fifi IJarte Prima — Alta Italia
Questa chiesa era visitata, per antica consuetudine, ogni anno, nel giorno della Purificazione, dal doge in pompa magna e ne riceveva l'offerta di due cappelli di paglia dorati, di due fiaschi di malvasia, due aranci.
Santa Maria Assunta dei Gesuiti (Fondamenta nuove). — In questa località, anticamente costituita di bassifondi ed isolotti paludosi, si stabilirono intorno al 1150-55, i frati della Croce o Crociferi, in terreni loro donati da un tal Cleto Granzoni onde vi edificassero un cenobio, mi ospedale ed una chiesa alla Madonna Assunta. E così fu. Col tempo il cenobio passò in commenda (1464) del cardinale Pietro Barbò (papa Paolo II), indi del dottissimo cardinale Pietro Bcssarione da Trebisonda, alla morte del quale il Senato tentò impossessarsene onde cacciarne i Crociferi, i costumi dei quali erano più oggetto di scandalo che di edificazione. Ma, potenti presso Roma, mandarono a vuoto le pratiche del Senato e solo nel 1556 soppressi da Alessandro VII, i loro beni furono assegnati alla Repubblica di Venezia, in quel momento assai travagliata dalla guerra di Candin contro i Turchi. Rientrati, dopo la famosa controversia tra Venezia e la Curia pontificia, i Gesuiti, negli Stati veneti, dai quali erano banditi, acquistarono per 50.000 ducali il cenobio dei Crociferi e sue pertinenze, prendendone possesso liei 15G7. Sul principio del secolo XVIII, cresciuti in potenza e ricchezza, i Gesuiti vollero avere per loro una chiesa che in magnificenza e ricchezza potesse competere colle altre maggiori della città, onde, nel 1715, ne commisero i disegni e l'opera a Domenico Rossi, che diede tosto mano ai lavori, durati 15 anni.
La facciata fu disegnata in grandioso, ma non del tutto ingrato barocco, da Giambattista Fattoretto; è tutta in marmo d'Istria e ne fece le spese la famiglia Manin. Mei 1775, soppressi i Gesuiti, la chiesa passò in patronato ducale ed il convento fu destinato ad uso di scuole pubbliche. Nel periodo della rivoluzione fu trasformato in caserma. Ma i Gesuiti vi rientratilo colla restaurazione del 1815 e vi stettero lino al 1867.
Tanto all'esterno che nell'interno questo tempio è adorno di scolture del più assoluto barocco, dovute a Giuseppe Torretti, Francesco Honazza, Francesco Penso, Antonio Tersia, Pietro Baratta, Fra Giuseppe Pozzo e Giambattista Fattoretto. L'altare maggiore è ricco di marmi orientali, di diaspri, lapislazzuli, corniole, ecc.
Fra le pitture, delle quali questo tempio è in ogni parte ricoperto, spicca il Martirio di San Lorenzo del Tiziano, quadro pregevolissimo che già fece il viaggio di andata e ritorno da Parigi ; degno di stare allato a questo è l'Assunta del Tintoretto, che pure lasciò in questa chiesa una pregevole Croce fissione. .Iacopo l'alma il Giovane, col suo fare largo e vivace, dipinse nelle pareti e liei soffitti una quantità di soggetti o biblici o attinenti alle storie dei Crociferi e dei Gesuiti. Vi sono inoltre dipinti di Gian Antonio Fumia, di Pietro Liberi, di Luca Giordano, di Antonio Palestra, di Domenico Clavarino, di Lodovico Donglii, di Francesco Fiulitano e di altri fra i migliori secentisti e set-
tecentisti. Notevole nella cappella maggiore il monumento di Orazio Farnese, in istile abbastanza corretto del secolo XVII e d'ignoto autore (lig. 117).
In questo tempio è sepolto il doge Pasquale Ci-coi/ni (morto 1505) ed il suo monumento sepolcrale, dovuto a Girolamo Campagna, è la migliore opera di scoltura che quivi si osservi, se non si vuole, come le doiniicciuole, sdilinquire per l'artifizio dei cortinaggi in marmo del pulpito, o per il tappeto in marmi incrostati dell'aitar maggiore.
Sullo stesso Campo, di fronte alla chiesa dei Gesuiti, è l'antico oratorio dei Crociferi, datante dal secolo XVI e recentemente ristaurato dalla Congregazione di carità, che n'è in possesso. Nell'interno è riccamente adorilo di stucchi e dorature e di parecchi grandiosi quadri dovuti all'infaticabile Jacopo l'alma il Giovane, rappresentanti l'atti attinenti alla vita dei dogi Pasquale Cicogna e Rainieri Zeno, nonché all'Ordine dei Crociferi, ai quali l'oratorio in origine appartenne.
San Simone e Giuda (Canal Grande, di fronte alla stazione ferroviaria). — Si ha ragione di credere che sin dal secolo IX, nella località ove sorge attualmente la chiesa di San Simone e Giuda, o San Simeon Piccolo, com'è detta più comunemente a Venezia, sorgesse un oratorio dedicato ai due Apostoli. Nel corso dei secoli ebbe a subire non pochi l'istauri e rifacimenti ed infine fu riedificata dalle fondamenta su disegni di G. B. Scalfarotto, dal 1718 al 1738. In questo edifizio, che si presenta con bell'effetto al viaggiatore che esce dalla stazione ferroviaria, l'architetto volle aver per modello il Pantheon d'Agrippa in Roma ed in parte è riescito a dare un'idea di quella magnifica mole, rimpicciolita.
Le scolture che adornano, sì all'esterno che all'interno questo tempio, appartengono al genere manierato e barocco e come le poche pitture che vi si osservano del secolo XVIII nulla hanno di speciale rilievo.
San Bartolomeo (Campo San Bartolomeo). — In questo luogo, cli'ò uno dei più centrali e tipici della città (posto in un punto ove s'incontrano i quattro popolosi sestieri di Cannaregio, Castello, San Marco e San Polo), esisteva, fin dal secolo IX, una chiesa dedicata a San Demetrio, martire in Tessalonica. Più tardi, nel 1170, il doge Domenico Salvo fece rico-strurre la chiesa dedicandola a San Bartolomeo Apostolo. Subi vani ristam i finché, nel 1725, rifatta in gran parte, venne ridotta alla forma presente. Vi si notano alcuni pregevoli dipinti di Alberto Durer, di Sebastiano Dal Piombo, di Jacopo Palina il Giovane, di Santo Peranda, ili Leonardo Corona, Pietro Vecchia ed altri.
11 disegno della torre, ch'è fra le più belle di Venezia, venne dato dallo Scalfarotto e l'opera fu compiuta nel 1725.
Santa Maria Maddalena (l'onte Sant'Antonio).
— Questa chiesa, esistente fin dal 1222 e di patronato della famiglia Bolla, fu ricostrutta verso la metà del secolo, sopra disegni di Tommaso Temanza, il quale, pur sacrificando al gusto deplorevole dell'epoca