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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Cuneo
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1891, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte I'rima — Alta Italia
   Fig. 25. — Palazzo Municipale col Battistero in Biella (da fotografìa di V. IlESSOj.
   Il Duomo, di cui diamo la veduta (fig. 2G), è l'antica chiesa di Santa Maria Maggiore che s'incominciò a costruire nel 1402, ed, alla fondazione della diocesi di Biella nel 1772, fu destinata a cattedrale in surrogazione dell'antica troppo angusta che fu poi demolita verso il 1875. Da essa prese anche il titolo di Santo Stefano aggiunto a quello di Santa Maria.
   La facciata del 1825 fu uniformata all'interno di stile gotico; le pareti e i vólti delle tre navate vanno ornati di dipinti del Vacca, del Fea, del Gonin di Torino. Un grande affresco sul fondo del coro, rappresentante il martirio di S. Stefano, vuoisi del Galliari di Andorno, e del Lanino due quadri.
   Il campanile è sempre l'antico del Duomo demolito, e dallo stile come dal genere di costruzione sembra opera del secolo X. La fontana monumentale in mezzo alla piazza, rappresentante Mose del Bettinelli, in atto di far scaturire con la verga l'acqua dalla roccia, fu inaugurata nell'autunno del 1885.
   Di rimpetto alla piazza sorge maestoso il palazzo del Seminario Sono due giganteschi corpi di fabbricati, uniti da una cappella; in uno, detto Seminario dei Itmiori, fuvvi già, specialmente ai tempi di monsignor Losanna, un fiorentissiino collegio-convitto con scuole elementari, ginnasiali e liceali; nell'altro, detto il Seminario Maggiore, stanno tuttora raccolti giovani chierici che si preparano al sacerdozio. Il Seminario dei Iuniori, dopo la morte del vescovo Losanna, cadde in decadenza, ed attualmente è chiuso.
   Più pregievole del Duomo per bellezza architettonica e ricchezza di dipinti è la chiesa di San Sebastiano incominciata nel 1504 per ordine di Sebastiano Ferrerò della famiglia La marni ora e restaurata nel 186G-G7 per cura del marchese E. Ferrerò