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Parte Prima — Alta Italia
prezioso Codice Pallavicino in pergamena
compilato nel 1226 dal vescovo lunense di questo nome
vicario imperiale di tutta la Lunigiana.
Intorno alla Cattedrale di Sarzana un esimio cultore di Storia patria
il professore Achille Neri
ha dettato una Monografia che siam lieti di poter riprodurre:
Fin dall'anno 1201
allorquando il vescovo di Luni fu costretto ad abbandonare l'antica sede
e provocò da Innocenzo III il Breve col quale gli fu consentito nel 1202 di trasferire la residenza nel borgo di Sarzana
venne stipulata una convenzione fra il vescovo ed il Capitolo
mercè la quale si concedevano ai canonici le pievi di San Basilio e di Sant'Andrea " sitas in Burgo Sarzane „ con tutti i beni e diritti parrocchiali ad esse spettanti " ad construendam cathedralem Ec-clesiam
. Da ciò si rileva come già esistessero in quel borgo due pievi
e come si fermasse il proposito di fabbricare quivi la nuova chiesa Cattedrale. Ma ci mancano i documenti atti a testimoniare
e della sua erezione e degli artefici che vi lavorarono. È certo tuttavia che venne scelta la Pieve di San Basilio
come sede del Capitolo
e sopra di essa costrutto poi il nuovo tempio ; di che ci dà prova oltre al Cerimoniale per l'ingresso del vescovo nella diocesi
il vedere denominala questa antica chiesa
or San Basilio
or Santa Maria
ed ora con tutte due le appellazioni fino quasi al cadere del secolo XIII
mentre in processo di tempo le rimane la sola dedica alla Vergine
siccome memoria e seguito della prima Cattedrale di Luni. In ogni modo la fabbrica
incominciata molto probabilmente poco dopo il 1204
dovette condursi lentamente e trascinarsi innanzi per più anni e a lunghi intervalli
aspettando di accumulare a poco a poco il denaro necessario
che veniva ritratto cosi dai redditi
Fig. 96. — Sarzana: Cattedrale (da fotografia). dell'Opera
come da largizioni testa-
mentarie
le quali appariscono di già assai frequenti nell'ultimo decennio capitelli lavorati elegantemente in foggia diversa
sui quali furono voltati con bello ardimento archi romani
anch'essi
secondo apparisce da diversi indizi
di marmo
ricoperto poi da più strati di scialbo. La navata maggiore faceva capo al presbiterio di forma quadrata
ai lati del quale si aprivano due cappelle sormontate da archi a sesto acuto di marmo bianco e nero
esistenti tuttavia sotto alle opere soprammessevi più tardi; e la crociera veniva determinata da due cappelloni eziandio di architettura gotico-lombarda.
I muri laterali esteriori erano fasciati di pietra arenaria
con al sommo ornamenti di archetti vuoi di marmo
vuoi di pietra
e quivi si aprivano alcune graziose finestre bifore ogivali. Davano adito alla chiesa la porta maggiore
che conserva ancora la sua forma e gli ornamenti antichi
e le due più piccole ai fianchi laterali accanto alle cappelle di crociera
di
del secolo. Certo è che già era uffiziata nel 1225 quantunque ancora assai lontana dall'essere compiuta.
Poiché la nostra chiesa deve essere rimasta imperfetta per lungo volgere d'anni; nè si poteva dir finita pur nell'interno l'anno 1331
se negli Statuti del Comune
che recano questa data
si legge un capitolo intorno ai lavori da compiersi in S. Maria. Perciò non è a meravigliare che la facciata durasse disadorna fino alla metà del trecento
poiché la pietra onde è formato l'architrave della porta reca la scritta seguente:
MCCCLV. QUESTA PIETRA FO MISA QUI SOPRA LA PORTA OPRARO MICHELINO DE VIVALDO.
Secondo il suo disegno primitivo l'edificio aveva la forma di croce latina
ed era partito in tre navate
come si rileva anche oggi
sostenuta la centrale da colonne ottagone e di marmo bianco con