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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Cuneo
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1891, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Prima — Alta Italia
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   un po' appartata dall'abitato, l'antica chiesa di San Teonesto che fu parrocchia fino al 1507. Le è annesso un convento che dal 1582 fu dei Minori francescani ed anche sede d'un collegio fondato dalla casa Fieschi, ora da pochi anni soppresso. Nella chiesa si ammira un tempietto od edicola piramidale, alto 7 metri, meraviglioso lavoro d'intaglio, tutto dorato, a cui però mancano alcune figurine simili alle molte che lo adornano.
   Ripigliando a proseguire per la via Maestra si giunge alla magnifica chiesa parrocchiale, eretta nei primi anni del secolo XVI e poscia ristaurata nel 1834. È un vasto tempio di stile gotico, a tre navate e ni forma di croce latina. Nella navata a sinistra di chi entra v'è un altare con nicchia, nella quale è deposto un simulacro della Vergine, simile a quello del Santuario d'Oropa, cioè di legno nero e del pari attribuito a S. Luca; porta scolpiti quattro X che s'interpretano per l'anno 40 dopo G. C. A sinistra dell'aitar maggiore, sopra la credenza, è collocato un quadro di Raffaele Giovenone di Vercelli (1484): rappresenta la Beata Vergine del Rosario e porta effigiati tre personaggi della famiglia Ferrerò, a destra il generale Sebastiano, a sinistra i suoi due figli, Antonio e Gianantonio. I)i fianco a questo quadro ve n'ha un altro della scuola del Lanino (la Coena Domini), e di fronte altro della scuola del Gaudenzio Ferrari. La chiesa è sede d'una collegiata di canonici sotto il titolo dell'Annunziata, istituita nel 1485.
   Poco distante verso nord sorge una villa della mensa arcivescovile di Vercelli: per la sua magnifica situazione è detta il Belvedere. Al fine del paese vedesi a destra un vasto edifizio: è l'ex-castello dei Lainarrnora, principi di Masserano, costruito nel 1G34 e da questi ceduto nel 18G7 al Comune, che lo destinò a sede degli uffici municipali. Ne venne però esportato tutto il mobilio antico, nonché gli oggetti preziosi, i coni! delle monete, ecc. Ciononostante merita una visita per i bellissimi dipinti a fresco che vi si conservano. Un vastissimo salone a soffitto decorato venne diviso in tante sale. In una di queste sonvi dei quadri antichi, fra cui alcuni ritratti di prelati della famiglia Lamannora. Una sala portante una bella fascia con fregio istoriato venne testé deturpata da tramezzi in muratura distruggendo pure un bel camino marmoreo. Le sale occupate dai principali uffici hanno la vòlta egregiamente dipinta a soggetti mitologici e allegorici; stupenda sopratutte è quella dipinta dal celebre Morazzone (Pier Francesco Mazzucchelli, milanese). Nello scalone sono collocate due lapidi: una al musico Mercandetti, l'altra in ricordo dei Masseranesi caduti nelle patrie battaglie. Dietro il castello esiste tuttora qualche vestigio della antica rocca, che dopo varie vicende venne atterrata nel 1G5G per ordine ducale. L'archivio comunale è ordinalissimo e ricco di documenti.
   Masserano vanta parecchie utili istituzioni : un Ospedale fondato nel 1819, con 12 letti e camere per pensionanti; una Banca mutua popolare, istituita nel 1882 da Quintino Sella; una Società filarmonica e filodrammatica con apposito teatrino. Sorgente d'acqua minerale contenente sali di ferro e nitro detta Fontana Malgone, valevole contro le ostruzioni dei visceri addominali. Belle passeggiate che diramansi dall'abitato verso la pianura e le colline amenissirne. Concerie e fabbriche d'oggetti in ferro.
   Cenni storici. — l'ra le terre del biellese contò sempre per una delle più cospicue e popolose. Nel diploma di Carlo il Grosso dell'882 è già nominata come appartenente alla chiesa di Vercelli. Bonifacio IX con bolla del 1394 ne fece un feudo in un con Grevacuore a favore della famiglia Fieschi di Lavagna. Nel 1347 papa Paolo III lo eresse in marchesato a favore di Filiberto Ferrerò dei marchesi Lamar-rnora. Un suo discendente, Filiberto anch'esso, ottenne da Clemente VIII di convertire il marchesato in principato e codesto titolo durò sino al 1771 in cui Masserano passò a Casa Savoia.