in quella vece Chi fa suo legno nuovo e uhi ristoppa Le coste a quel che più viaggi fece ì
Citi tiballe da proda e chi tla poppa; Alili fa remi, ed altri volge sarle Chi terze ruolo ed arlimon liuto; pa :
Tal, non per fuoeo, rn.i per divina arte Umilia bggiush una pegola spessa, Che iuviscava la ripa d'ogni park'.
Com'è ilari», Dante, nelle peregrinazioni ilei suo esilio, fu pili volte in Venezia per gravi ottici e Puh ima, poco prima della sua morto, vi fu ambasciatore di Guido da Polenta, signore di Ravenna, presso il quale il grande, profugo ospitava. Ila questi versi, clic rispecchiano al vivo un'impressione subita e sentita, .ippare evidente clic i magistrati veneti, per quanto gelosissimi e difficili all'introdurre » stranieri » nel loro Arsenale, 11 un avevano considerato per tale il poeta sonimi) ed avevano concesso die tanto uomo visitasse quella die allora era considerata per ima delie granili meraviglie del secolo. E Dante ri numerò degnamene la cortesia dei magistrati veneti, consacrando all'immortalità del suo poema l'impressione da lui subila nella grande officina,
Dante era da poco morto quando, nel 1325 l'Arsenale fu nuovamente ampliato, coll'aggiunta di quel recinto che è detto Arsenali! nuovo, e d'allora fu ini crescendo continuo. Nel 1473 fu aggiunto un nuovo spazio, uno specchio d'acqua a nord, detto Arsenale nuovissimo; nel 1519 furono eretti i cantieri coperti del riparto delle Galeazze ; nel 1564 il canale delle Galeazze e la vasca; indi, a più riprese, nei secoli seguenti, a seconda delle mutate esigenze dei tempi e delle costruzioni, vi furono nell'Arsenale ampliamenti, modificazioni, trasformazioni, impianti di nuove officine, ecc. Durante il Regno Italico un nuovo ampliamento fu dato all'Arsenale, coll'aggiungervi la soppressa chiesa e convento delle Celestie ; e l'Austria l'ingrandì e riformò più volte, segnatamente nel 1820 e nel 1828, e. fin dal 1860 — prima che tutte le sue cure volgessero a 'I rieste ed a Pula — ne fece il vivaio della propria marina, \nclie il Governo nazionale volse speciale cura a questo grande arsenale, al quale si collegano tanti fasti gloriosi pei la marineria italiana; e di ampliamenti e di miglioramenti ne fece, dopo quello di Spezia, il maggiore d'Italia ed uno dei più importanti, per ampiezza e perfezionamenti, del mondo.
Attualmente, tra tettoie, manufatti, cantieri coperti e scoperti, officine, piazze, specchi acquei, bacini, canali, darsene, dock, 1' arsenale di Venezia occupa una superficie di circa 320.000 metri quadrati, circoscritta da un muro di cinta merlato per quasi cinque chilometri: una piccola città!
La porta d'ingresso principale figura un arco trionfale sormontato di un attico col leone alato, insegna tradizionale della Repubblica. Colonne e capitelli sono di provenienza greca, al pari di tante altre clic veg-gonsi in San Marco ed in .litri luoghi di Venezia. La iscrizione dice che fu costrutto nel 1460 e ne fu architetto, a quel clic sembra, Antonio Rizzi. Però l'arco fu erettu nel 1571 per segnalare la gloriosa vittoria
delle Curzolan. Nell'atrio scoperto clic precede la porta e circoscritte da cancellate di bronzo, interposte a pilastri di marmo, si veggono statue allegoriche di suggelli mitologici, scolpite da Giovanni Canini e da Francesco Penso detto il Ca bianca, lavori che troppo risentono dell'epoca barocca nella quale furono condotti. Di ben maggior pregio sono i leoni antichi in marino pentelico, portati dal Pireo da Francesco Mo-rosini detto il Peloponnesiaco. La statua della Vergine, eh'è sulla porta interna dell'atrio, fu scolpita da Jacopo Sansovino. Di fianco alla porta d'ingresso, una per lato del canale, solivi le due torri merlate, si caratteristiche, che dànno un'impronta originale a questa parte dell'edilizio. Gli edifizi interni, nel maggior numero adibiti ad ollicine, magazzini, laboratori uffici tecnici, militari, amministrativi, sono in parte dovuti ad architetti celebri, come Da Ponte (la tana), San-micheli, Scalfarotti, Scarnozzi ed altri.
Difficilmente è concesso di visitare l'arsenale di Venezia nella parte che è adibita alle costruzioni navali ed accessori, ove il lavoro è febbrile ed incessante. Quivi, insieme a molte navi di minori dimensioni, a torpediniere, incrociatori, trasporti, ecc., furono costrutte tre delle maggiori navi di cui si faccia vanto la marina da guerra italiana, cioè la Francesco i/oco-sini, la Sicilia e l'Animiraglio Saiitl-Bon.
Fra i congegni più rimarchevoli di cui sono fornite le officine dell'arsenale di Venezia si annoverano la gru Armstrong, capace ih sollevare pezzi di 160 tonnellate; i magli colossali, perforatrici e torni per ghisa, ferro, acciaio, delle più grandi dimensioni.
Al pubblico comune dei visitatori è concesso di visitare il Museo annesso all'Arsenale, nel quale, insieme ai vari cimeli dell'antica marina veneta, si conservano armi ed oggetti antichi, rari, curiosi, di valore storico ed artistici, salvati dalle famose depredazioni ilei 1797, al palazzo Ducale. Fra le cose più interessanti ricorderemo la pianta ili Venezia del 1500, attribuita al Durer; piani e modelli di navi per la Repubblica veneta; piani e modelli di navi per la marina italiana, costrutte nell'Arsenale ; il modello del Bucintoro, fatto su quello del 1728, con avanzi d intagli e parti dorate del Bucintoro vero, che fu arso dal furore popolare del 1797; piani di fortezze e antiche carte marine, dalle quali si può rilevare l'intuizione che gli antichi nav igatori veneti avevano di certe condizioni e accidentalità idrografiche e geografiche delle coste, delle correnti e delie conformazioni dei continenti, più tardi accertate scientificamente ; panoplie e trofei d'anni antiche, salvati nella sala dell'/lrmar al palazzo Ducale dal saccheggio del 1797; armi d'ogni genere, come spadoni a due mani, alabarde da parata e da guerra, picche, lancio, slocchi semplici ed acuminati, scudi rettangolari e rotondi veneziani, lombardi ed orientali elmi iu ferro d'ogni forma e d'ogni tempo; armatura detta di Cado Zeno, vincitore dei Genovesi a Chioggia ; armatura di Francesco Duodo, ch'ebbe parte alla battaglia di Lepanto; armatura da fanciullo, rinveniila sotto le mura di Pavia nel 1527; monumento a Vetlor Pisani,