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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Cuneo
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1891, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Domodossola
   ISO
   Congregazione di carila, opera pia Uccelli, Asilo infantile, Educandato femminile. Cereali, vili, frutta, pascoli, boscaglie, con molta produzione di legna e carbone. Bovini e capre; cacio e burro abbondanti; ricca pesca nel lago.
   Manifatture di merletti, coperte ed altri lavori di lana, con speciale smercio nel Canton Ticino. Segherie idrauliche a più lame. Cartiera, filatura e torcitura della seta con macchine inglesi; conceria, fabbrica di spazzole, ecc. Acqua Carolina, cosi chiamata perchè, secondo la leggenda, fu benedetta da S. Carlo. È senza colore e senza odore e gradevolissima al palato. Si usa nelle lente affezioni del canale gastro-enterico e delle vie urinarie. L'acqua detta delle Monache è limpida e di sapore ferruginoso. Giova nelle affezioni epatiche, in quelle del cuore, nella scrofola, ecc.
   Cenni storici. — Credesi da qualche storico edificato dai Romani, con altre terre del lago Maggiore, quando quel popolo dominava su tutta la Galliti Cisalpina. Ebbe propri conti, dai quali, verso il 1000, fu dato in feudo ad un abate di Breme. Dal dominio di Berengario li e Adalberto suo figlio, passò a quello degli imperatori e sino al 1025 fu governato da podestà e da vicari imperiali. Quindi si ribellò, passando a reggersi per poco con propri statuti, poiché fu di nuovo assoggettato all'impero, però con concessione di speciali privilegi. Nelle lotte fra Guelfi e Ghibellini i Cannobini furono sempre propensi per la parte imperiale. Nel 1312 si assoggettò al dominio dei Visconti, signori di Milano; quindi passò ai Borromeo ed agli Sforza alternativamente, finché Maria Teresa d'Austria, col trattato d'Aquisgrana nel 1748,
   10 cedette ai Sabaudi.
   Uomini illustri. — Nacquero in Cannobio vari personaggi cospicui nelle lettere, nelle scienze e nella beneficenza, fra i quali vogliam ne basti citare il dotto legista e letterato G. F. del Sasso Carmine, che lasciò manoscritta una Storia del Borgo e delle famiglie illustri di Cannohio; il senatore Giovanola, a cui fu eretto un monumento in marmo che lo rappresenla in piedi, collocato nel palazzo Pretorio; e quel Giovanni Branca che nel 1G27 fece in Milano la prima esperienza pubblica della forza motrice del vapore applicandola ad un mulino di sua invenzione. L'inerzia del Governo spagnuolo allora dominante lasciò perdere all'Italia questa grande scoperta di cui rimase più tardi la gloria e l'utile all'inglese Watt.
   Coli, elett. Novara 1 — Dioc. Novara — P2 T. e Scalo di navigazione sul Verliano.
   Cannerò (9SS ab.). — Sopra un promontorio della sponda ovest del Verbano, dirimpetto a Luino, ove più ampio è il lago, in clima dolcissimo. Ha bei fabbricali che scendono dall'alto sino alla spiaggia in mezzo agli ulivi, alle vigne, agli aranci, cedri, orti, giardini, per guisa che, veduto dal lago, presenta un aspetto dilettoso. La parrocchiale di S. Giorgio, che vuoisi eretta eia S. Giulio, ebbe, il 14 settembre 1819, il coro, la sagrestia e il campanile atterrati da un'inondazione straordinaria di un vicino torrente. Presso al lago è una piazza con antico palazzo a portici ove i pescatori danno sesto alle loro reti. È celebre in Cannerò la villa Massimo d'Azeglio (ora Ricci), ove quel sommo nella pittura, nella politica e nella letteratura soleva spesso ritirarsi a dipingere paesaggi deliziosi e a dettare scritti immortali, ultimi i preziosissimi Min Ricordi. Più in allo, a Ponte, villa Minoletti e villa Tedeschi. Vini, frutta, cereali, agrumi, ulivi, legumi, pascoli, cartiera, tessitoria in cotone e una fabbrica di spazzole. Da Cannerò si sale ad Oggiogno per una via abbellita dalle ville Tarella, Tarchetti, Cantoni, Bottacchi, ecc.
   Cenni, storici. — Appartenne alla signoria di Cannobio. Nelle due isolotto, dette i Castelli di Cannerò, che sorgono a circa 250 metri dalla sponda di Cannerò, esistevano, nel secolo XV, due castelli, che sostennero lunghi assedi e si resero tristamente famosi. I cinque fratelli Mazzardiui di Cannobio innalzarono quei castelli e
   11 tennero per undici anni, con altri malandrini, commettendo ogni sorta di eccessi,