Venezia
(il
Fig. 4-2. — Venezia (Palazzo Ducale) : Capitello rappresentante le vicende dell'uomo
(da fotografia Alinari).
Forcellini, da non molto defunto. Questi meriti, pei quali iì suo nome sarebbe passato coll'opera sua gloriosa ai posteri, non valsero a salvare Filippo Calendario dalla triste fine che s'è detto : la Repubblica di Venezia essendosi ognora mostrata inesorabile verso chi attentava alla sua sicurezza interna od esterna.
Morto il Calendario i lavori non furono per questo ir.terrotti, ina di chi li dirigesse non è riinasto il nome ; solo nelle ricerche fatte dall'erudito abate Cadorin è venuto fuori quello di un mastro Bartolomeo scultore, il quale con ogni probabilità appartenne a quella famiglia o corporazione di artisti lombardi che già opravano ni quel tempo in Venezia e che più tardi, iu questo medesimo palazzo, come iu San Marco ed ili altri monumenti sucri e profani della città, dovevano dar prova della loro singolare valentia. Sul principio del XV secolo, durante il dogado di Michele Steno (1405), fu fatto il grande verone prospiciente a! mare e nello stesso periodo fu lavorata la sottostante porta, detta in seguito del Frumento; e per le molte spese incontrate dalla Repubblica per il palazzo e per le strettezze nelle quali, a causa delle guerre coi Turchi ed i corsali di Barberia, versava allora l'erario, fu deciso che da alcuno non si dovesse più in Senato proporre la rifabbrica del vecchio palazzo, cioè di quella parte antica
che ancor rimaneva prospiciente alla Piazzetta. Ma il doge Tommaso Mocenigo, zelatore del patrio decoro, mosso dal desiderio di vedere la sede della Repubblica rispondere alla propria dignità, noli ultimo anno del proprio reggimento, cioè alli 27 settembre 1422, proponeva in Senato di atterrare la vecchia fabbrica verso la Piazzetta, per costruirla nuovamente, riccamente, secondo l'ordine già eseguito per la sala del Consiglio Maggiore, pagando egli la pena di 1000 ducati intinta a coloro che fatto avessero simile proposta, giusta la deliberazione già presa dal Senato. Era un mezzo come un altro questo che il Senato di Venezia aveva adottato per far pagare pei primi, a chi le proponeva, le spese di Insso e voluttuarie.
La proposta del doge, accompagnata dalla cospicua multa da lui tosto pagata, fu accolta dal Senato,, che a pieni voti deliberò di procedere alla nuova fabbrica. Il Mocenigo non potè vedere il frutto delle sue sollecitudini, poiché moriva pochi mesi appresso, prima ancora che fosse posto mano ai lavori progettati ; ma il suo successore Francesco Foscari, li cui dogado fn dei più lunghi, vide l'opera condotta a buon punto. Poiché, appena salito al trono pane ai padri — scrive il Saiisovino —• d'ampliare il palazzo, et farlo condegno a tanta piazza et a tanta città. Et cominciando