12G l'arte Prima — Alta Italia
formano la triade monumentale che riassume e completa in sè la sintesi storica della grande e potente Repubblica.
Come San Marco e conte il palazzo Ducale, l'Arsenale di Venezia ha una storia propria, che va parallela ai fasti ed alle sventure della Repubblica; e noi, dovendo dirne, non possiamo esimerci dal tracciarla succintamente, per sommi capi.
Che gli abitatori delle isole, della laguna, nei bassi tempi dell'Impero romano, fattisi sempre più numerosi mano a mano elle le invasioni dei barbari e. la poca sicurezza dei territori pel continuo tramite d'anni e d'armati, cacciavano dalle città dì terraferma, dalle borgate e dalle campagne de] Veneto i loro abitanti, fossero degli abili navigatori e per necessità anche degli abilissimi costruttori di navi è provato ormai da numerosi documenti, tra i ipiali la lettera famosa di t'.assiodoro già ila noi ricordata (pag. 3) fa testo. Ma non è ben accertalo invere dove questo popolo ardito ili navigatori costruisse le proprie navi colle «piali poi si spingeva — allora non era cosa di piccolo momento — in Sicilia, sulle coste dell'\frira e dell \sia, nell'Arcipelago greco, a Bisanzio e nell'Ellesponto, a mantenere rapporti e traffici con quelle loiilaue popolazioni.
L'induzione più logica chi- si possa l'ire in proposito è che, ogni isola o gruppo d'isole abitate ruesse i propri cantieri per la costruzione e riparazione dei navigli. E già nel secolo VI queste costruzioni dovevano avere preso largo sviluppo, se vedi uno Belisario, generalissimo delle armi di Giustiniano, imperatore d'Oriente— il più potente sovrano del tempo — rivolgersi ai Veneti iagnnari per avere soccorso di navi e ili uomini nella sua guerra contro i Goti ; soccorso che, ottenuto, gli rese agevole la conquista di Ravenna, la metropoli del regno gotico. Più tarili, Narsete, che aveva surrogato Belisario nel coniando della guerra contro i Goti d'Ilalia, ricorre ai Veneti per le navi che gli abbisognavano all'impresa ed in compenso accordò a quelle popolazioni privilegi e distinzioni. I'iù tardi ancora vediamo, nella guerra eterna ilei Longobardi contro l'Esarcato di Ravenna — i Veneti che tenevano per i Bisautini — espugnare Ravenna, caduta in potere dei Longobardi (725) con una flotta ili 80 galee, (•ini,andala dal doge Orso, e trarre — sulla fede di Paolo Diacono, scrittore longobardo e tenero della sua gente, per quanto giusto e veritiero — prigioniero Ildebrando, nipote di I.nitpraudo re longobardo, che la città difendeva. Una finita di 80 galee, movente ad un'impresa si importante come quella di Ravenna, non era cosa ili poco momento, né da improvvisarsi (data anche l'infanzia di ogni mezzo meccanico dei tempi) lì per lì. Da lunga mano i Veneti dovevano averle preparate e non in un sol luogo, poiché la città allora — risiedendo il governo a Malaniocco — era ben lungi dal presentare il raggruppamelito attuale. Dove dunque? Le cronache più antiche ili \onezia parlano d'arsenali fui dal A 11 secolo; ma sembra che quegli antichi arsenali non fossero invece lucali o recinti rispondenti all'idea di grandezza e d'importanza che un tal nome ora risveglia. Erano piuttosto sfjuaM o sijuadri, erano
semplici cantieri sparsi pei molti siti delle isole che andavano poi allargando la nuova città di Rivoalto (o Rialto). Tali squuri o squadri erano, specie alle spiaggie di Canuaregio, a Sant'Alvise, a San Rocco, alla Salila Trinità, alla punta dei Lovi, ed infine esistevano in quei primi tempi cantieri nella località ove ora veggonsi ì giardini reali, presso la grande piazza di San Marco.
La Cronaca Sat/ornina, uno dei più antichi monumenti riferentisi alla storia veneta, riferisce che udranno 837, cioè dopo veiitutt'aimidal trasporto della sede del governo ila Rialto a Malaniocco, si costruirono in Venezia due grossi vascelli mai più veduti, di quella specie che i Greci (niair.'ivaiwr/ie.wM'/nV ediVeneziani yaìandrie o seluiìdiie, navi veliere che viaggiavano siiniillaneamoiitc anche a remi, con castello sopra coperta. E pure accertalo che sotto il dogado di Orso I Partecipazio trnl'8G'< e.'SSI furono costruiti due grossi navigli da guerra, di quelli pure dai Greci chiamati polaiìdaric, e vari inimóm, oltre altre navi da guerra di granili diineusioni, annate ili modo formidabile e a doppio ordine ili rematori. Il che è per noi prova della grande perfezione alla quale in quel periodo erano arrivali i Veneziani iteli arrliitellnra navale, cheperdare siffatti prodotti doveva esercitarsi in recinti o locali ben provvisti di materiali e di attrezzi.
Cresciuta Venezia in potenza e ricchezza e soprattutto traendo tutta la sua forza e ragion d'essere dalla sua marina si militare che da traffico, si senti naturalmente il bisogno ili unificare e raggruppare sotto una sola direzione ed in luogo ben guardato e ben difeso questo capitalissimo servizio ch'era, per la nascente Repubblica, la costruzione, I armamento, la riparazione delle navi E quando, coll'avviarsi delle Crociate verso la Siria, per ili là passare in Palestina, la richiesta di navi fu grandissima i \eueziam per questo servizio già in concorrenza con Genova, con Pisa, con Amalfi, dovettero dare grandissimo slancio alle costruzioni navali e provvedere ad un luogo ove tale lavoro potesse compiersi con grande alacrità e senza iutermzione di sorta per qualsiasi causa dipendente da forze naturali, come le mareggiate e le intemperie: od umane, come frequenti incendi ili cui si ha memoria in quei tempi e nei quali andavano distrutte insieme alle case cittadine le navi che sugli squari, sparsi qua e là per le isole della città, erano in costruzione od in riparazione.
Da questo complesso di circostanze venne la necessità di ridurre le costruzioni delle navi al servizio della Repubblica in un sol punto: ciò avvenne intorno al noi dogando Ordelafo Falier. La località scelta fu ill'estremità orientale della città, onde tenerla discosta il piu clic fosse possibile dalle probabilità degli incendi