Genova
7:>
della riviera di arrivare a Genova
e per mantenersi aperta la ritirata in caso del temuto disastro
faceva scaltre promesse ai valligiani di rinunziare a nome della regina al resto dei milioni di genovine
mentre dal canto suo il Governo della repubblica intimava a' suoi sudditi di non prender l'armi contro gli Austriaci.
Vi furono due giorni di tregua consumati in vani tentativi di conciliazione: il giorno 10 dicembre cominciò la mortale e definitiva battaglia fra i Genovesi e gli Austriaci. Si combatteva a San Tommaso e alle mura orientali: dall'un capo all'altro della città era una terribile mischia
alla quale
tranne i nobili che
temendo gli eccessi popolari
si erano chiusi nei loro palazzi
ogni ordine della cittadinanza prese vivissima parte. Dalle barricate
dalle batterie
dagli spalti
dalle alture di Pietraminuta e di Montegalletto era un continuo sfolgorare delle soldatesche austriache rifugiate nella commenda di Prè
la quale cadde presto in mano degli insorti. Sarebbe troppo lungo il narrare minutamente l'accanita e gloriosa lotta
l'ardore dei combattenti e l'eroismo dimostrato in questo supremo sforzo dei Genovesi per difendere il proprio onore e la propria libertà. Basti il dire che non era passato il giorno che gl'invasori avevano abbandonalo tutte le posizioni
fuggendo a precipizio lungo la Polcevera e non arrestandosi che al di là dei Giovi.
Scacciati gli Austriaci
Giovanni Carbone
valoroso giovane di ventidue anni
eletto dal quartiere generale
fu incaricato di riportare al Senato le chiavi della porta di San Tommaso
che egli consegnò al doge con queste memorabili parole: — Signori
queste sono le chiavi che loro con tanta franchezza hanno date ai nostri nemici ; procurino in avvenire di meglio custodirle
perchè noi col nostro sangue ricuperate le abbiamo. —
Così ebbe termine uno dei fatti più gloriosi dell'ardimento genovese e che basta per onorare la storia di una città non solo
ma di una nazione.
Nel 1797 i repubblicani francesi occuparono Genova e le diedero una costituzione democratica col nome di Repubblica Ligure. Girolamo Durazzo fu l'ultimo della lunga serie dei dogi.
Nel 1805 Genova fu incorporata da Napoleone I all'Impero francese
e il suo commercio ne ebbe molto a soffrire. Dopo la caduta di Napoleone gl'Inglesi
sotto lord Bentinck
assalirono nel 1814 i forti ; e il Congresso di Vienna diede Genova
col titolo di ducato
al re di Sardegna
sotto il cui governo ripigliò a poco a poco l'antica floridezza.
Dopo la disfatta di Novara
nel 1848
Genova
sobillata dai repubblicani
insorse in mal punto
accrescendo le comuni sventure; ma fu assediata vigorosamente dal Lamarmora e l'ordine venne ristabilito. Presentemente Genova è una delle gemme più preziose e più splendide della regal corona d'Italia.
La Nobiltà Genovese. — Dalla bell'opera di questo titolo in corso di stampa di L. A. Cervetto stralciamo i seguenti brevi cenni sulla nobiltà genovese
che tanto contribuì a render ricca
temuta e gloriosa quella repubblica'.
Che Genova avanti il 1000
come tutte le principali città d'Italia
fosse governata da un marchese è cosa ormai resa chiara dai documenti posti in luce dal Muratori nelle sue Antichità Estensi
dal chiarissimo De Simoni nel pregevole lavoro intorno alle Marche dell'Alta Italia e da altri egregi letterati del nostro tempo. Nè mancano accenni nella storia nostra dai quali rileviamo altresì le attribuzioni
i diritti che i marchesi avevano in Genova e nel Genovesato. Il capo stipite fu un Oberto marchese e conte del Sacro Palazzo sotto Ottone il Grande. Egli aveva vincoli di sangue con gli altri marchesi che signoreggiavano tutta la parte dell'Italia settentrionale
il territorio savonese e la Toscana
ecc. E fu precisamente da questo marchese Oberto che discesero i Pelavicini
i Malaspina
i Lupi e i Gavalcabò.