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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   IJarte Prima — Alta Italia
   juniore vi lasciò la sua famosa composizione allegorica di Venezia che vince- la Lega di Candirai, o l'Europa coalizzata ai suoi danni Vi sono inoltre quadri di Andrea Vicentino, dell'Aliense, di Tommaso Dolaliella, alcuni di carattere sacro, altri allegorici.
   Antichiesetta — Bellissimo soffitto a cinque scompartii dovuto a Jacopo Guarana; nelle pareti dipinti di Sebastiano Rizzi, che servirono di modello a musaici per San Marco; un magnifico dipinto del Bonifacio rappresentante Cristo che. caccia i mercanti dal tempio e due quadri del Tintoretto.
   Chiesetta. — Era la cappella privala del doge. L'altare, disegnato dallo Scamozzi, ha una bellissima statua della Vernine col putto, dovuta al Sansovino e dal figlio di questi regalata alla Repubblica. Le pareti sono dipinte da Jacopo Guarana e da Girolamo Co-lonna-Mingozzi. Da questa chiesa, per una scala di fianco all'altare, si scende alla sala detta dei Filosofi. In fondo a questa scala conservasi 1 unica pittura che a fresco rimanga intatta di Tiziano Vecchio, rappresentante, con forza di colorito e larghezza di modi, San Cristoforo.
   Sala dei Filosofi. — Cosidetta perchè ornata di pitture — che furono poi tolte e mandate in miglior luce nella libreria di San Marco — raffiguranti i principali filosofi. Questa ed altre stanze contigue formavano l'abitazione del doge. In queste stanze si ammirano un sontuoso camino scolpito da Pietro Lombardo, soffitto dorato con vaghissimi intagli e pitturo di Jacopo Contarmi, del Pordenone, del Salviati, del Bonifazio, del Bassano e di altri.
   Sala dello Scudo. — Cosidetta perchè vi era depositato lo scudo od insegna del doge in (unzione. Vi furono disegnate tavole dimostrative dei viaggi di Marco Polo, dei Zeno, dei fratelli Caboto e d'altri celebri viaggiatori e navigatori veneziani : tavole il cui riimova-ìnento avvenne durante il dogado di Marco Foscarini.
   Camera degli Scarlatti — Cosidetta perchè in essa il doge si vestiva dei paramenti scarlatti di rito per certe cerimonie. Primi che fosse adibita a quest'uso era la camera da letto del doge e vi si vede ancora il sopracielo o ombracolo dell'alcova. Magnifico è il soffitto ad intagli e dorature; e di squisito lavoro è il camino in marino, dovuto a Pietro Lombardo. Nel corridoio attiguo a questa sala — già ornato di dipinti di Palma il Giovane, di Domenico Tintoretto e d'altri — si vedono i ritratti del cardinale Bessarìone, di Fra Paolo Sarpi, di Apostolo Zeno, dipinti dal Cordella, da Leandro da Bassano e dal Longhi.
   Quarantia Civil Vecchia. —Cosidetta dal Magistrato speciale clic vi aveva sede, ora è sala di lettura della Biblioteca Marciana. Vi sono pregevoli dipinti del Lorenzetti, del Celesti, del Malombra. Anche le altre contigue stanze, finora adibite all'uso della Biblioteca ed uffici relativi, sono ornate di magnifici soffitti e di dipinti del Veronese, del Tintoretto e di altri artisti famosi della scuola veneziana.
   Sala del Maggior Consiglio (fig. 49). — È Hjiesta la più vasta e la più ricca sala del palazzo Ducale
   ed una delle più celebri, belle e grandiose d'F.uropa. È lunga m. 52,4, larga m. 25,4 ed alta m. lo '/a-Quivi si radunava il Maggior Consiglio, del quale erano membri nati tutti i nobili originari od aggregati compiuto il ventesimo anno. Dal censimento dei nobili fatto nel 1796, un anno prima della caduta della Serenissima, risultò che il numero dei nobili aventi diritto di sedere nel Gran Consiglio ascendeva a 1278. Quivi, durante la rivoluzione del 1848-49, sedette l'Assemblea veneta ; quivi fu deliberato e proclamato fra indicibile entusiasmo e commozione patriottica, il 2 aprile 1849, il famoso decreto della resistenza « a qualunque costo » all'Austriaco.
   Prima che fosse pressoché distrutta dall'incendio del 1577, questa sala era ornata di dipinti pregevolissimi dei maggiori maestri dell'arte che Venezia vantasse tra il secolo XV ed ilXVI, quali i due Vivarini, il padovano Guariento, il Sebastiani, il Veronese, il Tintoretto. Quei tesori d'arte andarono in gran parte distrutti dal fuoco; ma la munificenza del Senato e la bravura degli artisti veneziani fecero sì che ai capolavori distrutti altri, non meno pregevoli, fossero sostituiti. Nel periodo durante il quale la sala fu rifatta, quante volte occorse, il Gian Consiglio fu convocato nella sala dei Remi all'Arsenale.
   Le pareli di questo immenso salone sono coperte dai seguenti dipinti. testa del salone dal lato del trono, gigantesca tela di Jacopo Tintoretto, rappresentante la Gloria dei Beati nel Paradiso. Questa tela ricopre l'antichissimo affresco del Guardienti, padovano, rappresentante Y Incoronazione della Vergine nel Paradiso, ed inspirato ai seguenti versi di Dante:
   L'Amor che mosse già l'Eterno Padre Per figlia aver tli sua deìlà trina, Costei, elio fu ile! suo flgliuol poi madre,
   De l'Universo qui la fa Reina.
   L'incendio del 1577 danneggiò grandemente la pittura del Guardici;ti, della quale, sotto la gran tela del 'lintoretto, rimangono ancora gli avanzi. Su questa parete, accanto al trono, fu collocata la tavola in bronzo riproducono il decreto votato dall'Assemblea veneta, il 2 aprile 1849, per la resistenza ad oltranza all'Austria minacciante.
   Le due maggiori pareti della sala sono coperte dai dipinti seguenti rammentanti i fasti principali della storia veneta: Giuramento dei Crociati, con Arrigo Dandolo nella basilica di San Marco prima della partenza per Costantinopoli (Le Clerc) ; Assalto di Zara (Andrea Vicentino) ; Resa di Zara, 1202 (Domenico Tintoretto); il Figlio di Isacco Comneno implora l'aiuto dei Veneziani (Andrea Vicentino); Presa di Costantinopoli nel 1203 (Palina il Giovane); Seconda presa di Costantinopoli nel 1204 (Domenico Tintoretto); Baldovino di Fiandra capo dei Crociati, eletto, coll'aiuto dei Veneziani, imperatore d'Oriente (Andrea Vicentino) ; Incoronazione di Baldovino (Aliense); il doge Andrea Contarmi, reduce dalla guerra di Chioggia, vincitore dei Genovesi (Paolo Veronese); Alessandro 111 papa e il doge Ziani nella basilica Lateranense (Dal Moro);