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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Cuneo
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1891, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   \ \ 0 Parte I'rima — Alta Italia
   prospiciente la pianura, ove si presenta tuttavia come una massa imponente. Entrando per la porta principale si percorre un atrio che di fronte mette ad un gran cortile ed ai lati si dirama in due gallerie. Quella di destra dà accesso alla sacrestia ed alla chiesa, quella di sinistra mette alle scale per cui si va ai piani superiori e dà accesso alle varie sale della Trattoria e del Caffè, che sono aperti tutto l'anno con servizio pulito, confortevole ed a prezzi moderati. Quivi son pure alcuni negozi di chincaglierie e di oggetti religiosi, oltre l'alloggio del rettore e dei collegiali.
   Ai piani superiori vi sono 56 camere delle quali 37 ad un sol letto e 19 a due letti, più 4 camerom con 30 letti ciascuno. Al massimo vi si possono ospitare un 200 persone. Al primo piano trovansi pure gli appartamenti reali, la sala della Biblioteca e la cappella degli esercizi. La galleria del piano terreno e quella del primo piano mettono ciascuna ad un'ampia loggia, gradito ritrovo dei villeggianti nelle tepide sere. All'ultimo piano invece della loggia è un terrazzo, da cui lo sguardo spazia e discorre sopra uno svariato ed estesissimo orizzonte (1).
   L'Ospizio per due lati e la chiesa per un terzo chiudono un ampio cortile ornato di una fontana in pietra. Attraversatolo si giungo sul sagrato della chiesa la cui rustica facciata, rivolta a sud-est, è incompiuta e quasi del tutto priva di decorazione architettonica.
   L'interno è a croce greca e d'ordine corinzio. Se appena varcata la soglia si alzano gli occhi al cupolone ottagonale, alto 38 metri sopra il livello del pavimento, si ammirerà in tutto il suo effetto prospettico uri bel cupolino dipintovi dal Fabrizio Galliari. Gli altari a sinistra ed a destra hanno ciascuno una gran pala dipinta da Mauro Piccinardi da Bergamo (1785),
   La cappella Lauretana, in cui si venera il simulacro della Madonna, sta a destra dell'aitar maggiore; è semplicissima per architettura ed adorna in giro di numerosi quadretti e di ex-voti d'oro e d'argento,
   L'aitar maggiore è di marmo a vari colori ed ha un elegante tempietto per il SS. Sacramento ; più che mediocri sono però i bassorilievi in marmo della mensa e dei fianchi. A sinistra dell'aitar maggiore' sopra la porta che mette alla sacrestia ed al corridoio, vi è una Deposizione dalia Croce, dipinto alquanto antico e che non sembra privo di pregi. Di fianco alla stessa porta venne collocata una lapide ricordante il sacerdote Carlo Giuseppe Gastaldi di Netro, morto d'una caduta dalle mura quasi ultimate della chiesa. Nella sacrestia trovasi una tavola d'ignoto ma valente pennello, rappresentante la SS. Sindone e nove bellissime teste di santi e sante col Redentore. Da questo tempio risponde un'eco, che ripete chiaramente lutto un verso decasillabo.
   Arnenissimi sono i dintorni dell'Ospizio, così da avere pochi rivali nelle nostre Prealpi. Mitissimo e costante vi è il clima, lussureggiante la vegetazione, abbondanti, limpide è fresche le acque scorrenti a ruscelletti pei facili declivi.
   L'origine di questo monumento religioso, idealo dal parroco di ©raglia, Niccolò Velotti, risale al principio del secolo XVII. Rimase interrotto il lavoro per molti anni e non ripigliato che nel 1659 su disegno dell'Arduzzi, e, dopo molti anni, dal Vittone. Del Santuario e dell'Ospizio di Graglia scrissero il Muratori e il teologo Marocco.
   (1) Presentemente l'Ospizio dipende da un'amministrazione laica clic vi mantiene un sacerdote Rettore. Questi, coadiuvato da alcuni altri sacerdoti, officia la chiesa e sovrintende al buon andamento del Santuario, a cui vennero aggregate due scuole, l'ima pei inascili, l'altra per le femmine, ed un Osservatorio meteorologico in corrispondenza colla rete alpmo-apenuiiiiea diretta dal padre Francesco Denza,