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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Genova e Porto Maurizio
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1892, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   272 Parte Prima — Alta Italia
   Dando vita solitaria
   scolpi quel Crocifìsso di cui abbiamo narrato il mirabile arrivo al porto eli Luni. — Non era Nicodemo scultore di professione perchè
   avendo oltremodo superflue ricchezze
   non gli era necessario tenere un'arte manuale; ma sia clie si dilettasse a scolpire
   sia che l'affetto che portava al suo maestro o il desiderio di vederselo presente in immagine
   gli guidasse la mano e gli affinasse l'ingegno
   non possiamo negare ciò che gli attribuisce la storia appoggiata ad una tradizione universale dei primi secoli cristiani
   che egli abbia scolpito il Volto Sacro.
   Venuto a morte
   lo consegnò quale preziosissimo tesoro a persona amica acciò lo custodisse gelosamente e lo raccomandasse alla sua volta ad altro pio cristiano
   e cosi di mano in mano fosse preservato dalli insulti dei Giudei
   finché non giungesse il tempo in cui piacesse a Dio di esporlo alla pubblica venerazione. — La raccomandazione di Kicodemo fu gelosamente osservata
   fu il Crocifìsso collocato in un sito remoto difficile a rinvenirsi
   e solo noto a pochi fedeli che da quando a quando andavano a venerarlo segretamente
   o manifestato a qualche insigne pellegrino sotto la data fede di inviolabile segreto. In tal modo passarono quasi otto secoli
   quando piacque a Din di toglierlo da quella oscurità
   mandarlo in Italia e farne dono alla città di Lucca.
   In quell'anno 782 era in Gerusalemme un pio e santo vescovo subalpino di nome Gualterio
   il quale pellegrinando in compagnia di un suo diacono nomato Leboino ed altri uomini pii
   si era là recato alla visita dei luoghi santi. Costretto a rimanere ivi più che non avrebbe voluto a cagione di malattie sopraggiunte ad alcuni de' compagni
   prese a visitare i borghi e le piccole città vicine a Gerusalemme e giunto in Ramla
   seppe ivi trovarsi l'effigie del Redentore scolpita da Nicodemo.
   Ottenuta la grazia di vederla e venerarla
   sentì suggerirsi il pensiero di trasportarla in Italia
   non solo per esporla alla pubblica venerazione
   ma per sottrarla altresì al pericolo di essere quandocliessia o insultata dai Giudei o Maomettani e distrutta dalli eretici iconoclasti
   che di quei tempi protetti dalli imperatori di Costanlinopoli
   quante immagini sacre potevano rinvenire
   o le mettevano in pezzi
   o le davano al fuoco
   o le gettavano in mare.
   Leboino diaconiche ha scritto la storia di quella traslazione
   e che in Oriente fu testimonio oculare di tutto
   racconta che a forza di preghiere e ancor di minaccie quel vescovo ottenne la S. Immagine
   e dopo aver dato al custode una grossa somma di de-naro ch'egli non voleva ricevere
   ma fu da lui obbligato a ritenere; unitamente ai compagni che erano rimasti sani e lo avevano seguito
   la trasportò di notte al porto di Joppe per consegnarla ad uua nave che facesse vela per l'Italia.
   Da pii cristiani quali erano
   ricorsero all'orazione per invocare il divino aiuto
   dopo la quale di comune accordo deliberarono di provvedersi una nave capace di contenere il S. Simulacro
   di riporvelo e chiuderlo sotto coperta e senza vele
   senza piloto
   e senza marinari
   spingerlo al largo e raccomandarlo alla Divina Provvidenza. La nave fu trovata
   il S. Simulacro vi fu collocato e Iddio la guidò. — Questa è la nave die entrò nel porto di Luni in quello stesso anno 782
   come sopra abbiam detto.
   Il diacono Leboino era tuttora in Oriente
   che già
   seppe del felice arrivo della nave al porto di Luni e del trasporto del S. Crocifisso alla città di Lucca per la relazione dei pellegriui che gli narrarono il fatto
   ed egli lo registrò nella sua cronaca
   la quale poi completò aggiungendo li avvenimenti posteriori
   quando tornando dal suo pellegrinaggio passò per Lucca
   la qua] cronaca fu deposta in Soma negli archivi della Biblioteca Vaticana
   in Lucca nelli archivi del Clero e della Città
   fors'anco nella Chiesa di Luni; e per alcuni secoli prima che la Chiesa Romana ordinasse l'uffizio ecclesiastico
   faceva parte in Lucca dell'ufficiatura nelle feste della S. Croce
   
   Con quanta diligenza poi si guardava questo sacro tesoro
   ce lo attesta la cura che si assume il Municipio di custodire le ciliari della cassetta che conteneva le Sacre Reliquie trasportate da Luni e la Reliquia del Preziosissimo Sangue
   onde in quei primi anni che tutte cose erano incerte
   o mano rapace non ne sottraesse alcuna
   o i curiosi non avessero mezzo di rovistarle senza riverenza
   ed anche perchè la loro custodia affidata a mani autorevoli
   inspirasse maggior rispetto. Ma quando ogni cosa fu posta in ordine
   e la Cattedrale edificata
   e i canonici fissi alla loro residenza e il vescovo prese domicilio stabile nel palazzo che la Città gli aveva assegnato
   allora il Municipio dimise la pia custodia delle Sacre Reliquie
   e per mezzo del Podestà nel 1266 consegnò al Capitolo quelle chiavi che a lui per diritto appartenevano.
   Questa divozione conseguì grande incremento dopo la venuta di monsignor Giovanni .Battista Salvago a vescovo della Diocesi nel 1590
   che la governò 42 anni.
   Uno dei primi atti della sacra visita fatta alla Cattedrale il 29 novembre 1596
   fu dì ingiungere agli operai che provvedessero un nuovo Ostensorio o Tabernacolo per la Reliquia del Preziosissimo Sangue
   perchè quello che allora la conteneva non gli parve decoroso abbastanza
   — Fu tosto ubbidito e presto fu fabbricato e qui mandato da Genova il bello ed artistico lavoro che si ammira anche al presente.
   (Lo stupendo Reliquiario che racchiude rampolla del Sangue Preziosissimo di G. C.
   fu eseguito nel-Vanno 1630 e a giudizio del fa esimio scultore Santo Vanii d'imperitura memoria
   è opera pregevolissima di quei valenti artefici Tedeschi
   che lavorarono in Genova la Cassa del Corpus Domini
   riccamente adornata di poi dalla pietà dei fedeli
   di perle e di gemme).
   Aveva la Repubblica Ligure nel 1805 decretato lo spoglio di tutti gii oggetti d'oro
   d'argento e pietre preziose delle Chiesei II decreto fu diligentemente eseguito anche in questa Cattedrale che abbondava di moltissimi mobili d'oro e d'argento; tutti furono raccolti e portati via. Si sperava che il Santuario sarebbe risparmiato
   e molte suppliche furono fatte a chi tutto poteva; ma non furono accolte. Entrarono i raccoglitori nel luogo santo
   c dopo aver levate le altre Sacre Reliquie dai loro reliquiari d'argento
   si venne al Preziosissimo Sangue
   e fu ordinato che estratta la Sacra Ampolla
   si consegnasse il ricco Tabernacolo. — Fu fatto in uno scoppio di lacrime con mano tremante
   e quel prezioso monumento della pietà dei fedeli Sarzanesi ed anche di estranei
   fu asportato.