Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincia di Cuneo', Gustavo Strafforello

   

Pagina (381/516)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (381/516)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Cuneo
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1891, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   I (S()
   l'arte Prima — Alta Italia
   compensano ad usura questo provvisorio difetto. E a tre navate amplissime a vòlta, sostenute da pilastri cui fiancheggiano colonne staccate con capitelli d'ordine corinzio ; dette colonne coronano pure le quattro cappelle laterali. I tre catini della grande navata di mezzo furono maestrevolmente dipinti a fresco dal vigezzino Lorenzo Peretti.
   Oltre la via Briona e piazza Garibaldi, schiudesi ampio e maestoso il corso Sem-pione, con eleganti casine dai leggeri terrazzini sporgenti, case comuni del resto a tutta la nuova Domodossola, che dal 1801 andò sorgendo in giro alle antiche mura, ora demolite in gran parte, formando l'intiera via Galletti, via Matarella, piazza Castello, via dell'Ospedale, via Cavour, compresa la piazza Garibaldi, nonché la nuovissima via d'accesso e le laterali alla stazione della ferrata che da Novara arriva già a Domodossola e aspetta il suo prolungamento a traverso il gran tunnel del Senipione che si sta disegnando. Un bell'avvenire sta innanzi a Domodossola se avvenga mai che si compia questo nuovo grandioso traforo delle Alpi.
   La beneficenza è esercitata dall'ospedale di San Biagio con un reddito di L. 15,000 dai lasciti Faeini, Zanoia, Sertorio, dalla grande fondazione Galletti col reddito di 40,000 lire, dall'Asilo infantile, fondato nel 1853, ecc.; e l'istruzione è impartita, oltre che dal predetto liceo-ginnasio-convitto Rosmim-Mellerio, da una Scuola tecnica pareggiata. Biblioteca comunale. Osservatorio meteorologico, Museo di storia naturale e Museo di antichità, ambidue di spettanza della fondazione Galletti; Comizio agrario, Circolo ossolano, Club alpino. Quattro società : Operaia di mutuo soccorso, dei Veterani, dei Reduci, del Tiro a segno. Fabbriche di birra, di carrozze, di candele; filanda di seta, conceria, tipografia, librai, banche, ecc
   Il bilancio del comune di Domodossola per l'anno 1889 era il seguente :
   Attivo Passivo
   Entrate ordinarie.......li. 72,822 Spese obbligatorie ordinarie . . . L. 56,350
   Id. straordinarie.....» 5,254- Id. straordinarie . . » 10.442
   Partite di giro e contabilità speciali » 52,595 Differenza passiva dei residui . . » 9
   Partite di giro e contabilità speciali » 52,595
   Spese facoltative........» 11,275
   Totale L. 130,671 Totale L. 130,1571
   Cenni storici. — Domodossola è città antichissima, già capitale dei Leponzii, popolo alpino che abitava le valli meridionali delle Alpi sopra i due grandi laghi Lario e Verbano. Afferma chiaramente Strabone che i Leponzii erano una tribù Retica (ìv, p. 206), soggiungendo che, a somiglianza di altre minori tribù alpine, essi eransi addentrati in Italia, ma furono a grado a grado rincacciati nelle montagne (Ibìd., p. 204). Vi ha qualche difficoltà nel determinare la giacitura e i limiti del loro territorio. Al dire di Tolomeo la loro capitale era Oscela od Oscella, che prese, in processo di tempo, i! nome di IJomus-Oscelaé (Domodossola) dalla sua chiesa principale chiamata Domus {Domo). L'Ossola fu invasa più volte da varie orde barbariche, come narra il De Vit nelle sue J[emorie antiche dell'Ossola. Augusto la sottomise formandone la provincia dello Alpi Attreziane, dette volgarmente Leponzie, e, com'era stata dei Leponzii, Domodossola fu anche la capitale di detta provincia e sede del procuratore d'Augusto. Crede ancora il De Vit che l'Ossola fosse in seguito occupata dai Longobardi, ai quali attribuisce l'erezione del predetto castello di Matarella, smantellato due volte dagli Svizzeri e distrutto, nel 1512, dai Francesi. Carlomagno eresse quindi Domodossola in contea a fnvore dei vescovi di Novara, i quali permisero agli abitanti di munirla di valide mura per poter resistere alle incursioni delle limitrofe popolazioni elvetiche. Tuttavia sul principio del secolo XIV il vescovo Uguccione non seguì l'esempio de' suoi predecessori e vietò