Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincia di Venezia', Gustavo Strafforello

   

Pagina (117/387)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (117/387)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Venezia
   (il
   sua opera sul palazzo Ducale — lodevolmente fa ragione ali domanda dell'artista, accordando « die ditto « M Airi .ilio aver debbia ila questo otlitio ogni anno « et iu raxone di anno dosentn ducati d'oro per sua « mercede, salario et fatiche per la fabrica del dito <1 palatio eie. ».
   Quanto alla prevaricazione che gli (u addebitata e per la quale fuggi da Venezia, il diario di Marin Salimi o. ctuiteliipurapo, così si esprime: « 1498 a di    Il fatln dell'indelicatezza attribuita a questo valente artista è vero sostanzialmente; ma forse, secondo l'opinione dei dotti, fu allora per varie ragioni, non esclusa l'invidia dei concorrenti, esageralo e travisato.
   Fuggita ii liizzo fu surrogato subito nella soprain-tendenza della fabbrica da Pietro Lombardi), come risulta da un decreto del Senato ih 1 i 4 marzo 1198, reso pubblica dal già citato Cadorini, Pietro Lombardo tenue questa carica per dodici anni, durante i quali ne coprì il tetto di piombo; pose ad oro i dipinti, lavorò nella sala dell'Avogaria ed in quella dei X, aiutato da Giorgio Spavento, che si trova rammentato nel 1 -199 siccome riparatore del soffitto della sala del Consiglio Maggiore, e ila Bartolomeo Buono che, nel 1509, riparava per ordine dei X la torricella del palazzo,
   Dogando Leonardo Loredan ,1501-21) fu costrutta l'elegante piccola facciata interna, rispondente alla Corte detta dei Senatori, come ne fanno testimonianza le armi di quel doge scolpite in più luoghi di quella fronte e come più ancora lo dimostra la slato dell'edilìzio 11 Cicognara attribuisce questa facciata a Guglielmo Bergamasco, il che è pure ila altri opinato. Nel l'ili! Antonio Scarpagnino, proto del Magistrato del Sale, riprendeva la continuazione della grande facciata interna, colla quale si intendeva compiuta la fabbrica della magnifica mole.
   Mal li maggio 1571, dogando Alvise Mocenigo, scoppiò un nuovo incendio, che distrusse le sale del Collegio e dell'Anticollegio, con gravi danni anche alle altre parti interne dell'edilìzio A riparare quei danni furono chiamati \ntonio da l'onte, il Palladio e Vincenzo Scaniozzi, gli architetti ili maggior l'aula che allora lusserò in Venezia. E al danno era pressoché riparato, quando, il 20 dicembre 1577, un ben maggiore ineeinlia distruggeva le due grandi s:de del Maggior Consiglio e dello Scrutinio, distruggendo in esse i cappi ori ilei più gratti} maestri lidia scuola ve-
   neta che da Giovanni Bellini, a Giorgione, a Tiziano Vecellio, a Paolo Veronese, vi avevano lavorato, e danneggiando altresì in molte parti l'edilizio.
   LTn mese dopo tanto disastro il Senato, con decreto del 20 gennaio 1578. nominava i nobili Alvise Zorzi, Jacopo Foscarìni e Pietro Foscari, perché esaminassero il danno e studiassero i mezzi per ripararlo. Quei commissari chiamarono a consulto quindici architetti, i quali espressero il loro parere sul da farsi. Quattro, tra cui il Palladio ed il Sarti, opinarono si dovesse la fabbrica rifare a nuovo ; ma gli altri, alla testa dei quali era Antonio da Ponte, preponevano il ristauro puro e semplice dell'edifìzio ed il Da Ponte assuine-vasi l'impegno di compierlo in otto mesi di tempo. E dunque a questo valente artista che Venezia deve la conservazione del più insigne fra i suoi monumenti civili e la riparazione fattane, in modo che oggi, a più di tre secoli ili distanza, sfida ancora i secoli avvenire.
   Nel 1589, dogando Pasquale Cicogna, fu deliberato di togliere le prigioni di Stato, che erano collocale nel pianterreno ddl'edifizin. lavoro che venne compiuto nel 1602; nel quale anno fu ridotto il pianterreno a galleria ; fu allora che venne tolta la scala dei piombi, detta la Fosfora perchè costrutta al tempo di quel doge, e si fecero eziandio altri lavori per collocare nel palazzo gli ufiici delle fortezze, delle acque, la cancelleria, il sopragastaldo, la camera dell'armamento ; si coslrusse la scala interna che riesce al piano delle loggie superiori, vicino alla sala dello Scrutinio; e s'innalzò il prospetto sulla testa della gran corte, con'innato l'ordine inferiore, disponendovi sopra nicchie con istatue antiche ; fu collocato l'orologio colla campana battente le ore, lavori tutti cominciati sotto il doge Leonardo Donato e compiuti dogando Marco Antonio Menano; fu in questo periodo proto del palazzo Bartolomeo Moiiopola, assistito da Antonio di Pietro da Cittadella. Altri lavori secondari e di adattamento furono compiuti sullo scorcio del secolo XVII e durante il secolo XVIII, nonché nel nostro, quando tu eretto il nuovo Episcopio, ad uso del patriarca; ma cose tali ili cui non mette conto a parlarne, perchè non mutarono nulla nella euritmia della parte monumentale del superbo edilìzio.
   Il Monumento (fig. 40 e4-1). — 11 palazzo Ducale si presenta su pianta come un grande rettangolo, leggermente irregolare, aperto nella parte che confina colla basìlica di San Marco (lato nord) e chiuso negli altri tre lati guardanti, quello a sud, il Molo; quello ad ovest la Piazzetta e quello ad est il rivo della Paglia e delle Prigioni, all'edilìzio delle quali è unito, mediante il celebre — specie nei romanzi storici ili ani biente veneziano — ponte dei Sospiri. Le due facciale mona incutali del palazzo sono quella ad ovest e quella a sud. Sullo nelle proporzioni e nel disegno pressoché identiche. La facciata verso la Piazzetta misura ili lunghezza 76 metri ed ha 18 archi , quella sul Molo, verso hi laguna, ha una lunghezza ili ni. 71.5 e conta nel porticato 17 ardii a sesto acuto. Sopra il porticato, sulle due fronti gira ima loggia d'un ininirro