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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Cuneo
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1891, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario dì Novara
   Ti
   23 marzo 1819. — Di quest'ultima disastrosa battaglia di Novara viva è ancora la memorili, nonostante le vittorie posteriori, come varie e numerose ne sono le descrizioni; noi ce ne sbrigheremo perciò in breve, rinviando i lettori alle fonti La battaglia fu appiccata presso Novara e quasi nel suo suburbio. Stretto dal partito democratico in Parlamento e nel paese, Carlo Alberto denunzio l'armistizio conchiuso con gli Austriaci l'anno precedente dopo l'infausta campagna sull'Adige e sui Mincio, e il 21 marzo passò il Ticino. L'esercito piemontese componevasi di 7 divisioni : Durando, Bès, Perrone. duca di Genova. Panierino, Lamarmora e duca di Savoia (Vittorio Emanuele) con ia riserva, un totale di 80,000 combattenti, con 150 cannoni. Aveva il comando in capo, non avendo Carlo Alberto voluto assumerlo, il generale polacco Chrzanowsky, preceduto da fama di abile strategico e raccomandato dalla Francia.
   L'esercito tedesco, bene equipaggiato e sotto il comando supremo del feldmaresciallo Radetzki, annoverava i quattro corpi d'armata Wallmoden, D'Aspre, Appcl, Thurn, col corpo di riserva Wocher, un 00,000 uomini in tutto, con oltre 200 cannoni. Dopo un aspro combattimento a Mortara il 21, in cui ì Piemontesi ebbero la peggio, gli Austriaci avanzaronsi sopra Novara, ove i due eserciti vennero alle prese il 23. Il campo di battaglia era un po' a sud della città, nella pianura che separa l'Agogna e il Terdoppio. Il vivo dell'azione avvenne fra Olengo e la chiesa della Bicocca, sulla strada di Mortara, La battaglia durò dalle 11 del mattino a sera. Gli Austriaci impadronironsi quattro volte della Bicocca e quattro volte la perderono, ma rimasero da ultimo vincitori. Grande e indescrivibile fu la confusione e lo scompiglio dell'esercito sgominato che rientrò in Novara col suo re Carlo Alberto, il quale abdicò, com'è noto, dopo aver combattuto da prode insieme a'suoi figli e ai soldati.
   Gli errori strategici dello Chrzanowsky e la disobbedienza del Ilamorino furono le cause principali della disfatta di Novara.
   Cameri (519 ab.). — Fra il Ticino e il Terdoppio, presso la strada del Sempione che va da Novara ad Arona. Dista 7 chilometri da Novara. Parrocchiale di San Michele, due belle piazze, piccolo Ospedale, Congregazione di carità e diverse Opere pie elemosiniere. Lino, riso, segala, grano turco, legna da ardere. Si alleva molto bestiame che viene spedito ai mercati di Novara, Vercelli, Milano, Torino. Fabbriche di tele, d'olio di seme e molini.
   Cenni storici. — Trovasi ricordato in antiche carte del secolo IX col nome di Camerium, e nel 1358 fu incendiato per ordine di Galeazzo Visconti signore di Milano a fine di sloggiarne le masnade inglesi assoldate dal marchese di Monferrato. Fu infeudato a Michelino Pescatore, riscattato nel 1400, ceduto ad Ottavio Farnese, vescovo e duca e marchese di Novara, e di bel nuovo redento dai consoli nel 1549.
   Coli, elett. Novara I — Dioc. Novara — P3 ivi, T. a Galliate.
   Casaline (3541 ab.). — In pianura, nel basso novarese, bagnato dal rivo Gognola e a 12 chilometri da Novara, con due parrocchiali, la principale dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo e l'altra sussidiaria, molto antica, oltre la chiesa recente di Santa Rosa, edificata dall'illustre famiglia Leonardi, con un dipinto riputato del Saletta. Nella frazione di Cameriano ruderi dell'antica rocca. Riso, frumento, meliga, segala. Fabbrica d'olio di ravizzone, molini.
   Cenni storici. — Nella chiesa di Casaline furono fermati i patti di alleanza fra Novara e Vercelli il 25 maggio 1194. Come Cameri fu incendiato per ordine di Galeazzo Visconti, e nel 1404 lo acquistò sopra i Vercellesi il marchese Teodoro II di Monferrato. Fu feudo dei conti Leonardi novaresi.
   Coli, elett. Novara I — Dioc. Novara — P2 ivi, T. a Borgo Vercelli.