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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Genova e Porto Maurizio
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1892, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Genova
   7:>
   di Costantinopoli tenne dietro gradatamente quella di tutte le colonie genovesi nel mar Nero e nell'Arcipelago. Gaffa
   Scio
   Lesbo
   dopo più o meno sanguinosa resistenza
   caddero in potere dei Turchi.
   Innanzi alla barbarie degli invasori il commercio si arrestò e la via delle Indie si potò considerare ormai come chiusa da quella banda. Gli ingegni più arditi delle Nazioni occidentali si volsero quindi a cercar altro modo di pervenire a quei paesi che avevano sino allora dato il più ricco contingente al commercio europeo. E cercando questa via
   il genovese Cristoforo Colombo scoprì un nuovo mondo e il portoghese Vasco di Saffla vi pervenne
   girando attorno al globo; ed al paese da Dui scoperto rimase lungamente
   e dura tuttavia presso gl'Inglesi
   il nome d'India.
   Così mutate le sorti del commercio europeo
   mutarono pur quelle del commercio ligure. Le molte ricchezze accumulate dalle famiglie patrizie
   l'esercizio del commercio bancario e di svariate industrie
   la felice situazione nel Mediterraneo
   conservarono ancora a lungo a Genova una grande importanza commerciale. Ma l'epoca del suo maggiore splendore era finita
   ed a misura che i Portoghesi
   gli Spagnuoli
   i Francesi
   gli Olandesi e gl'Inglesi andavano crescendo di potenza commerciale
   diminuiva quella delle città marittime italiane. La decadenza commerciale e quella politica andavano di pari passo ed al principio di questo secolo il commercio genovese toccò probabilmente il più basso gradino cui sia disceso giammai. Rianimatasi col risorgere politico della Nazione
   Genova attende dall'energia
   attivila e probità dei suoi cittadini ch'essi facciano rivivere per la loro patria lo splendore commerciale onde rifulse nel medio evo.
   Uomini Illustri. — Madre e nudrice di svegliatissimi ingegni
   la superba Genova diede in ogni età sommi personaggi i cui nomi brillano sempre di vivo splendore nella istoria della Chiesa
   della guerra
   della navigazione
   del commercio
   delle scienze
   delle lettere
   delle arti
   ecc. Registrare questi nomi occuperebbe parecchie pagine dell'opera nostra. Il perchè ci starem paghi a ricordarne qui alcuni.
   Un solo di codesti grandi basterebbe alla gloria di Genova
   come di qual si voglia altra città
   vogliam dire Cristoforo Colombo (1)
   di cui è imminente la celebrazione del quarto centenario (1892)
   ed a cui
   assai più che al Macchiàvello
   si attaglia quella bella sentenza: Tanto nomini nullum par doghimi
   che leggesi in Santa Croce.
   Genova diede dunque parecchi papi alla Chiesa: Innocenzo IV (1243-1254)
   in condizione privata Sinibaldo Fieschi dei conti di Lavagna
   e suo nipote Adriano V (1276)
   al secolo Ottobuono Fieschi. Della nobilissima famiglia Cibo genovese fu Innocenzo Vili
   successore di Sisto IV
   che ritroveremo
   in un con Giulio li
   in Albissola
   che fa parte
   (1) Nato a Gogoleto (borgo di Genova) intorno al 1435; nel 1470 si stabili a Lisbona
   ed in cotesta città sposò la figliuola di un l'alestrello (italiano). Nel 1492 parti por la scoperta dell'America. Dopo 65 giorni di travagliosa navigazione (8 ottobre) scoperse la terra. Egli sbarcò dapprima a San Salvatore
   poi a Cuba e a San Domingo. Ritornato in Ispagna venne nominato viceré delle terre scoperte
   e nel 1493 fece un secondo viaggio; un terzo lo fece nel 1498. Malgrado la bontà del suo animo
   e le grandi scoperte fatte
   Colombo fu calunniato alla corte del re Ferdinando
   che gli tolse il comando e il titolo di viceré affidato a Bovadilla Francesco
   che lo inviò nel 1500
   carico di catene
   in Ispagna. Dopo aver sofferto per qualche giorno il carcere
   e per nove mesi privo del titolo e dalla carica
   egli partì il 9 maggio 1502 da Cadice
   por un quarto viaggio
   in cerca di un passaggio alle Indie
   presso l'istmo di Darien
   che credeva essere più breve di quello per il Capo di Buona Speranza. Ma
   privo d'aiuti
   fu spinto dalle correnti a nord-ovest. Nel dicembre rinunziò al tentativo e ritornò neirilispaniola; al 24 giugno 1503 gettò l'àncora alla Giamaica
   il 13 agosto a S. Domingo. Al 7 novembre 1504 giunse a San Lucar
   donde passò a Siviglia. Qui lo colse crudele malattia
   e dopo avere passato un anno nella povertà
   la morte venne a liberarlo dai patimenti a Valladolid il 20 maggio 150G.