Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Genova e Porto Maurizio', Gustavo Strafforello

   

Pagina (148/397)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (148/397)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Genova e Porto Maurizio
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1892, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   m
   Parte Puma — Alta Italia
   mezzo del fratello Magone
   alleata dei Cartaginesi. I quali
   avendovi trovato gl'Inganni intenti a soggiogar gli Epanterii
   abitanti
   a quei che pare
   dell'alta valle del-l'Arroscia
   li aiutarono nella fiducia di averli poi amici contro i Romani. Nè male si apposero che Alhium Intemelium serbò la fede data e fu loro di non poco aiulo nelle sconfìtte e nelle ritirate. Infatti Magone
   rimasto ferito nella celebre battaglia contro Quintilio Varo pretore e Marco Cornelio proconsole
   sì fece trasportare in Albenga come in luogo di sicurezza per esservi curato.
   Codesta alleanza con Cartagine costò ad Albenga circa ottant'anni di guerra per terra e per mare. Per terra son da ricordare le battaglie contro Appio Claudio
   L. Emilio Paolo e Gneo Fabrieio
   nelle quali gl'Inganni apparvero feroci combattenti. Per mare le loro navi approdavano liberamente alle coste della Sardegna
   della Corsica
   della Gallia
   dell'Africa
   inseguendo i Romani e i loro alleati.
   Convenendo quindi al Senato romano ridurre in soggezione i liguri Ingauni non più con la forza ma con le allettative dell'amicizia e della generosità
   per consiglio del grande Fabrieio
   costituì Albenga in municipio romano e le accordò il privilegio di reggersi come in addietro a repubblica
   di conservare le proprie leggi
   i riti religiosi e civili e concesse inoltre agli abitanti i diritti a tulti gli onori e a tutte le pubbliche cariche. Corrisposero gl'Ingauni a favori così segnalati della romana repubblica e combatterono valorosamente nelle sue guerre contro i Cimbri
   gli Am-broni
   i Germani
   i Sarmati e i Galli ; per contenere questi ultimi una coorte di Ingauni fu collocata dal Senato a durevol presidio nel foro di Giulio
   ora Frejus.
   Nell'anno di Roma 719 Pompeo Magno riedificò ed abbellì di nuovi e splendidi edilizi il municipio d'Albenga
   il quale contava più di 70
   000 abitanti
   Nella divisione dell'Italia la Liguria marittima e l'Ingaunia furono ascritte da Augusto alla nona legione e conservati ad Albenga i privilegi concessi dal Senato Il simigliante avvenne sotto i successivi imperatori sino a Costantino il Grande. Ma nell'invasione dei Barbari Albenga ebbe a soffrire moltissimo
   dai Goti segnatamente
   ai quali non si arrese senza ostinatissima resistenza. Inviperiti costoro
   ne atterrarono le mura
   le fortificazioni
   gli edilìzi e tutti i monumenti della magnificenza romana
   per guisa che altro non vi rimase che la torre o il castello ov'era murata la lapide in onore di Publio Vero suo protettore.
   Accorse in suo aiuto il precitato conte Costanzo
   cognato dell'imperatore Onorio e suo socio nell'impero
   il quale cacciò i Goti
   riedificò la città cingendola di mura con una rocca del suo nome
   costruendo il suddetto ponte Lungo e il porlo di Vadino. Ma col decadere dell'impero i Goti tornarono e con essi una fiera pestilenza
   sì che non fu difficile a Rotario
   re dei Longobardi
   occuparla in seguito e metterla crudelmente in fiamme per la resistenza incontrata nei superstiti.
   Risorse bella e fiorente sotto Rodoaldo
   figliuolo di Clotario
   e quando i Francesi scesero in Italia chiamati dal papa e i Saraceni infestarono le coste liguri
   Albenga rizzò tutte quelle sue alte e grosse torri
   di cui poco sopra fu detto.
   Nelle guerre municipali del medioevo Albenga fu ghibellina. Nel 11G5 fu assalita con 31 galee dai Pisani
   che uccisero molti de' suoi abitanti e poscia le appiccarono il fuoco. Nel 1320 fu messa a sacco dall'avversa fazione dei Guelfi. Nel 1390 contribuì coi Genovesi alla liberazione di Famagosta. Dal 1436 al 1438 sostenne
   coll'aiuto dei Genovesi e difesa valorosamente da Tommaso Doria
   l'assedio postole da Nicolò Piccinino
   condottiere al servizio di Filippo Maria Visconti. Nel 1524 fu occupata e manomessa dai Francesi e soccorsa in seguito da Carlo V
   che entrò in Albenga
   ove fu accolto con le più onorevoli dimostrazioni di riverenza. Nel 1571 concorse coi Genovesi contro i Turchi alla famosa battaglia navale di Lepanto
   in cui Gregorio d'Aste
   albenganese
   comandava dieci galee della squadra di D. Giovanni d'Austria.