Circondario di liiella
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Cartiere. — Vi sono due fabbriche di carta, una a Biella della ditta B. Amosso, e quella notissima in Serravalle della Cartiera Italiana, di cui diremo a suo luogo. — Vi è poi una fabbrica di cartone a Crevacuore. di cui puro si parlerà in seguito.
Fabbriche di cappelli di feltro. — Un tempo floridissime in Andorno e in Biella, ora sono alquanto in regresso, e ciò perchè generalmente non vennero adottali i perfezionamenti meccanici altrove messi in opera in tale lavorazione.
Tessitura di lino. — Sono rinomate le fabbriche di tele e tovaglie di Occhieppo e Mongrando. È pregiatissima in commercio specialmente la tela per usi domestici tessuta in Mongrando.
Fabbriche di mobilio. — Sono numerose in Andorno. Son rinomate le seggiole di uso comune fabbricate a Gossila, di cui si fece l'esportazione anche nell'America del Sud.
Fabbriche di stoviglie. — Se ne contano una ventina in Ronco. La mancanza dei capitali però, e l'ignoranza delle ragioni chimiche che preparano le buone vernici, lasciano cadere poco a poco questa industria.
Bilancio. — 11 bilancio preventivo dei 95 Comuni che costituiscono il circondario di Biella presentava, nel 1SS9, i risultati seguenti;
Attivo Passivo
Entrale ordinarie......L. 1,101,770 Spese obbligatorie ordinarie . . L. 859,207
Id. straordinarie.....» 610,<>'.15 Id. straordinarie . » 783,0.15
Differenza attiva dei residui . . » 63,645 Differenza passiva dei residui . . » 46,515
Partite di giro e contabilità speciali » 227,725 Partite di giro e contabilità speciali » 227,725
Spese facollative......» 120,263
Totale L. 2,036,835 Totale L. 2,036,835
Cenni storici. — Sono incerte le origini dei primi abitatori del biellese, quando selve fittissime ne vestivano le parti alpestri e le piane erano paludose; risalendo però alle tradizioni più antiche, si può congetturare che vi avessero le loro dimore i Libii o Libici, liguri come i Taurisci, e che, verso l'anno di Roma 153, fossero soggiogati dai Galli Salii o Sallervii e dagli Orobìi d'origine celta, i quali, per adoperare come già facevano i metalli, furono, come i Salassi in vai d'Aosta, i primi a coltivare le miniere del biellese.
I Romani, com'è noto, conquistarono e sottomisero dopo varie vicende i popoli alpini. Appiè delle Alpi e nel territorio di Vercelli stanziava un popolo (gli letimuli o Viclimuli) ricordato da Strabonc (v. p. 218), il quale parla di un villaggio degli letimuli, ov'erano miniere aurifere cli'ei par collochi in vicinanza di Vercelli; ma il passo è cosi confuso che ci lascia in dubbio. Plinio per altro, che annovera lo miniere d'oro dei Vidimali fra le più produttive d'Italia, li colloca distintamente in agro Vercellensi. Noi apprendiamo da lui che codeste miniere erano coltivate in sì vaste proporzioni che i Censori romani promulgarono una legge, la quale vietava d'impiegare in esse più di 5000 lavoranti (Plin., xxxm, 4, s. 21). La loro sede non è indicata precisamente dai due suddetti autori, ma il Geografo di Ravenna fa menzione della civitas, quae dicitur Vidimala come situata presso Eporedia (Ivrea) non lungi dal piede delle Alpi „ (Gcogr. Rav., iv, 30); e uno scrittore moderno ha rintraccialo l'esistenza del Caslellum Vidimala durante l'evo medio ed ha mostralo