Venezia
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Fig. 09. — Venezia : 11 Leone di San Marco della colonna in Piazzetta (da fotografia).
e precisamente nelle due isolelte dette Gemole 0 Zi-mole 0 Gemelle — ove, secondo la leggenda, fu 1111 tempi» tribunato sotto ai Dioscuri — 111 prossimità dell'isola ileirOlivolo, ove già era l'antica chiesa, poi cattedrale, lino al nostro secolo, di San Pietro, di Caste lo.
Nei suoi primordi, quello che fu poi l'Arsenale 0 .-Irai itti dei Veneziani, non era che un aggregato di gore, di stai; di conche più 0 meno artificialmente regolate. con all'intorno terreni bassi ed in declivio, nei quali, all'aperto cielo e senza disposizione 0 ripartizione di cantieri, fabbricavansi promiscuamente navigli da guerra 0 da commercio per uso dello Stato. Ma ben presto : comprese, la necessità di circondare il luogo con alte muraglie merlale — onde all'occorrenza potesse senile di difesa — con torri e propugnacoli ; indi di distrarre ripari per i lavoratori, alle navi, per il materiale di facile deperimento, per le fucine, per le caldaie, ove stemperava! la pece, allora elemento indispensabile all'impermeabilità dei legnami adoprati nella costruzione.
Quel primissimo recinto estendevasi sovra un'area, a dir veru, non troppo vasta, 11011 certo maggiore di quel recinto che oggidì è ancora detto MlBMg vecchio, cioè dalla odierna porta di terra e dal contiguo canale a mezzodì fino al ponte flutto del 1/u/o chi vi sta di rimpetto, a! luogo del quale era anticamente 1111 mar-giflp stradale ed una muraglia ; a ponente si estendeva per tutti i lunghezza degli attuali cantieri ed a levante culi uguale lunghezza, ina 111 larghezza non forse alla niftà degli attuali edilìzi da quella parte, siccome appa v dia pianta ili Venezia del 15IJ0, attribuita ad Alberi. Durer.
N nit-/.zo di questo spazio si allargarono le conche, si stivarono le gore, formandone uno staglio largo, ,*»f mdo ed insieme tranquillo chiamato liananà,
da cui, per corruzione, la parola Arsanà, allora perla prima volta apparsa in Europa.
Ma già a meno di due secoli dal primo impianto l'Arsenale mostravasi insudiciente ai sempre crescenti bisogni della Piepubblica, sia per le Mie forze navali militala, sia per lo sviluppo dei suoi traffici, tanto che nel 1298, sulla riva già ricordala presso San Marco, ove ora sono i giardini reali, furono costrutte per conto pubblico quindici galee grosse, destinate al commercio allora iniziato colla Romania»
Ad ovviare a tale inconveniente e soprattutto al permanente pericolo d'incendio per la città, pelle grandi cataste di legname che per la costruzione dovevasi radunare in quel luogo, fu stabilito d'ampliare l'Arsenale e tra il 1303 ed il 1304, dogando Pietro Gra-drnjgo, si diede mano all'opera ridneendo all'uopo terreni, paludi ed acque contigue al primitivo stabili-mento nelle, località dette di San Daniele e di San Biajm; in questo ampliamento fu costrutta quell'nn-niensa tettoia detta la Tana 0 Caaa del Canno, ricostrutta poi nel 1579 da Antonio da Ponte. Consta di tre gallerie longitudinali sostenute ila colonne robustissime 111 istile toscano, lunghe oltre 310 metri. Quivi era il deposito delle stoppe per calafatare le navi e fabbricare le gomene, donde il nome di Casa del Cinievo ; lavorazione che ora più non esiste.
Al tempo di Dante la Tana già esisteva e certo allo spettacolo di singolare animazione che quel recinto, ove bollivano le immense caldaie della pece, nelle quali venivano imbevuti le stoppe da calafatti, si inspirò palla memorabile similitudine del canto xxi tlell7u-ferno, ove, descrivendo le pene ilei barattieri nella quinta bolgia, dice:
Quale ncll'Aizanfi ile' Viniziarli Bulle l'inverno la tenace [ine, A riiniialmar li legni lor nun sani ;