m
Parte Puma — Alta Italia
mezzo del fratello Magone
alleata dei Cartaginesi. I quali
avendovi trovato gl'Inganni intenti a soggiogar gli Epanterii
abitanti
a quei che pare
dell'alta valle del-l'Arroscia
li aiutarono nella fiducia di averli poi amici contro i Romani. Nè male si apposero che Alhium Intemelium serbò la fede data e fu loro di non poco aiulo nelle sconfìtte e nelle ritirate. Infatti Magone
rimasto ferito nella celebre battaglia contro Quintilio Varo pretore e Marco Cornelio proconsole
sì fece trasportare in Albenga come in luogo di sicurezza per esservi curato.
Codesta alleanza con Cartagine costò ad Albenga circa ottant'anni di guerra per terra e per mare. Per terra son da ricordare le battaglie contro Appio Claudio
L. Emilio Paolo e Gneo Fabrieio
nelle quali gl'Inganni apparvero feroci combattenti. Per mare le loro navi approdavano liberamente alle coste della Sardegna
della Corsica
della Gallia
dell'Africa
inseguendo i Romani e i loro alleati.
Convenendo quindi al Senato romano ridurre in soggezione i liguri Ingauni non più con la forza ma con le allettative dell'amicizia e della generosità
per consiglio del grande Fabrieio
costituì Albenga in municipio romano e le accordò il privilegio di reggersi come in addietro a repubblica
di conservare le proprie leggi
i riti religiosi e civili e concesse inoltre agli abitanti i diritti a tulti gli onori e a tutte le pubbliche cariche. Corrisposero gl'Ingauni a favori così segnalati della romana repubblica e combatterono valorosamente nelle sue guerre contro i Cimbri
gli Am-broni
i Germani
i Sarmati e i Galli ; per contenere questi ultimi una coorte di Ingauni fu collocata dal Senato a durevol presidio nel foro di Giulio
ora Frejus.
Nell'anno di Roma 719 Pompeo Magno riedificò ed abbellì di nuovi e splendidi edilizi il municipio d'Albenga
il quale contava più di 70
000 abitanti
Nella divisione dell'Italia la Liguria marittima e l'Ingaunia furono ascritte da Augusto alla nona legione e conservati ad Albenga i privilegi concessi dal Senato Il simigliante avvenne sotto i successivi imperatori sino a Costantino il Grande. Ma nell'invasione dei Barbari Albenga ebbe a soffrire moltissimo
dai Goti segnatamente
ai quali non si arrese senza ostinatissima resistenza. Inviperiti costoro
ne atterrarono le mura
le fortificazioni
gli edilìzi e tutti i monumenti della magnificenza romana
per guisa che altro non vi rimase che la torre o il castello ov'era murata la lapide in onore di Publio Vero suo protettore.
Accorse in suo aiuto il precitato conte Costanzo
cognato dell'imperatore Onorio e suo socio nell'impero
il quale cacciò i Goti
riedificò la città cingendola di mura con una rocca del suo nome
costruendo il suddetto ponte Lungo e il porlo di Vadino. Ma col decadere dell'impero i Goti tornarono e con essi una fiera pestilenza
sì che non fu difficile a Rotario
re dei Longobardi
occuparla in seguito e metterla crudelmente in fiamme per la resistenza incontrata nei superstiti.
Risorse bella e fiorente sotto Rodoaldo
figliuolo di Clotario
e quando i Francesi scesero in Italia chiamati dal papa e i Saraceni infestarono le coste liguri
Albenga rizzò tutte quelle sue alte e grosse torri
di cui poco sopra fu detto.
Nelle guerre municipali del medioevo Albenga fu ghibellina. Nel 11G5 fu assalita con 31 galee dai Pisani
che uccisero molti de' suoi abitanti e poscia le appiccarono il fuoco. Nel 1320 fu messa a sacco dall'avversa fazione dei Guelfi. Nel 1390 contribuì coi Genovesi alla liberazione di Famagosta. Dal 1436 al 1438 sostenne
coll'aiuto dei Genovesi e difesa valorosamente da Tommaso Doria
l'assedio postole da Nicolò Piccinino
condottiere al servizio di Filippo Maria Visconti. Nel 1524 fu occupata e manomessa dai Francesi e soccorsa in seguito da Carlo V
che entrò in Albenga
ove fu accolto con le più onorevoli dimostrazioni di riverenza. Nel 1571 concorse coi Genovesi contro i Turchi alla famosa battaglia navale di Lepanto
in cui Gregorio d'Aste
albenganese
comandava dieci galee della squadra di D. Giovanni d'Austria.