108 l'arie Prima — Alta Italia
dalla circostanza, l'imperatore Ottone III, nella per lui infelice spedizione d'Italia.
Chi furono i primi artefici del grande e meraviglioso lavoro non è possibile ora il dire, perchè i loro nomi più che dall'oblio dei posteri andarono sacrificati nella modestia personale della quale si avvolgevano e nelle vicende tumultuarie dei tempi the tutta assorbivano la già poca ed incurante attenzione dei cronisti contemporanei. Ma se difficile è il dire il nume dei primi artefici che cooperarono a questa immensa opera, è assai facile dal carattere che essa ebbe fin dal primo inizio arguire la scuola, la famiglia artistica dallo quale essi vennero, e questa scuola o corporazione artistica è gloria tutta italiana, che tenne accesa la face dell'arte, del gusto, del sentimento, ilei bello, anche fra il più fitto tenebrore della barbarie niedioevale. Intendiamo dire la scuola dei Maestri ('.«macini, clic, protetti dal famoso editto di Rotari, del 22 novembre 613, si erano diffusi a costruire chiese, palazzi, ponti, castelli, non solo per la Lombardia e l'Alta Italia, ma nella bassa Italia, in Germania e in Francia. È accertato che intorno al mille dei maestri lombardi, Coma-cini, lavorarono non solo in Verona, in Padova, in Trento ed in altri luoghi del Veneto, ma benanco in Venezia stessa alla basilica Marciana. Perchè non avrebbero lavorato anche al palazzo Ducale, pur esso in continua fabbricazione e del quale, la basilica, come cappella ducale, era logicamente mia pertinenza? Nulla nel carattere, nella simmetria, nell'ornamentazione, nei particolari e nel complesso del palazzo Ducale di Venezia, contrasta con quelli che furono canoni artistici dei maestri Lombardi o Coinacini. e quando poi si pensa che dal secolo XI in poi generazioni di artisti lombardi, fino al secolo XVII, lavorarono e lasciarono il loro nome in una parte o nell'altra dell'augusto edi-fizio, nulla v'ha di arrischiato e di inverosimile nel supporre che di tali artisti abbiano lavorato all'inizio della fabbrica, tanto più che difficilmente si potrebbe dire quale altra scuola o corporazione artistica, nel secolo X, all'infuori dei Comacini, avesse già tradizioni artistiche secolari, adorniate ila grandiosi monumenti — tuttodi esistenti — e tali da poter dare garanzie sufficienti per lavorare ad opere grandiose come quelle colle quali la potenza della Repubblica veneziana cominciava ad allermarsi intorno al mille: la basilica Marciana ed il palazzo ilei dogi.
Certo è che se le linee e le proporzioni fondamentali della mole nel primo secolo della sua fondazione erano press'a poco quelle che ora vediamo, ben differente dovette essere la parte decorativa — se in quel primo periodo pure vi fu — da quella oggi esistente, l'orinante l'ammirazione di quanti, dotti ed indotti, artisti o non, osservano l'insigne monumento: il quale fu indubbiamente lavorato fra il secolo XIII ed il XVI.
Nel 1106 un grande incendio danneggiò assai il palazzo, ma fu tosto risarcito, e dieci anni appresso vi alloggiava Enrico V re di Germania ed imperatore, il quale, secondo la testimonianza di Dandolo nella pregevole sua Cronaca, ne commendò assai il decoro e
la magnificenza. Nuove riforme ed abbellimenti ebbe il palazzo quando, nel periodo delle Crociate, la fortuna delle armi e dei mari arridendo singolarmente ai Veneziani dopo la conquista di Tiro e la presa di Costantinopoli, poterono portare in patria ricchissime spoglie d'ogni specie, ina soprattutto in marmi orientali pregevolissimi, dei quali cominciarono a fare uso negli abbellimenti del palazzo e della vicina basilica: lavori che datano dal dogado di Sebastiano Ziani e vennero fin verso il 1300.
Nel 1301, dogando Pietro Gradenigo, si diede mano alla costruzione del salone sopra il rio di palazzo, vicino al quale era la cancelleria e la gabbia (rjheba), detta anche lorricella, nella quale si esponevano certi condannati per gravi misfatti ed in ispecie colpevoli di perduellione, traditori od in altra guisa nemici della Repubblica. Questo lavoro, importantissimo, durò fino al 1309, nel quale anno cominciò ad adunarsi nel nuovo salone il Gran Consiglio e ciò fino al 1423. Tra il 1319 ed il 1320 fu ingrandita la chiesa di San Nicolò di Palazzo o cappella interna, ornandola con pittura rappresentante il memorabile fatto della venuta in Venezia del papa Alessandro III e dell'imperatore Federico Barbarossa, per concordare, dopo la rotta di Legnano, la tregua coi Comuni lombardi della Lega, che doveva poi condurre alla pace di Costanza.
Un decreto del 28 dicembre 1340 del Senato statuisce l'erezione della sala del Consiglio Maggiore ed altre opere ad essa sola relative.
Le due facciate, sia quella verso il molo, o meridionale, o quella verso la Piazzetta, o di ponente, si cominciarono a lavorare nella prima metà del XIV secolo ed il disegno della prima, verso il molo, è di Pietro da Basegio, proto (cioè architetto della fabbrica), al quale va senza forse attribuito il merito dell'invenzione del disegno caiatteristico fondamentale della parte esteriore di questa mole, disegno seguito da quelli clic vennero dopo di lui, tra cui Filippo Calendario, che del Basegio fu il successore immediato e l'esecutore testamentario e parente, poiché una figlia di e»so Basegio era moglie a Nicolò, figlio di Filippo Calendario. Questo Filippo Calendario, appiccato poscia nel 1355 ad una colonna della loggia del palazzo al quale lavorava, perchè sospetto o convinto di aver partecipato alla congiura del Falier, fu certamente un uomo di grandissimo valore artistico e tecnico. Egli ci appaio come uno di quegli artisti mirabili onniscienti, dei quali fu così fecondo il Rinascimento italiano, perché lo vediamo ad uu tempo architetto civile, uomo di mare, costruttore navale, ingegnere militare, comandato dalla Signoria ad unirsi nelle guerre condotte dal capitano delle truppe venete Mariti Ruzziui. Al Calendario si attribuisce quella mirabile trovata d'arte ed insieme meraviglioso ardimento di statica, che è la colonna d'angolo della loggia, sulla quale pesa tutta la solidità dell'edilìzio e sulla quale poggia arditamente la sala del Maggior Consiglio : colonna, in questi ultimi anni, con vero miracolo ili ardimento e ili perizia, cambiala dalt'ing. Annibale